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Chiesa

Padre Franko e la “sua” missione in Congo: «È qui che ha senso la mia vita»

La parrocchia, i pigmei, la scuola e l’appello alla generosità di Biancavilla per la popolazione africana

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Gli occhi di Nsimba si illuminano durante la messa, quando vede il suo bambino che oggi ha sette anni e che rischiava di morire appena nato, se lei non fosse stata portata in ospedale in tempo dalla suora missionaria chiamata in suo soccorso. Kofi, è visibilmente orgoglioso del lavoro fatto per completare le strutture che ospiteranno degli uffici. Lui è un giovane carpentiere che ha potuto apprendere il suo mestiere proprio grazie alle scuole della missione. Mbemba, con il suo quaderno e la sua penna è al primo giorno di scuola. Lascia i suoi fratelli e la mamma a malincuore ma appena si ritrova nella grande aula un sorriso sboccia sul suo volto.

Sono nomi casuali appartenenti alla grande missione dove opera padre Franko Laudani. A 83 anni, mentre molti pensano al riposo, padre Franko continua imperterrito la sua missione in Congo, nel cuore pulsante dell’Africa, dove opera da oltre 53 anni. Una scelta di vita che parla di fede, coraggio e amore per il prossimo, maturata quando ancora era un giovane sacerdote biancavillese e che oggi lo vede ancora in prima linea, tra bambini, famiglie, scuole e villaggi sperduti.

Il volto dell’Africa che padre Laudani racconta è quello della speranza. Nsimba, Kofi e Mbemba sono solo alcuni dei volti che danno senso alla vita di questo sacerdote instancabile, giunto in Congo molto giovane e sopravvissuto – undici mesi dopo l’arrivo – a un grave incidente in moto. Fu salvato per miracolo da una suora infermiera che passava proprio in quel momento.

Parrocchia viva, comunità in cammino

Oggi padre Laudani svolge la sua attività nella parrocchia dedicata alla Beata Maria Clementina Anuarite Nengapeta, martire congolese uccisa nel 1964 per avere resistito al tentativo di stupro da parte dei ribelli Simba.

«Ogni domenica – racconta a Biancavilla Oggi – nei primi banchi ci sono almeno 80 bambini. Centinaia di fedeli percorrono anche decine di chilometri per partecipare alla Messa. È tutto diverso dall’Italia: c’è povertà e semplicità, ma le celebrazioni sono piene di vita, con canti e danze che fanno pregare tutto il corpo».

La missione si estende su un raggio di oltre 100 km. Spostarsi tra i villaggi non è semplice: strade impervie, condizioni difficili, ma nessuna lamentela. «Spesso percorro anche 50 chilometri per raggiungere una chiesa o una casa. Le strade non sono certo quelle dell’Italia…», sorride il sacerdote biancavillese.

I pigmei, la dignità restituita

Tra le esperienze più forti, i 28 anni trascorsi tra i pigmei, un popolo a lungo emarginato.

«Quando arrivai – racconta ancora padre Franko – non erano nemmeno considerati uomini. Venivano sfruttati e privati di ogni diritto. Abbiamo lottato molto – con autorità, istituzioni e gente comune – per garantire loro un pezzo di terra, dei diritti, un’identità. Ricordo ancora una marcia che fece tanto parlare…».

La scuola, arma contro l’ignoranza

Uno dei pilastri della missione è l’educazione. Oggi sono diverse migliaia gli alunni che frequentano le scuole elementari della missione, nate per combattere «la schiavitù dell’ignoranza».

«Tra i nostri ex studenti ci sono operai, falegnami, muratori, ma anche maestri, infermieri… E quest’anno, Oscar, un ragazzo della missione, ha espresso il desiderio di diventare sacerdote missionario, come me».

Ai biancavillesi appello alla generosità

Dopo un breve periodo estivo a Biancavilla, trascorso anche per motivi di salute, padre Laudani si prepara a tornare “a casa”, in Congo. Ma prima lancia un appello ai suoi concittadini: «Vengo spesso a chiedere aiuto a voi biancavillesi. In Congo c’è tanto bisogno: servono medicinali, materiale scolastico, formazione per insegnanti, medici, infermieri, catechisti. Vogliamo creare strutture funzionali, costruire speranza dove oggi ci sono solo polvere e fatica».

Alla domanda se non sia il momento di fermarsi, risponde con un sorriso che racconta tutta la sua storia: «Ritirarmi io? Mai. Finché avrò forza e salute, resterò lì. È lì che davvero puoi fare del bene. È lì che la mia vita ha senso».

