Cronaca
Processo per direttissima agli arrestati per cocaina e hashish


La sostanza stupefacente sequestrata nel corso dell’operazione dei carabinieri
Per due disposti gli arresti domiciliari, per gli altri l’obbligo di firma. Il più piccolo dei fratelli Pelleriti su Facebook fa le linguacce e rassicura: «Il peggio è passato, non piangete».
di Vittorio Fiorenza
Arresti tutti convalidati. Processo per direttissima con l’accusa di detenzione illegale di sostanze stupefacenti nei confronti dei quattro arrestati (madre e due figli e un giovane incensurato) dell’operazione antidroga, condotta ieri a Biancavilla dal nucleo investigativo dei carabinieri di Catania.
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Per Maurizia Leanza, 43 anni, e per il 22enne insospettabile (non sono state fornite le generalità perché incensurato) sono stati disposti gli arresti domiciliari. Per i due figli della Leanza, Placido e Riccardo Pelleriti, rispettivamente di 21 e 19 anni, deciso invece l’obbligo di firma per tre volte la settimana presso la stazione dei carabinieri di Biancavilla.
Rientrato a casa, il più piccolo dei fratelli Pelleriti ha rassicurato i parenti su Facebook: «Il peggio è passato, non c’è motivo di piangere». E sotto i link di Biancavilla Oggi disseminati sul social network che riportano alla notizia degli arresti, ha postato i classici adesivi con le faccine che fanno le linguacce. Una risposta di spocchia a quanti hanno osato commentare con favore l’esito dell’operazione dei carabinieri.
A casa Leanza, i militari, supportati anche dalle unità cinofile di Nicolosi, hanno trovato 150 dosi di hashish, occultate in un borsone da viaggio e in un vaso di porcellana, messo nella credenza della cucina. Al giovane incensurato viene contestata, invece, la detenzione di 100 grammi di cocaina (nascosti in un barattolo di vetro, incastonato poi nel muretto di recinzione della campagna del nonno) che avrebbero fatto fruttare non meno di 10mila euro, una volta confezionati in 400 dosi.
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Cronaca
Stranieri sfruttati sul lavoro: nei guai biancavillese a capo di una cooperativa
L’uomo, presidente del Consiglio di amministrazione, denunciato assieme ad altre due persone

Un 32enne di Biancavilla, con precedenti penali, è fra i tre denunciati dal Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania nell’ambito di controlli contro lavoro irregolare e caporalato. L’uomo, presidente del consiglio di amministrazione di una cooperativa agricola, è ritenuto responsabile di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
I controlli hanno portato alla luce un sistema illecito di reclutamento e impiego della manodopera. Le vittime sono due lavoratori stranieri in condizioni di forte vulnerabilità.
Oltre al biancavillese, sono sotto indagine un 38enne marocchino residente ad Adrano, incensurato, che agiva come caporale e intermediario per conto della stessa cooperativa, e un altro 38enne di Scordia, con precedenti, che di fatto collaborava con l’azienda.
Secondo quanto emerso dagli accertamenti, i lavoratori extracomunitari venivano impiegati in condizioni lavorative ritenute altamente degradanti. Evidenziati retribuzioni ben al di sotto di quanto previsto dal contratto collettivo nazionale, turni di lavoro eccessivi e ambienti privi delle minime misure di sicurezza.
L’indagato di origini marocchine è inoltre accusato di estorsione. Avrebbe minacciato uno dei due lavoratori di licenziamento se non gli avesse restituito parte della già esigua paga percepita.
A conclusione delle attività, i due lavoratori sono stati affidati a una struttura protetta, gestita da un’organizzazione internazionale per le migrazioni. Adesso potranno ricevere assistenza e protezione.
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Cronaca
Evade dai domiciliari per le sigarette alla moglie: «È un inferno se non fuma»
Singolare “giustificazione” di un 52enne residente a Biancavilla in giro con la bicicletta a Catania

I carabinieri della stazione di Catania Playa hanno arrestato un pregiudicato 52enne, residente a Biancavilla ma domiciliato a Catania, nella zona di Ippocampo di Mare. L’uomo doveva trovarsi ai domiciliari per reati contro il patrimonio. Però, i militari lo hanno sorpreso mentre, in bici, percorreva via San Francesco La Rena. Ha tentato di passare inosservato con il volto coperto da cappuccio e sciarpa, ma è stato fermato e identificato.
Di fronte alla constatazione della violazione, il 52enne ha cercato di giustificare la sua presenza fuori casa con una spiegazione singolare. Ha sostenuto di essere uscito per acquistare le sigarette alla moglie, una “accanita fumatrice” che, in mancanza di nicotina, si sarebbe irritata al punto da trasformare la giornata in un “inferno domestico”.
Una giustificazione che non ha però evitato l’arresto, eseguito sulla base degli elementi raccolti e ora al vaglio dell’Autorità Giudiziaria, che ha convalidato il provvedimento e disposto il ripristino della misura degli arresti domiciliari.
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