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Cultura

Un inno alla Sicilia: i versi di Tomasello “cantati” dall’Intelligenza Artificiale

“Figghiu di la terra mia”: il poeta contadino di Biancavilla, a 90 anni, sperimenta e regala nuove emozioni

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L’esperimento è semplice, il risultato sbalorditivo. Si prendano i versi di Giuseppe Tomasello, che esaltano la Sicilia e l’orgoglio di essere siciliani. Parole in dialetto, come buona parte della produzione del poeta contadino, biancavillese di 90 anni.

Sono quelle del componimento “Figghiu di la me terra”, vincitore, nel 1990, del primo premio nazionale di poesia per tutte le regioni d’Italia. Adesso si diano in prestito all’Intelligenza Artificiale, con una delle mille app a disposizione, ordinando di trasformarle in una canzone dal ritmo contemporaneo e dalle sonorità pop che esaltino il testo di Tomasello: “Sugnu sicilianu e mi ni vantu…”.

Pochi minuti di elaborazione ed ecco che l’IA, a parte qualche difetto di pronuncia, ha dato ulteriore valore e nuova vita a quello che può essere considerato un appassionato inno della Sicilia e dei siciliani. Nessuna voce umana, nessuno strumento musicale, nessuna sala di incisione: tutto creato dall’Intelligenza Artificiale.

Giuseppe Tomasello, don Puddu, alla sua età (il prossimo dicembre saranno 91) continua così a sperimentare e, grazie alla più avanzata tecnologia, a regalarci nuove emozioni.

Pochi giorni fa ha ricevuto il Premio Scanderbeg, voluto dalla presidenza del Consiglio Comunale di Biancavilla, per i meriti culturali derivanti da una vita dedicata alla poesia. Numerosi i componimenti, ma anche le commedie teatrali a sua firma. Di notevole interesse quelle in dialetto siciliano, in particolare incentrate sulla Sicilia e sul mondo contadino.

Figghiu di la me terra

Sugnu sicilianu e mi nni vantu,
‘e mali lingui non ci dugnu cuntu:
li sò biddizzi rari iù li cantu
e li sò belli stori li raccuntu:
Urlandu furiusu palatinu,
la storia di lu pupu sicilianu,
di lu carrettu sò, oru zicchinu,
fattu di ‘ntiliggenti artiggianu.
Dicu di Mungibeddu lu sbrannuri:
chiù lu talìu e chiù beddu mi pari,
di ddu pinnacchiu russu lu culuri
la vista ti rricna e fa ncantari.
St’ìsula, la criau lu Signuri,
vasata di lu suli e di lu mari:
cci desi di la vita li culuri,
tutta la luci ca la fa brillari.
Tutti l’aceddi vèninu a cantari!
Li farfalleddi a truvari li sciuri:
tròvinu l’armunia tutti pari,
lu veru postu ppi fari l’amuri.
Vèninu tutti ccà, li furasteri,
cci pàssinu, e ccà vonu ristari;
si scordinu li uài e li pinzeri
e tutti cci ulissiru tumari.
Mi sentu figghiu di ‘sta terra e cantu
e li mè noti li spagghiu a lu ventu,
ppi d’idda, amuri, mi nni sentu tantu:
vivu ppi chista ggioia e m’accuntentu.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Cultura

L’omaggio del pop artist biancavillese Salvo Ardizzone a Franco Battiato

«Una figura capace di dialogare con il divino, ho voluto catturare la stessa vibrazione sulla tela»

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“L’essenza e il segno – Omaggio a Franco Battiato”. È il lavoro più recente del biancavillese Salvo Ardizzone, esponente della Pop Art italiana, dedicato a una delle figure musicali e culturali più significative.

Da sempre estimatore dell’opera e del pensiero di Battiato, Ardizzone ne segue il percorso artistico e spirituale sin dagli esordi. La scelta di dedicargli un dipinto rappresenta, per l’artista, un atto naturale e necessario all’interno della sua ricerca visiva, che da anni esplora il rapporto tra immagine, icona e trascendenza.

