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Detto tra blog

Amministratori senza umiltà che sembrano vivere in un’altra galassia

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di VINCENZO RUSSO

C’è un paese –il nostro– che ad ogni gocciolio di pioggia si allaga, che ad ogni soffio di vento crolla, che ad ogni angolo o piazza è sporco, che nelle periferie è trasformato in discarica. Puoi infrangere le regole ogni giorno con la certezza di non essere mai sanzionato. Biancavilla è un paese arretrato e pessimamente amministrato.

Gli annunci di presunti progetti turistici o gli autoelogi su campetti di tennis “olimpionici” da parte di un sindaco che vive fuori dai confini della nostra galassia, assumono, di fronte alla tristissima realtà paesana, i connotati del ridicolo. Viene da ridere e pure da piangere: reazione tipica di chi assiste ad una commedia amara, che poi altro non è che l’esperienza politica e amministrativa degli ultimi anni.

Soltanto un’amministrazione allo sbaraglio può vivere questa fase storica con una simile disinvoltura e una (apparente) tranquillità, tipiche di coloro i quali non si rendono conto del ruolo che hanno. Insomma, inadeguati al compito per cui si sono proposti agli elettori, che li hanno votati. Ma poi per quali meriti e quali competenze? Mistero della fede.

L’atteggiamento più consono al delicato momento, per un amministratore, dovrebbe essere quello dell’umiltà: volare basso e lavorare sodo. Invece, a seguire i noiosi monologhi celebrativi di Glorioso in tv (nello stile dei sindaci anni ’80) o certe sfuriate dello stesso primo cittadino o di suoi “inconsapevoli” assessori su Facebook, la divertente compagine che detiene le sorti di questo sgarrupato paese si mostra arrogante, presuntuosa e pronta a scoppiare come popcorn ad ogni fiato critico o alito dissenziente.

Di fronte a normali cittadini che criticano, questi signori, anziché prendere atto delle osservazioni poste, la “prendono di sopra” (come dicono a Londra). Vedasi i parchi gioco sporchi, la potatura degli alberi effettuata senza rimuovere per settimane i rami lasciati a terra, la vergogna della lapide rotta di Falcone e Borsellino (se ne sono accorti dopo un anno e mezzo e pretendevano pure l’applauso quando l’hanno sostituita: ci vuole coraggio!).

La filosofia dei commercianti, secondo cui “il cliente ha sempre ragione”, dovrebbe essere interiorizzata da sindaco, assessori e consiglieri nella versione “i cittadini hanno sempre ragione”.

In queste ultime settimane, invece, se andate a vedere commenti e profili Facebook di Glorioso o di qualche suo sodale non sono altro che rigurgiti infastiditi di chi osa criticare e banalissima pubblicità slegata dalla disastrata realtà biancavillese. Appunto, sono persone che vivono in un altro mondo.

Signor sindaco, anziché inseguire ossessivamente profili anonimi (che per quello che ho letto io, dicono peraltro la verità), sgranchisca le sue gambe, passeggiando di tanto in tanto in piazza e nei quartieri. Forse solo così si renderà conto del disastro in cui si trova Biancavilla. Appunti ogni problema e ogni critica e poi si chiuda nuovamente al palazzo comunale per cercarli di risolvere.

Non pretendiamo la bacchetta magica, soprattutto noi che abbiamo ormai i capelli ingrigiti e nipotini a cui badare. Ma faccia la persona umile e meno lo spaccone: vedrà che nessuno, con un atteggiamento composto, si scaglierà contro di lei. Trasmetta questo consiglio pure ai suoi assessori e consiglieri: umiltà, umiltà, umiltà. Dopo di che, si prenda tutta la libertà di sognare un posticino all’Ars da 20mila euro al mese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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2 Comments

2 Comments

  1. vincenzo

    4 Settembre 2015 at 18:56

    complimenti all’autore, davvero un bell’articolo, realistico…purtroppo!

  2. Alfredo

    19 Agosto 2015 at 18:40

    Condivido questo articolo: è esattamente quello che penso io. Complimenti all’autore.

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Detto tra blog

L’aggressione in ospedale e i commenti “violenti” sui social contro i medici

Frustrazione, rabbia, intolleranza: fenomeni in aumento che analizziamo con l’aiuto dello psicologo

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© Foto Biancavilla Oggi

L’aggressione subita dal personale dell’ospedale di Biancavilla (con conseguente arresto dei carabinieri della donna che se ne è resa responsabile) ha innescato sui social pure un affollamento di commenti “violenti”. Quasi tutti rivolti a medici, infermieri e operatori sanitari. Data la maggiore frequenza degli episodi, gli ospedali vengono visti come luoghi “a rischio” per chi vi lavora. Un fenomeno che crea non solo un problema di sicurezza pubblica, ma riflette una complessa interazione di fattori psicologici e sociali che meritano un’analisi.

