Cronaca
Finisce in carcere figlio violento: «Ti sparo, ti taglio la gola, ti squarto»
Giovane 26enne manesco con i familiari: aveva tirato i capelli e sbattuto la testa alla madre

L’accorata richiesta d’aiuto di una ragazzina di dieci anni ha consentito ai carabinieri del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Paternò di arrestare un 26enne di Biancavilla, ritenuto responsabile di maltrattamenti in famiglia.
Erano le 22.30 circa quando, tramite il 112, il militare della centrale operativa di Paternò ha ricevuto la segnalazione telefonica della bambina, che avvertiva di una violenta lite tra i suoi familiari.
Tempestivo l’intervento dei carabinieri, che già al loro arrivo nell’abitazione hanno sentito le grida del 26enne contro i familiari. Il giovane era agli arresti domiciliari in quella stessa casa a seguito delle violenze in passato cagionate anche all’ex moglie.
I carabinieri hanno tentato di calmarlo, ma il 26enne ha continuato a rivolgere irripetibili epiteti nei confronti dei genitori minacciandoli anche di morte: «Prendo una pistola e ti sparo in testa!!! Ti taglio la gola!!! Muori tra le mie mani, ti squarto!!!».
I militari si sono interposti a difesa dei poveri genitori e, quindi, hanno richiesto l’intervento del personale del 118. Al pronto soccorso dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata”, i medici hanno emesso una prognosi di 7 e 5 giorni, rispettivamente per moglie e marito.
Come raccontato ai carabinieri, la povera donna era stata tirata per i capelli dal figlio, fino a sbatterle la testa su un muro. Poi, l’intervento del marito e degli altri familiari, ma a malapena erano riusciti a bloccare il 26enne. Il giovane ora è rinchiuso nel carcere catanese di piazza Lanza.
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Cronaca
Stranieri sfruttati sul lavoro: nei guai biancavillese a capo di una cooperativa
L’uomo, presidente del Consiglio di amministrazione, denunciato assieme ad altre due persone

Un 32enne di Biancavilla, con precedenti penali, è fra i tre denunciati dal Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania nell’ambito di controlli contro lavoro irregolare e caporalato. L’uomo, presidente del consiglio di amministrazione di una cooperativa agricola, è ritenuto responsabile di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
I controlli hanno portato alla luce un sistema illecito di reclutamento e impiego della manodopera. Le vittime sono due lavoratori stranieri in condizioni di forte vulnerabilità.
Oltre al biancavillese, sono sotto indagine un 38enne marocchino residente ad Adrano, incensurato, che agiva come caporale e intermediario per conto della stessa cooperativa, e un altro 38enne di Scordia, con precedenti, che di fatto collaborava con l’azienda.
Secondo quanto emerso dagli accertamenti, i lavoratori extracomunitari venivano impiegati in condizioni lavorative ritenute altamente degradanti. Evidenziati retribuzioni ben al di sotto di quanto previsto dal contratto collettivo nazionale, turni di lavoro eccessivi e ambienti privi delle minime misure di sicurezza.
L’indagato di origini marocchine è inoltre accusato di estorsione. Avrebbe minacciato uno dei due lavoratori di licenziamento se non gli avesse restituito parte della già esigua paga percepita.
A conclusione delle attività, i due lavoratori sono stati affidati a una struttura protetta, gestita da un’organizzazione internazionale per le migrazioni. Adesso potranno ricevere assistenza e protezione.
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Cronaca
Evade dai domiciliari per le sigarette alla moglie: «È un inferno se non fuma»
Singolare “giustificazione” di un 52enne residente a Biancavilla in giro con la bicicletta a Catania

I carabinieri della stazione di Catania Playa hanno arrestato un pregiudicato 52enne, residente a Biancavilla ma domiciliato a Catania, nella zona di Ippocampo di Mare. L’uomo doveva trovarsi ai domiciliari per reati contro il patrimonio. Però, i militari lo hanno sorpreso mentre, in bici, percorreva via San Francesco La Rena. Ha tentato di passare inosservato con il volto coperto da cappuccio e sciarpa, ma è stato fermato e identificato.
Di fronte alla constatazione della violazione, il 52enne ha cercato di giustificare la sua presenza fuori casa con una spiegazione singolare. Ha sostenuto di essere uscito per acquistare le sigarette alla moglie, una “accanita fumatrice” che, in mancanza di nicotina, si sarebbe irritata al punto da trasformare la giornata in un “inferno domestico”.
Una giustificazione che non ha però evitato l’arresto, eseguito sulla base degli elementi raccolti e ora al vaglio dell’Autorità Giudiziaria, che ha convalidato il provvedimento e disposto il ripristino della misura degli arresti domiciliari.
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