Nel nuovo lavoro, Ardizzone rilegge la celebre copertina dell’album “Fleurs”, riconoscibile per le rose su fondo dorato. L’oro, elemento ricorrente nella sua produzione, assume un valore simbolico legato alla sacralità e alla luce interiore, mentre la rosa diventa metafora dell’amore universale e del legame spirituale tra l’artista e il soggetto rappresentato.

«Questo dipinto è una dichiarazione d’amore verso Battiato – spiega Salvo Ardizzone – un artista che ha saputo unire musica, filosofia e trascendenza. In lui ho sempre visto una figura capace di dialogare con il divino, e il mio intento è stato quello di catturare quella stessa vibrazione sulla tela».

Con questo omaggio, Ardizzone rinnova il proprio linguaggio pop, fondendo l’immagine e la musica in una sintesi che attraversa emozione e pensiero, spiritualità e contemporaneità. L’opera diventa così un ponte tra due forme d’arte e due sensibilità affini, unite dalla ricerca di un significato profondo e universale.

Ardizzone, stile inconfondibile

Nato a Biancavilla, Salvo Ardizzone vive e lavora a Sant’Angelo Romano, alle porte di Roma. È considerato tra i protagonisti della Pop Art romana contemporanea, riconosciuto per uno stile inconfondibile, in cui convivono ironia, colore e riflessione simbolica. Nelle sue opere reinterpreta le icone della cultura pop – dalla musica al cinema, dallo sport alla letteratura – restituendole in una dimensione poetica e meditativa.

Le sue creazioni sono state esposte in numerose mostre personali e collettive, conquistando l’attenzione di critici e collezionisti per la capacità di coniugare la leggerezza visiva del pop con un’intensa profondità spirituale. Con “L’essenza e il segno – Omaggio a Franco Battiato”, Ardizzone prosegue un percorso artistico che unisce il colore all’anima, confermandosi una delle voci più sensibili e originali della Pop Art italiana contemporanea.

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Cultura

“San Zenone”, un libro sull’antico culto che lega Biancavilla, Giordania e Cipro

Presentato nell’aula consiliare il nuovo volume di Filadelfio Grasso per “Nero su Bianco Edizioni”

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È un viaggio storico e spirituale nei “luoghi” di San Zenone, primo patrono e protettore di Biancavilla. Filadelfio Grasso ci accompagna in un itinerario che dalle falde dell’Etna ci porta verso il Mediterraneo orientale. Un culto – quello per il martire cristiano d’Arabia – che connette quindi la Sicilia alla Giordania e a Cipro, dove è ancora presente la devozione, come ha documentato l’autore.

“San Zenone” è il volume che Grasso ha pubblicato per Nero su Bianco Edizioni. Il libro – ulteriore tassello nella conoscenza della storia e delle tradizioni locali – è stato presentato nell’aula consiliare del Comune di Biancavilla. Un appuntamento, inserito nel programma delle festività patronali, che ha visto una straordinaria partecipazione di pubblico.

Assieme all’autore, presente all’incontro don Antonino De Maria, delegato dell’Arcidiocesi di Catania e della Conferenza Episcopale Siciliana per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso, che ha firmato la prefazione.

Tra gli interventi, moderati dal giornalista Nicola Savoca, quelli del sindaco Antonio Bonanno, del presidente del Consiglio Comunale, Fabrizio Portale, del prevosto-parroco della basilica di Biancavilla, don Pino Salerno, e del direttore editoriale di Nero su Bianco Edizioni, Vittorio Fiorenza.

Agiografia, tradizioni popolari, equivoci storici e mirate strategie ecclesiastiche: il volume fa luce sulle origini arbëreshë di Biancavilla e il valore identitario di un culto che – pur con tante contraddizioni e dopo avere conosciuto una fase di oblio – continua a parlare al presente.

Un saggio che intreccia fede, memoria e identità collettiva, restituendo nuova attualità a una pagina di storia locale. La venerazione per san Zenone, che varca i confini e resiste, diventa così un “ponte” tra Europa e Medio oriente ed espressione di una “dimensione mediterranea”, che in questa nostra epoca di tensioni e conflitti ci richiama al dialogo, alle relazioni, all’inclusione.

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