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Il bambino di Biancavilla tra i paladini di Francia: Tommaso e i suoi pupi siciliani

A soli 8 anni si è esibito già con il suo teatrino di legno, portando in scena “L’Orlando innamorato”

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Questa è la Biancavilla che ci piace

Una grande passione per i pupi siciliani al punto che non soltanto li colleziona, ma si cimenta pure nell’allestimento scenico e nella recitazione, imparando a memoria e interpretando lunghi dialoghi, mentre le sue mani muovono i fili. Tommaso Francesco Lavenia ha otto anni e il prossimo anno scolastico andrà in quarta elementare nel plesso “San Giovanni Bosco” di Biancavilla.

In queste sere d’estate si è esibito in piazza Cisterna a Ragalna, nell’ambito della “Summer Fashion Week”. Davanti a un numeroso pubblico, con il suo teatrino in legno, ha portato in scena “L’Orlando innamorato”, dando carattere, movimento e voce ad ogni pupo. Una passione, forse un talento. Per lui, applausi e incoraggiamenti. Sorprende come ad appena 8 anni, Tommaso Francesco stia seguendo un interesse inconsueto per la sua età. Uno sforzo che, al di là del gioco, rivela dedizione, studio e sensibilità artistica.

Tutto è nato per caso a Taormina, quando in un ristorante ha visto esposto un classico pupo siciliano. Da lì è scoccata la curiosità, accentuata quando a casa, tra i vecchi giochi del papà, ha trovato un “Orlando”. Poi, l’acquisto dei primi pezzi, alcuni in pessime condizioni e restaurati. Altri ancora costruiti in legno. Una collezione che ormai conta una trentina di pupi.

Genitori e nonni: tutti coinvolti

In questa sua passione ha coinvolto i genitori, Placido e Valeria, e anche i nonni, che lo hanno aiutato nella realizzazione dei costumi. Su YouTube è andato a cercare rappresentazioni dei pupi siciliani, ha studiato a memoria i lunghi dialoghi, integrando anche personaggi biancavillesi con riferimenti a San Placido e alla Madonna dell’Elemosina.

Tommaso Francesco si è tuffato così nel mondo epico-cavalleresco dei paladini di Francia, di Ludovico Ariosto e Matteo Maria Boiardo. Ha avuto pure l’opportunità di conoscere da vicino alcune famiglie siciliane che da generazioni custodiscono quest’arte: i “Napoli” di Catania, i “Puglisi” di Sortino, “Ariosto e Calabretta” di Acireale.

Un grande patrimonio culturale, non a caso proclamato nel 2001 dall’Unesco «capolavoro orale e immateriale dell’umanità», che mescola teatro, letteratura, tradizione e artigianato. Un patrimonio nel quale il piccolo Tommaso Francesco sperimenta la sua passione, preferendolo ai giochi digitali che lo terrebbero incollato per ore davanti a uno schermo, come accade a tanti suoi coetanei.

Il sindaco «Siamo fieri di Tommaso»

«Biancavilla applaude il piccolo Tommaso Francesco Lavenia, che, con grande passione, porta avanti una delle tradizioni più belle e antiche della nostra terra: quella dell’Opera dei Pupi». È quanto ha scritto il sindaco Antonio Bonanno, condividendo la notizia raccontata da Biancavilla Oggi.

«Un bambino di 8 anni che muove i fili di quei personaggi, conosce le storie, le interpreta e le fa rivivere con entusiasmo contagioso: tutto questo è motivo di gioia e speranza. Tommaso Francesco – ha sottolineato Bonanno – è una luce che brilla e dimostra quanto sia importante coltivare sin da piccoli l’amore per la nostra identità. Siamo fieri di lui. Rivolgo anche un plauso sincero ai suoi genitori, Placido e Valeria, e ai suoi nonni che con dedizione lo sostengono in questo percorso di crescita e formazione».

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Fu esponente Dc e direttore dell’Ufficio Postale: è morto a 90 anni Alfio Lanaia

Il sindaco Bonanno: «Biancavilla perde una figura perbene, coerente nei valori e attenta alla nostra città»

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È morto all’età di 90 anni, Alfio Lanaia. Nome e volto molto noti a Biancavilla per i ruoli pubblici che ha assunto sia in ambito politico che professionale. Esponente della Democrazia Cristiana, fu più volte consigliere comunale. Carica ricoperta dalla fine degli anni ’80 fino alla prima metà degli anni ’90, prima dell’era dell’elezione diretta dei sindaci. In anni successivi, fu anche segretario della Margherita, formazione moderata dello schieramento del Centrosinistra.