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M. Ss. dell’Elemosina, i richiami (e i “rimproveri”) del vescovo Luigi Renna

Misericordia e Speranza al centro del suo intervento, esortazioni per immigrati, poveri, Gaza e Kiev

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“Madre della Misericordia e Madre della speranza”. Due appellativi mariani tanto cari a Papa Francesco, che in piazza San Pietro volle l’icona biancavillese della Madonna dell’Elemosina (in occasione della proclamazione di suor Teresa di Calcutta a santa). Appellativi ripresi ora da mons. Luigi Renna, durante l’omelia, per la celebrazione d’agosto in onore della protettrice di Biancavilla.

L’arcivescovo di Catania ha sottolineato come la basilica santuario a lei intitolata sia luogo di pellegrinaggio: «Biancavilla ha questo privilegio». Ad ascoltare, i fedeli raccolti in piazza Collegiata. E a proposito di misericordia e speranza, Renna ha citato Gaza e Kiev, auspicando la fine dei conflitti e dei massacri.

«Due compiti – ha detto – la Madonna affida a noi tutti, uno di tipo ecclesiale e l’altro rivolto alla società civile». Per il primo, il vescovo ha esortato i “fratelli presbiteri” ad assumere «uno spirito di comunione, soprattutto nei confronti dei giovani» perché «la Chiesa deve essere una comunità credibile. Comunità parrocchiali sappiate sperare, organizzate la speranza con spirito di comunione».

Il secondo “compito” riguarda «la società civile, fatta di noi cristiani e di coloro che hanno ruoli di responsabilità». Renna ha stigmatizzato «gli atti contro gli immigrati», aggiungendo che «le mancanza di giustizia sono mancanza di Misericordia». E quindi: «Cambiamo rotta, fratelli biancavillesi, con una giustizia più responsabile nei confronti degli immigrati e dei cittadini più poveri».

Ad inizio del suo intervento, Renna non ha mancato di rivolgere un rimprovero per il chiacchiericcio di fondo e certi comportamenti. «Ci sono alcuni qui, ora luogo di silenzio e di preghiera, che – ha sottolineato – stanno parlando dall’inizio della celebrazione e masticando gomme. I genitori diano l’esempio ai loro figli. Qualcuno che si fosse distratto, recuperi il senso di preghiera che ci deve animare». Osservazioni non nuove: il nostro giornale, di distrazioni e frastuoni, aveva parlato già nel 2024. Quest’anno anche il vescovo ha fatto le sue annotazioni al riguardo.

A seguire, l’atto di affidamento letto dal sindaco Antonio Bonanno. Poi, la consueta processione dell’icona e il seguito di devoti e fedeli.

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Chiesa

Al monastero di Biancavilla festa per Santa Chiara: «Un faro nel buio di oggi»

Una presenza religiosa voluta da mons. Gaetano Messina nel 1935: è parte del cuore spirituale della città

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Oggi, 11 agosto, festa di Santa Chiara d’Assisi, fondatrice dell’Ordine delle Clarisse. Nel monastero di via San Placido, dove la fraternità delle clarisse è presente dal 1935, si p svolta, in preparazione alla solennità, una novena di preghiera e un triduo di predicazione. Quest’ultimo momento è stato curato da fra Giuseppe Arrigo, giovane frate minore di recente ordinazione, inserito nella fraternità del convento San Francesco di Biancavilla. Il momento culminante è la messa, seguita dalla celebrazione del “transito” di Santa Chiara.

«Le caratteristiche che mi colpiscono di più di Santa Chiara? Innanzitutto – risponde suor Cristiana Scandura – il suo amore appassionato per Cristo e per l’umanità intera. I miracoli che le sono attribuiti parlano da soli: guarigioni, liberazioni, protezione per la città di Assisi… Ma ciò che davvero la rende unica è lo sguardo di fiducia e speranza che portava sul mondo, sulla storia e sull’uomo. In un tempo come il nostro, segnato da crisi e smarrimenti, è un esempio luminoso. Santa Chiara, oggi più che mai, resta un faro. Non serve vederla per sentirla vicina: cammina accanto a chi cerca luce, anche nel buio del presente».

Una storia di luce e fedeltà

La presenza delle Clarisse a Biancavilla nasce per volere di mons. Gaetano Messina, biancavillese, che nel 1935 richiese l’arrivo di alcune sorelle dal monastero di San Quirico d’Assisi. Le prime furono: suor Chiara Fortunata Alessandri, suor Cherubina Fabrizzi, suor Gabriella Rapini e suor Paola Depluribus. Da allora, la loro preghiera è diventata parte del cuore spirituale di Biancavilla.

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