Cronaca
Pattuglie e posti di blocco dopo gli agguati mafiosi a Biovona e a Gioco


Uno dei posti di blocco dei carabinieri in piazza Sgriccio
di Vittorio Fiorenza
Pattuglie di carabinieri dislocate in tutto il paese con 20 militari in campo e un elicottero che ieri pomeriggio ha sorvolato in continuazione i cieli di Biancavilla. La prima, tangibile ed immediata risposta delle forze dell’ordine è stata questa, dopo l’omicidio di Nicola Gioco di 21 anni, avvenuto mercoledì sera e seguito di appena 48 ore a quello del 63enne Agatino Bivona, in via Fallica. Una mobilitazione dell’Arma che comunque era cominciata la notte successiva al secondo agguato mafioso con una serie di perquisizioni in casa di pregiudicati e personaggi da sempre sott’occhio dei militari. L’ultimo fatto di sangue, in particolare, spinge a supporre che sia scattata una sorta di vendetta a catena, che va arrestata.
Il sindaco Giuseppe Glorioso già l’altra sera ha sollecitato un tavolo con il prefetto.
La Cgil di Catania si dice «vicina ai cittadini onesti e chiede a tutti i livelli istituzionali, un’attenzione particolare a quei territori che per storia e posizione geografica vantino una triste familiarità con il fenomeno mafioso». L’organizzazione sindacale auspica che «società civile, mondo del lavoro, sindacato, magistratura e forze dell’ordine organizzino insieme un’iniziativa pubblica»
Anche il comitato locale di “Fratelli d’Italia” sollecita «misure urgenti di contrasto al fenomeno criminale che la popolazione biancavillese sta vivendo con crescente paura e sgomento».
Per gli attivisti del Movimento Cinque Stelle «oggi più che mai, nel pieno di una guerra tra clan, al fine di salvaguardare non solo la pacifica convivenza, ma soprattutto l’incolumità dei cittadini, è più che necessaria una dura repressione del fenomeno mafioso».
Non un problema solamente circoscritto a Biancavilla. Da Adrano interviene l’ex sindaco ed ex deputato regionale Fabio Mancuso: «Il problema della sicurezza e della legalità riguarda tutto il nostro territorio. Siamo pronti a schierarci accanto al sindaco di Biancavilla per qualsiasi iniziativa o proposta voglia intraprendere per affermare in ogni sede istituzionale ordine, sicurezza e legalità».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Cronaca
Blitz “Città blindata”, altre condanne: oltre 70 anni di carcere per 5 imputati
Sentenza di primo grado per fatti di mafia, droga e armi: focus delle indagini sugli Amoroso-Monforte

Una serie di condanne per fatti di mafia: inflitti complessivi 72 anni di reclusione nei confronti di cinque imputati, sottoposti a processo con rito ordinario. Un procedimento scaturito dal blitz “Città blindata” condotto a Biancavilla da carabinieri e polizia nel febbraio del 2019. L’inchiesta della Dda, che aveva portato a 16 misure cautelari in carcere, ha consentito di accendere i riflettori sul gruppo riconducibile ai fratelli Vito e Pippo Amoroso e Alfio Monforte. Gran parte dei soggetti coinvolti ha scelto il rito abbreviato con condanne a 190 anni di carcere, nel 2020.
Adesso è arrivato il verdetto di primo grado della prima sezione penale del Tribunale di Catania per altri cinque imputati: Fabio Amoroso, Marco Battaglia, Giovanni Carciotto, Massimo Merlo e Placido Ricceri. Un ritardo dovuto anche allo stop imposto nel periodo Covid. Nella sentenza a firma della presidente Grazia Anna Caserta, le pene ammontano ad oltre 70 anni. I fatti contestati riguardano mafia, droga e armi.
Nello specifico, Fabio Amoroso (figlio di Pippo) è stato condannato a 15 anni e 6 mesi. Per Marco Battaglia, la pena è di 11 anni di reclusione e 50mila euro di multa. Condanna a 17 anni e 3 mesi di reclusione per Giovanni Carciotto (assolto, però, dall’accusa di associazione mafiosa). Per Massimo Merlo inflitti 13 anni e 3 mesi (ma si trova già all’ergastolo nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere per l’omicidio di Maurizio Maccarrone). Infine, a Placido Ricceri inflitti 15 anni e 3 mesi. Tutti condannati alle spese processuali. E tutti dovranno risarcire il Comune di Biancavilla (in misura da quantificare in sede civile), costituitosi parte civile per decisione del sindaco Antonio Bonanno.
Le indagini avevano preso spunto dalla due-giorni di sangue del gennaio 2014 con gli omicidi di Agatino Bivona e Nicola Gioco. Negli anni successivi, in quel clima criminale in ebollizione, l’attività investigativa aveva fatto emergere i passaggi, le incomprensioni, le tensioni interne all’organizzazione dei fratelli Amoroso e Monforte. Ma anche i tentativi di eliminare sia Vito (agguato sventato in extremis il giorno di San Placido nel 2016) sia Pippo (nel gennaio 2016 rimasto ferito dopo essere stato preso a fucilate in contrada “Erbe bianche”). In questo contesto, Pippo Amoroso acquistò un’auto blindata per la sua protezione. Da qui il nome dato all’operazione antimafia. Non sfuggì, però, alle manette dei carabinieri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cronaca
Marito violento in manette, carabinieri di Biancavilla in azione fuori comune
Intervento dei militari a Motta Sant’Anastasia: una donna salvata dai maltrattamenti in famiglia

