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Cultura

All’Annunziata completati i restauri della cappella del Sacramento

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Ecco come si presenta adesso la volta della cappella del Sacramento

di Giuseppe Gugliuzzo

Si sono conclusi nella chiesa Annunziata di Biancavilla i lavori di restauro della cappella del Santissimo Sacramento, che erano stati iniziati lo scorso settembre. La ditta “Calvagna restauri” di Aci Sant’Antonio ha portato alla luce gli affreschi di Giuseppe Tamo da Brescia, che aveva cominciato a dipingere la chiesa intorno al 1723. I colori erano coperti dal latte di calce ormai da qualche secolo.

È stato restaurato anche l’affresco sulla volta della cappella, raffigurante l’incoronazione della Santa Vergine, che a parere dei maestri restauratori, venne realizzato da Giuseppe Tamo, ma durante il XIX secolo fu rimaneggiato da un autore ignoto.

Gli interventi eseguiti sono il frutto di donazioni pervenuti al parroco, padre Giovambattista Zappalà, in occasione del suo recente 25esimo anniversario di sacerdozio, da parte dei parrocchiani, dei parenti e di fedeli di altre parrocchie biancavillesi. Donazioni che padre Giovanni ha convogliato per il restauro della cappella.

«La cappella del Santissimo –spiega padre Giovanni a Biancavilla Oggi– deve diventare sempre più polo di attrazione. Dal tabernacolo deve venire la forza. Il Tabernacolo deve essere luogo di rifugio; lì saremo consolati e sollevati».

Questi restauri rientrano anche nella ricorrenza dei tre secoli passati da quando la chiesa venne ampliata con le due navate e le cappelle laterali. Ampliamento avvenuto proprio nel 1718. Prossimamente si terrà presso l’Annunziata, una tavola rotonda di presentazione di questi lavori.

La cappella prima degli interventi di restauro

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Cultura

“I Belvedere dell’Anima”, il maestro Antonio Presti fa tappa alla “Sturzo”

Il mecenate agli alunni della scuola di Biancavilla: «Coltiviamo la bellezza e restituiamola al territorio»

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“Grande Madre Etna: i Belvedere dell’Anima”. Il progetto del maestro Antonio Presti, celebre per il suo impegno nella valorizzazione artistica e territoriale, presentato nella scuola media “Luigi Sturzo” di Biancavilla.

Un progetto che guarda oltre il visibile. L’iniziativa, promossa dalla fondazione che porta il nome del mecenate, ha come obiettivo quello di rigenerare i luoghi simbolo del territorio etneo, trasformando i belvedere in veri e propri “bel-vedere dell’anima”. Attraverso il coinvolgimento delle scuole, il progetto mira a sensibilizzare le nuove generazioni alla bellezza del paesaggio, alla cultura e alla tutela ambientale, promuovendo una visione che va oltre il turismo di massa e abbraccia la spiritualità e il legame con la natura.

Presti ha invitato i ragazzi a riflettere sul ruolo dell’uomo nei confronti della natura e sulla necessità di un nuovo approccio culturale che valorizzi la bellezza come strumento di crescita personale e collettiva. «La grande madre Etna – ha detto Presti – ci insegna che la bellezza non è solo ciò che vediamo, ma ciò che sentiamo e custodiamo. Il nostro compito è coltivare questa bellezza e restituirla al territorio».

«Onorati di essere parte del progetto»

L’appuntamento alla “Sturzo” segna l’inizio di un percorso che vedrà la scuola protagonista di un coinvolgimento attivo nel progetto. Nei prossimi mesi, gli studenti avranno l’opportunità di approfondire i temi trattati e di partecipare a visite guidate presso i belvedere selezionati.

«Si tratta di un’occasione unica per i nostri giovani, che potranno riscoprire il territorio non solo come risorsa naturale, ma – ha sottolineato la dirigente Concetta Drago – come parte integrante della loro identità culturale. Siamo onorati di essere parte di un’iniziativa che lascia un segno profondo nelle coscienze di chi vi partecipa».

La presentazione del progetto ha visto la partecipazione dell’assessore comunale all’Istruzione, Vincenzo Randazzo, di Filadelfio Grasso, pedagogista, autore di varie pubblicazioni e collaboratore di Biancavilla Oggi, e di Enzo Meccia, presidente dell’associazione SiciliAntica.

«Il nostro territorio ai piedi della Montagna ci parla di resilienza, ci educa a rialzarci dopo ogni caduta e ogni difficoltà – ha detto Filadelfio Grasso – come nel 1669 quando la disastrosa colata lavica distrusse 17 paesi etnei. Ma la forza e la tenacia dei nostri conterranei hanno saputo trarre da quel fuoco solidificato la pietra per edificare le proprie case e i propri paesi ancora più belli e maestosi».

Meccia ha parlato dei mulini ad acqua, delle fontane e delle tante bellezze del nostro paese che ormai stanno scomparendo.

L’incontro si è concluso con un vivace dibattito tra gli studenti e il Maestro Presti. Iniziativa resa possibile da Martina Migliorini e dai referenti di istituto, Giovanni D’Alì e Concita Asero: «Ancora una volta cultura, educazione e territorio possono intrecciarsi per generare bellezza e consapevolezza».

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