Lanaia fu per tanti anni direttore dell’Ufficio Postale di Biancavilla, ruolo che più di ogni altro gli ha permesso di essere a contatto quotidiano con i biancavillesi, che lo apprezzavano per i suoi modi e la sua disponibilità.

Il cordoglio del sindaco Bonanno

Sentimenti di cui si fa interprete il sindaco Antonio Bonanno, nel suo messaggio di cordoglio rivolto alla famiglia: «Per tutta la vita, si è speso con passione e senso civico per la nostra comunità. Lanaia è stato un cittadino esemplare, sempre pronto a mettere la sua esperienza e il suo impegno al servizio del bene comune».

E poi i ricordi personali del primo cittadino: «Lo conoscevo da tanti anni e l’ho sempre apprezzato sul piano umano: per la sua gentilezza, il rispetto verso gli altri, la sobrietà nei toni e nei modi, la disponibilità all’ascolto. Ho sempre stimato il suo modo garbato e deciso di contribuire alla crescita della città con idee, proposte e partecipazione attiva».

«Biancavilla – sottolinea il sindaco – perde una figura perbene, coerente nei valori e attenta al destino della nostra comunità». I funerali sono stati fissati nella parrocchia di San Salvatore, alle ore 16 del 4 settembre.

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Il dott. Alessio Leotta: «Possessioni demoniache? No, psicopatologie»

Studio condotto dal professionista biancavillese: l’importanza di affidarsi agli psicoterapeuti

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La possessione demoniaca: un disturbo psicopatologico, un fenomeno culturale o entrambi? Su questo interrogativo uno studio è stato condotto dal dott. Alessio Leotta, psicologo e psicoterapeuta di Biancavilla e ipnotista della scuola di Milton Erickson. L’indagine, nell’ambito del master in “Psicodiagnostica clinica e forense”, ha riguardato aspetti patologici che si intrecciano a credenze, alimentate ancora oggi anche dalle autorità religiose.

Biancavilla è meta di persone provenienti da tutta la Sicilia, convinte di essere possedute da forze demoniache o vittime di malefici. Nella chiesa “Tutte grazie”, per scelta ecclesiastica, si svolgono preghiere di liberazione e, in alcuni casi, rituali di esorcismo. Così, centinaia di persone obiettivamente bisognose di cure si affidano al sacerdote e non allo psicoterapeuta.

«Nella mia tesi – spiega il dott. Alessio Leotta – ho cercato di chiarire i legami tra possessione diabolica e psicopatologia. Ho messo in luce come la possessione possa diventare un modo per spiegare il proprio disagio, deresponsabilizzandosi. Quando la sofferenza è insopportabile o socialmente inaccettabile, il soggetto può trovare una spiegazione nella presenza di un “demone”, attribuendogli la causa del suo male. È un comportamento che trasforma il dolore interiore in qualcosa di esterno, per trovare un senso e, spesso, anche una forma di sollievo o di accoglienza sociale».

Lo psicoterapeuta biancavillese ha seguito due casi clinici: due donne (non biancavillesi) che presentavano “sintomi” attribuiti da loro stesse alla cosiddetta “possessione diabolica”. In entrambi i casi, in realtà, un esame psicodiagnostico approfondito ha mostrato la presenza di disturbi dissociativi e tratti isterici, spesso legati a traumi o a condizioni di stress estremo. «Sono casi – spiega il dott. Leotta con il dovuto approccio scientifico – dimostrano come la “possessione” possa mascherare problematiche psicologiche profonde, e quanto sia importante non fermarsi all’apparenza, ma indagare più a fondo per aiutare davvero la persona».

Lo studio evidenzia, quindi, come la “possessione diabolica” si collochi su un continuum fra cultura e patologia. «Non possiamo pensare – sottolinea lo psicoterapeuta – di risolvere il fenomeno semplicemente, bollando tutto come superstizione, ma non possiamo nemmeno ignorare il rischio di trascurare quadri clinici seri. Attraverso la condizione di “possessione”, il soggetto comunica il suo dolore, i suoi conflitti, le sue paure».

Per affrontare situazioni di questo tipo occorrono un approccio multidisciplinare e un lungo percorso di terapia. Arrivare alla consapevolezza di affidarsi a un professionista è il primo, difficilissimo passo. Senza il quale, la patologia resta lì e, anzi, viene alimentata e aggravata da residuati culturali fuori dal tempo. Un loop da interrompere.

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