I Carabinieri della Stazione di Biancavilla hanno arrestato un 44enne di Motta Sant’Anastasia, ritenuto responsabile di maltrattamenti nei confronti della moglie di 41 anni. L’intervento è scattato intorno all’una di notte, quando la figlia 16enne della coppia ha chiamato, in preda alla disperazione, il 112 per chiedere aiuto. Il padre stava picchiando violentemente la madre sotto i suoi occhi. La Centrale Operativa della Compagnia carabinieri di Paternò ha allertato la pattuglia più vicina, consentendo ai militari della Stazione di Biancavilla di raggiungere rapidamente l’abitazione a Motta Sant’Anastasia.
I carabinieri hanno trovato molti mobili e oggetti rotti mentre l’uomo, in evidente stato di agitazione, tentava di giustificare il proprio comportamento adducendo problemi familiari e difficoltà personali legate a pregresse denunce per maltrattamenti già sporte dalla moglie, da cui erano scaturiti provvedimenti giudiziari nei suoi riguardi.
Ai militari, però, non è passato inosservato l’atteggiamento della donna che, inizialmente silenziosa, presentava evidenti rossori al volto e una ferita sanguinante al braccio sinistro. Uno dei militari, perciò, ha preferito allontanarla dal marito per consentirle di raccontare l’accaduto.
Botte anche di fronte ai figli
La signora è riuscita infatti a riferire quanto era accaduto. Il marito, rientrato a casa nel pomeriggio dopo aver bevuto, come ormai succedeva spesso, avrebbe senza alcun motivo cominciato a distruggere i mobili della casa per poi colpire lei ripetutamente con schiaffi e pugni, rompendole anche il cellulare. La donna ha chiesto aiuto alla suocera, la quale effettivamente ha raggiunto l’abitazione dei coniugi ma, dopo una temporanea calma, intorno alle 22.00, il 44enne avrebbe ripreso a picchiare la moglie alla presenza dei loro quattro figli minorenni e anche di sua madre. Quest’ultima sarebbe stata a sua volta minacciata di morte dal figlio per aver tentato di difendere la nuora.
Raccolte, dunque, le dichiarazioni della vittima e della testimone, accertato lo stato dell’appartamento, che era semi distrutto, i Carabinieri hanno arrestato il marito violento. Arresto poi convalidato. L’uomo è stato portato nel carcere catanese di piazza Lanza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
-
Editoriali4 settimane ago
Biancavilla non legge, chiude l’edicola di Danilo Galati: una pessima notizia
-
Politica2 settimane ago
Gli astenuti affossano i referendum: il 79% dei biancavillesi è rimasto a casa
-
Associazionismo3 settimane ago
Somme non dovute per il tesserino venatorio: rimborsi per i cacciatori
-
Cronaca3 settimane ago
Tragico incidente sul lavoro: camionista di Biancavilla perde la vita a Noto