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Cultura

Fu il confessore di tutta l’arcidiocesi: Padre Mazzaglia a 50 anni dalla morte

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Nella chiesa del Rosario si è svolta una partecipata e sentita celebrazione eucaristica presieduta dal prevosto don Pino Salerno in ricordo del canonico Giosuè Mazzaglia, deceduto improvvisamente il 5 maggio 1969 all’età di 59 anni. Presenti anche diversi familiari, tra i quali il nipote decano, dott. Vincenzo Castro Mazzaglia.

Nato in una famiglia benestante della borghesia agraria biancavillese nel 1909, dopo aver frequentato le scuole elementari con in classe tra gli altri Salvatore Milone, Venerando Biondi e Vincenzo Uccellatore, con cui rimase sempre in contatto, con questi ultimi in modo epistolare per la loro lontananza da Biancavilla, continuò i suoi studi nel Piccolo Seminario cittadino sotto la paterna guida spirituale di padre Placido Caselli per passare successivamente al seminario maggiore di Catania e raggiungere nel 1934 l’ordinazione sacerdotale.

Prima dell’ordinazione, una grave malattia lo colpì agli occhi, rendendolo piano piano privo della vista. Questa disabilità visiva non ostacolò affatto la sua missione sacerdotale, anzi ne fece una risorsa per servire meglio il Signore che lo aveva chiamato al sacro ministero presbiterale.

Le peculiarità della sua vita sacerdotale sono state evidenziate in parte durante l’omelia dal prevosto Salerno e, successivamente, in un completo intervento commemorativo dal nipote, dott. Salvuccio Furnari.

Tre principalmente i carismi evidenziati: la confessione, il canto e la predicazione.

Per la sua attenzione all’ascolto e per l’appropriatezza nei consigli di ordine spirituale e umano, fu nominato dalla curia Confessore straordinario per tutta l’arcidiocesi. Egli esercitò tale ministero sacramentale in maniera piena, poiché tante erano le persone che desideravano accostarsi al suo confessionale o che ne richiedevano la presenza anche a domicilio in momenti di particolari difficoltà. In paese, oltre che in chiesa madre, in cui svolse quasi tutto il suo servizio sacerdotale collaborando con i prevosti Benedetto Portale, Gaetano Messina ed in modo particolare con Giosuè Calaciura, fu confessore anche delle suore clarisse del Monastero Santa Chiara, delle suore che prestavano attività socio-caritatevole all’Ospedale Maria Santissima Addolorata e delle suore salesiane di via Mongibello. Tale opera la rivolse anche ai giovani seminaristi del Piccolo Seminario, nella qualità di Direttore spirituale al fianco del rettore Carmelo Maglia.

Col suo timbro di voce da tenore, accompagnandosi se necessario anche con l’organo che suonava magistralmente, sottolineava i momenti significativi delle varie celebrazioni liturgiche e cerimonie dove veniva richiesto non solo nella nostra cittadina ma in tutto il comprensorio. Fece proprio il motto di Sant’Agostino che col canto si prega due volte.

La predicazione, in modo particolare quella quaresimale, era il suo forte. Anche questa sua peculiarità lo portò in diverse parrocchie dei paesi etnei dell’arcidiocesi, facendosi apprezzare per il modo in cui riusciva a esporre e a far calare nei sentimenti e nella religiosità dei fedeli la Passio Christi.

In diversi periodi fu collaboratore sacerdotale nella parrocchia Annunziata, nella chiesa di Sant’Orsola e rettore della Chiesa di Sant’Antonino, dove una lapide marmorea lo ricorda anche per l’impegno nella ristrutturazione del tempio sacro.

Nell’aula capitolare con i confratelli era un punto di riferimento per la sua arguzia, ilarità e capacità di tenere buoni rapporti con tutti, creando un clima di serena amicizia e gioiosa convivenza. Interessanti erano anche le sue conversazioni con il canonico Antonino Arcidiacono sulle tematiche afferenti la dottrina sociale della Chiesa e l’impegno dei cattolici in politica. Fu sempre ottimo il rapporto con gli amministratori comunali, sapendo coniugare fede e impegno civile.

