Chiesa
Sisma, Biancavilla ferita al cuore riscopre di essere una comunità

di Vittorio Fiorenza
La notte prima, quando la forte scossa ha fatto sobbalzare dal letto e spinto tutti in strada col pigiama addosso, in tanti si sono ritrovati al campo sportivo, indicato dal Comune come uno degli spazi di emergenza, dopo l’appello ad abbandonare le case. E ieri sera, ancora nello stesso posto, sono stati in migliaia a riempire lo spiazzo attiguo al rettangolo di gioco dell’”Orazio Raiti”. Tutti davanti alle effigi dei tre patroni cittadini con i simulacri di San Placido e San Zenone e l’icona della Madonna dell’Elemosina. Il terremoto non ha fermato la devozione. Anzi, la comunità si è unita attorno ai suoi simboli identitari, quasi a cercare conforto.
Sì, perché Biancavilla, epicentro del pauroso sisma che ha raggiunto 4.6 di magnitudo («Mai uno così potente se ne ricorda a memoria d’uomo», concordano tutti gli anziani e gli annali storici dell’Ingv), era immersa nel clima delle sue festività religiose. Proprio ieri sera si doveva svolgere, come da tradizione, la processione della statua del martire benedettino con la conclusione dello “sparo di mezzanotte”. Tutto annullato dal primo cittadino, che con il clero ha concordato poi il momento di raccoglimento. Al di là delle fisiologiche interruzioni dovute al maltempo –fanno notare i conoscitori di storia locale– l’ultima sospensione forzata della processione di San Placido risale a fine ‘800, a causa del colera. «È stato un momento di unione umana e civile –ha spiegato il prevosto, padre Pino Salerno– per ringraziare il Signore dello scampato pericolo, in un clima di mestizia e lode per i Santi Patroni. Ci stringiamo attorno alla speranza di ritrovarci accanto l’un l’altro e guardare al futuro con altrettanta speranza. La preghiera ci accomuna, prendendo consapevolezza della nostra fragilità».
Già, pericolo scampato. Nessun ferito di rilievo: al pronto soccorso dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata” c’è stato un boom di arrivi nella notte, ma (a parte un paio di casi di escoriazioni riportate nella concitazione) si è trattato di persone sopraffatte dallo choc. Nulla di grave. Altro capitolo, invece, è quello dei danni agli immobili: decine le segnalazioni di crepe e lesioni in abitazioni private. Ma sono alcune chiese e gli edifici scolastici, pur non essendo completate ancora tutte le verifiche tecniche, a destare parecchia preoccupazione. È stato uno choc per il paese etneo risvegliarsi (per chi è riuscito a dormire…) con la conta dei danni, concentrati soprattutto nel centro storico.
Biancavilla è stata ferita al cuore. La basilica, simbolo e orgoglio della città, con il suo campanile ed il prospetto baroccheggianti disegnati dal Sada, presenta all’interno, in diversi punti, vistose crepe: nella volta, nella cupola, nella cappella di San Placido affrescata nel Settecento da Giuseppe Tamo da Brescia. Per ora resta chiusa, in attesa di comprendere quale profondità hanno quelle crepe: il rischio è che possa essere dichiarata inagibile. Lesioni più contenute nella vicina chiesa del Rosario. Caduta di calcinacci, cedimento di cornicioni e pezzi della facciata anche nella chiesa dell’Idria. Edifici ispezionati sommariamente già ieri mattina sia dai carabinieri del comando Tutela Patrimonio Culturale sia dai tecnici della Soprintendenza ai Beni culturali ed ambientali di Catania.
In viale dei Fiori, attivato il Centro Operativo Comunale con il sindaco Antonio Bonanno, il direttore regionale del Dipartimento di Protezione civile, Calogero Foti, assieme al responsabile dell’area Sud-orientale, Giovanni Spampinato, il comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, Giuseppe Verme, il comandante della stazione dei carabinieri, Roberto Rapisarda, oltre ad assessori, tecnici comunali e gruppi di volontariato. Il Com biancavillese è stato un riferimento pure per gli amministratori del comprensorio: hanno partecipato alle riunioni i sindaci di Adrano, Santa Maria di Licodia e Ragalna, Angelo D’Agate, Salvatore Mastroianni e Salvatore Chisari.
Particolare attenzione è stata data alle condizioni degli immobili scolastici. Se si escludono l’Istituto comprensivo “Antonio Bruno” ed il plesso “Don Bosco”, altri edifici presenterebbero, a prima vista, serie criticità. Nastri a strisce bianco e rosso delimitano le zone pericolanti (mura “rigate” e intonaci a terra), soprattutto nei plessi elementari “Grassura” e “Guglielmo Marconi”. Il dirigente scolastico di quest’ultimo, Mario Amato, sospira ed ipotizza già la chiusura del secondo piano: nove classi da collocare altrove o lo spettro dei “doppi turni” che si rianima dopo decenni. Se ne saprà di più oggi: il sindaco deciderà con ordinanza la probabile inagibilità di parti di edifici scolastici. «Stiamo verificando, palmo a palmo, ogni struttura – garantisce Bonanno – è stata una notte lunga ed emotivamente forte, nella quale mi sono sentito vicino ai miei concittadini ed alla popolazione del territorio. Non facciamoci vincere dalla paura. Coraggio e consapevolezza».
(Tratto da “La Sicilia” di domenica 7 ottobre 2018)
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Chiesa
Concluso in bellezza il grest 2025 per 200 parrocchiani dell’ Annunziata
Visitato pure il Parco Avventura di Nicolosi con riflessione su San Francesco e il valore dell’ambiente