La violenza contro gli operatori sanitari è alimentata da una combinazione di fattori. Tra questi, la percezione del sistema sanitario come “sistema inefficiente”. I biancavillesi lamentano tempi di attesa lunghi e risorse insufficienti. Ciò genera frustrazione sia nei pazienti che nei loro familiari. L’insoddisfazione può sfociare in episodi di aggressività, soprattutto in situazioni di emergenza. La nostra società sembra essere sempre meno tollerante, di fronte ad aspettative irrealistiche sulla rapidità e l’efficienza dei servizi. Intolleranza che può sfociare in comportamenti violenti, quando il servizio sanitario non soddisfa tali aspettative. Poi, la crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni, inclusa la sanità, rende il personale medico un facile bersaglio per sfogare rabbia e frustrazione.

I social, con la loro tendenza a polarizzare le opinioni e amplificare le emozioni, contribuiscono a creare un clima di tensione. Ho letto su Facebook, dopo l’articolo di Biancavilla Oggi, frasi di violenza verbale, erroneamente intesa come una “risposta giustificata” all’atto di aggressione, dando per scontato che tale atto sia stato generato da “malasanità”.

Al di là dell’episodio specifico di Biancavilla, chi commette atti di violenza contro il personale sanitario spesso manifesta caratteristiche psicologiche e comportamentali che possono essere ricondotte a patologie o disagi profondi. Molti aggressori hanno difficoltà a gestire emozioni intense: rabbia, frustrazione o paura. Queste persone possono esplodere in reazioni violente di fronte a situazioni percepite come minacciose o ingiuste. Dal punto di vista psicologico, i soggetti con tratti antisociali mostrano mancanza di empatia, impulsività e tendenza alla violazione delle regole sociali. In situazioni di stress, come quelle vissute in un pronto soccorso, queste caratteristiche possono favorire purtroppo dei comportamenti aggressivi.

Alcuni aggressori interpretano erroneamente le azioni del personale sanitario come ostili o malevole, alimentando sentimenti di sfiducia e reazioni “irregolari”.

Di fondo, c’è una bassa tolleranza alla frustrazione, infatti la mancanza di strumenti cognitivi ed emotivi per tollerare la frustrazione è una delle principali cause dell’aggressività. Un quadro particolarmente evidente in contesti sanitari, dove i tempi di attesa o i risultati insoddisfacenti possono essere percepiti come intollerabili.

C’è un altro punto importante da sottolineare. Tutte le aggressioni non si limitano a causare danni fisici al personale sanitario. Le conseguenze psicologiche possono essere profonde e durature. Molti operatori sanitari possono, infatti, sviluppare una “Sindrome da Burnout”. Il ripetersi di episodi di violenza contribuisce all’esaurimento emotivo, riducendo la capacità di affrontare lo stress e di empatizzare con i pazienti. Gli atti di violenza più gravi possono lasciare cicatrici profonde, con sintomi come flashback, ansia e ipervigilanza. Inoltre, lavorare in un ambiente ritenuto “pericoloso” può portare alla riduzione dell’entusiasmo e della passione per la professione.

È necessario, dunque, un approccio multidimensionale, che coinvolga istituzioni, società e individui. Bisogna attuare una “educazione pubblica” per ridurre la stigmatizzazione del personale sanitario e a promuovere una cultura del rispetto. Offrire assistenza psicologica agli operatori sanitari che subiscono aggressioni è fondamentale per prevenire il “Burnout”.

I fatti avvenuti all’ospedale di Biancavilla e le successive reazioni sui social contro il personale sanitario sono un fenomeno complesso, radicato in problemi psicologici individuali e dinamiche sociali disfunzionali. Affrontarli richiede un impegno collettivo per trasformare le strutture sanitarie in luoghi più sicuri, garantire il benessere degli operatori e promuovere una cultura di rispetto reciproco. Solo attraverso un approccio integrato si potrà ridurre questa drammatica tendenza.

*Il dott. Alessio Leotta è uno psicologo, psicoterapeuta e ipnotista della scuola di Milton Erickson. Svolge la libera professione a Biancavilla e ad Adrano.

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