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In città

Nella “Pedata di San Placido” svelata la stele marmorea dedicata al patrono

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© Foto Biancavilla Oggi

Svelata la stele marmorea con l’effige di San Placido. Il monumento dedicato al patrono di Biancavilla è stato collocato in coincidenza della rotatoria del tratto finale di viale dei Fiori, proprio nel punto, quasi al confine con Adrano, denominato “Pedata di San Placido” dalla toponomastica locale. La cerimonia ha richiamato una folla di alunni, in rappresentanza delle scuole di Biancavilla.

L’iniziativa si deve al Circolo San Placido, che da anni chiedeva di dedicare un’opera al martire benedettino e che solo ora ha trovato la disponibilità dell’amministrazione comunale, che si è fatta carico delle spese. L’opera è stata realizzata da Vincenzo Malvuccio. Ad aggiungersi alla proposta del gruppo dei devoti è stata anche l’associazione culturale “Biancavilla Documenti”, a cui si deve la richiesta di codificare formalmente la denominazione del sito in “Pedata di San Placido”, toponimo che trae origine da un racconto popolare e che è stato registrato persino dallo studioso Giuseppe Pitrè. L’idea era stata sollecitata lo scorso anno dalle pagine di Biancavilla Oggi, attraverso un intervento di Placido A. Sangiorgio.

In un breve momento di raccoglimento e preghiera, padre Pino Salerno ha impartito la benedizione con il “braccio reliquiario” del patrono. Si sono alternati gli interventi del sindaco Antonio Bonanno, del presidente del Circolo “San Placido”, Alessandro Rapisarda, e di Salvuccio Furnari per conto dell’associazione “Biancavilla Documenti”. Intonato l’inno dedicato al santo, anche con la partecipazione degli ospiti della struttura “Cenacolo Cristo Re”.

Secondo i prodigi attribuiti al patrono dai devoti e dalla comunità cattolica, Biancavilla sarebbe stata protetta nei secoli dai terremoti dell’Etna. Una targa di ringraziamento è stata apposta ora a ricordo del fortissimo sisma dello scorso 6 ottobre (giornata della festività patronale di San Placido con la processione serale del simulacro e delle reliquie), che ha causato danni a chiese, scuole ed abitazioni ma, per fortuna, non ha provocato alcuna vittima.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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In città

La voce potente e mediterranea di Rita Botto all’Etna SoudSet di Biancavilla

Nuovo appuntamento con la rassegna alle Vigne: un’altra artista d’eccezione all’ombra del Vulcano

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© Foto di FrameOFF / Noto

È la serata di Rita Botto all’Etna SoudSet, rassegna di musica di qualità nel contesto delle Vigne di Biancavilla, sulla Sp 158 di contrada Argentieri. L’appuntamento del 2 agosto, alle ore 22, è con la cantante siciliana. Assieme a lei, Carlo Cattano al sax, Maurizio Diara alla chitarra, Giovanni Arema al contrabbasso, Ruggero Rotolo alla batteria.

Rita Botto è una cantante che trova nella sua Sicilia l’energia di riprendere le radici sonore che oggi sono tornate di attualità. È la voce della donna mediterranea a raccontare storie e sentimenti di un’antica terra. Artista versatile, autodidatta, la cui principale dote è la comunicatività, vanta una voce mediterranea potente, duttile, ma anche ironica.

Nata nella barocca Catania, musicalmente esordisce a Bologna, un vero trampolino di lancio per il suo futuro artistico, dove abbraccia stili e repertori che vanno dalla musica leggera italiana a quella brasiliana, passando per i registri afroamericani del blues e del jazz.

Soltanto più tardi scopre il desiderio di dare voce ai suoni della propria lingua, il siciliano. Il calore del timbro della voce, la passionalità, quella sua maniera di mettere in scena una certa espressività teatralmente mediterranea, calzano a pennello per l’inizio di questa nuova esperienza che riguarda la canzone popolare siciliana.

Inizia così l’attività concertistica. Il 2004 è l’anno della prima tournée internazionale, ma soprattutto l’anno del vero esordio discografico con Stranizza d’amuri. Tra gli incontri artistici più significativi, quello con Carmen Consoli, i Lautari e Alfio Antico.

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In città

Turi Ventura, a vent’anni dalla morte un film ricorda l’attore dei “Quattro Soldi”

La commozione della figlia Veronica: «Ci ha lasciato una grande eredità umana, affettiva e artistica»

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Vent’anni fa usciva di scena Turi Ventura, l’attore biancavillese della compagnia “Quattro soldi”, interprete di diverse commedie dialettali di successo. Era il 2005: non era la conclusione di una rappresentazione teatrale, ma la fine prematura e improvvisa della sua vita. Aveva 46 anni, lasciava la moglie Anna Maria Messina e i figli Veronica, Jessica e Puccio. Sono loro, oggi, a rendergli omaggio.

Lo fanno, promuovendo, con la compagnia “Quattro soldi”, il film amatoriale “Dan Savvaturi u braccianti, la vendetta”. Proiezione in programma il 2 agosto, alle ore 20.30, a Villa delle Favare, messa a disposizione del Comune, a ingresso libero. È una sorta di continuo del precedente film, realizzato sei anni fa, sempre dalla compagnia “Quattro soldi”. Per l’occasione sarà proiettato anche un contributo video che sintetizza la vita artistica di Turi Ventura.

Questo nuovo film è stato possibile grazie alla collaborazione tra la famiglia Ventura e la famiglia di Vincenzo Portale, cameraman e amico autentico di Turi, che lo ha seguito in tutto il suo percorso teatrale. È stata la figlia, Jessica Portale, ad avere avuto l’idea di sistemare un copione e realizzare il film, poi scritto e riadattato assieme ai figli di Turi. Un’opera realizzata da autodidatti, ma con cuore sincero e intrisa di profondo affetto.

«Quella di Villa delle Favare vuole essere una proiezione in memoria di mio padre, che giorno 4 agosto compie vent’anni dalla sua scomparsa. La sua morte – dice a Biancavilla Oggi Veronica Ventura – ha segnato tanto dolore nella cittadinanza. Papà è ricordato da tutti: da noi figli, da mia madre e da qualsiasi persona in paese. Questa occasione vuole essere un ricordo non solo della mia famiglia, ma di tutta Biancavilla».

«Abbiamo ricevuto da Turi Ventura – sottolinea con commozione Veronica – una grande eredità umana e affettiva e una straordinaria dote artistica, soprattutto Puccio, veramente un degno erede di mio padre. Il suo ricordo è sempre vivo nei nostri cuori e in quello dei biancavillesi, i quali ce lo testimoniano continuamente».

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