I giovani dell’Azione Cattolica facevano a gara ad accompagnarlo a casa o a servirgli la messa (le cui parti sapeva a memoria) perché vedevano in lui, oltre al carattere gioviale, anche lo sforzo e l’impegno in condizioni fisiche di deficit visivo, ad esercitare sempre con passione ed amore il suo ministero.

È ancora vivo il ricordo delle esequie funebri per la corale partecipazione, oltre che dei familiari rattristati perché lo videro sempre presente in famiglia e attento alle esigenze di ogni singolo componente, di numerosi cittadini, confratelli e diversi vescovi, a testimonianza di quanto era stimato per la genuinità dell’impegno profuso al servizio delle persone che incontrava e in un’ottica di elevazione della chiesa universale.

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Cultura

Paolo e Francesca a Villa delle Favare: versi danteschi per San Valentino

Incontro promosso da SiciliAntica con il prof. Antonio Maglia e Elisa Salomone alla chitarra

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L’occasione è stata la giornata di San Valentino, festa degli innamorati. La location, quella di Villa delle Favare, a Biancavilla. Qui, l’associazione “SiciliAntica” ha presentato una lettura del canto V dell’Inferno della Divina Commedia di Dante.

Il prof. Antonio Maglia, già autore del libro “Le malattie infernali. Il canto XXX dell’Inferno e la medicina nell’opera di Dante”, ha approfondito la spiegazione del canto dedicato all’amore. Canto di cui Dante spiega cause ed effetti per bocca di Francesca da Rimini e ribadisce il ruolo centrale delle donne nella Divina Commedia.

Nella sala conferenze di Villa delle Favare la recitazione degli struggenti versi sui due innamorati, accompagnata dai brani di Rosa Balistreri, magistralmente eseguiti da Elisa Salomone. Pubblico emozionato e partecipe.

All’incontro, presenti il presidente di SiciliAntica di Biancavilla, Enzo Meccia, con il vice Nunzio Sergi, oltre che la vice presidente provinciale Lina Salomone.

L’associazione “SiciliAntica” di Biancavilla, che raggruppa quasi un centinaio di iscritti, conferma così il suo radicamento nel territorio e la vivacità della sua proposta culturale. Di recente ha organizzato una serata a tema in cui i soci hanno letto liberamente testi originali, passi letterari e poesie. «La grande affluenza di pubblico dei due incontri sottolinea ancora una volta la grande voglia di cultura presente nel nostro paese, di cui SiciliAntica si fa portatrice e promotrice».

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Cultura

Sangiorgio e i lager, in provincia di Modena la testimonianza del figlio

Incontro a Prignano sulla Secchia sul biancavillese sopravvissuto ai campi di sterminio

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La figura di Gerardo Sangiorgio, il biancavillese cattolico antifascista, sopravvissuto ai lager nazisti, ancora una volta celebrata anche fuori dalla Sicilia. A Sangiorgio dedicato un incontro nella sala conferenze del Comune di Prignano sulla Secchia (in provincia di Modena). La testimonianza su Sangiorgio, internato militare, data dal figlio Placido Antonio, collaboratore di Biancavilla Oggi.

Ad ascoltarlo, una sala gremita da cittadini ed alunni della scuola secondaria di primo grado “F. Berti”, accompagnati dai docenti, dalla dirigente scolastica Pia Criscuolo e dal suo vicario, Giuseppe Ciadamidaro, anche lui biancavillese.

La dirigente si è detta entusiasta di questo evento arricchente non solo per i cittadini, ma anche per gli alunni, auspicando che ogni anno queste iniziative vengano incentivate e divulgate.

Il prof. Sangiorgio ha parlato della Repubblica di Salò (a cui il padre non giurò fedeltà), al trattamento disumano verso i deportati, alla storia personale di suo padre nei campo di concentramento e poi di ritorno a Biancavilla. È seguito un vivace dialogo con gli alunni, che hanno posto domande su vari aspetti.

Presente all’incontro, il sindaco Mauro Fantini e gli assessori organizzatori dell’evento, Chiara Babeli e Cristian Giberti, che hanno prestato la loro voce leggendo le poesie di Gerardo. Il primo cittadino ha ringraziato Sangiorgio per la sua presenza e la bellissima testimonianza su suo padre, estendendo i ringraziamenti anche al nostro sindaco, Antonio Bonanno, per la cortese lettera inviata e letta all’inizio dell’incontro.

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