In coincidenza con la ripresa dell’anno scolastico, si è concluso il Grest 2025 dell’oratorio “Don Bosco” della parrocchia Maria Santissima Annunziata di Biancavilla, guidata da padre Giosuè Messina. L’iniziativa ha coinvolto 200 ragazzi, accompagnati da 50 animatori e da un gruppo di 40 educatori e volontari, sviluppandosi attorno al tema “Toc Toc – Io sono con voi tutti i giorni”.
Anche quest’anno, le parrocchie della diocesi hanno animato l’estate con proposte rivolte a bambini e adolescenti, garantendo attività educative, esperienze di fede e momenti di fraternità. Il grest biancavillese ha rappresentato uno degli ultimi tasselli di questo percorso comunitario, segnando la chiusura della stagione estiva.
Il programma ha alternato momenti di catechesi quotidiana a laboratori e attività creative, che hanno spaziato dalla moda alla ginnastica artistica, dallo sport al ballo, passando per il giornalino ed esperienze di ingegneria. L’obiettivo non è stato soltanto offrire occasioni di svago, ma anche favorire la crescita spirituale, la collaborazione e la capacità di esprimere la propria creatività.
Tra le esperienze più apprezzate vi è stata la giornata trascorsa al Parco Avventura di Nicolosi, che ha permesso ai partecipanti di vivere prove di coraggio e divertimento a contatto con la natura. L’attività è stata anche occasione di riflessione sulla figura di San Francesco e sul valore del rispetto dell’ambiente, concretizzato con una raccolta di rifiuti promossa dagli educatori. Il Grest ha previsto inoltre momenti di spiritualità legati ai luoghi mariani del territorio, come il pellegrinaggio al Santuario della Madonna della Sciara di Mompileri.
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Chiesa
Padre Franko e la “sua” missione in Congo: «È qui che ha senso la mia vita»
La parrocchia, i pigmei, la scuola e l’appello alla generosità di Biancavilla per la popolazione africana

Gli occhi di Nsimba si illuminano durante la messa, quando vede il suo bambino che oggi ha sette anni e che rischiava di morire appena nato, se lei non fosse stata portata in ospedale in tempo dalla suora missionaria chiamata in suo soccorso. Kofi, è visibilmente orgoglioso del lavoro fatto per completare le strutture che ospiteranno degli uffici. Lui è un giovane carpentiere che ha potuto apprendere il suo mestiere proprio grazie alle scuole della missione. Mbemba, con il suo quaderno e la sua penna è al primo giorno di scuola. Lascia i suoi fratelli e la mamma a malincuore ma appena si ritrova nella grande aula un sorriso sboccia sul suo volto.
Sono nomi casuali appartenenti alla grande missione dove opera padre Franko Laudani. A 83 anni, mentre molti pensano al riposo, padre Franko continua imperterrito la sua missione in Congo, nel cuore pulsante dell’Africa, dove opera da oltre 53 anni. Una scelta di vita che parla di fede, coraggio e amore per il prossimo, maturata quando ancora era un giovane sacerdote biancavillese e che oggi lo vede ancora in prima linea, tra bambini, famiglie, scuole e villaggi sperduti.
Il volto dell’Africa che padre Laudani racconta è quello della speranza. Nsimba, Kofi e Mbemba sono solo alcuni dei volti che danno senso alla vita di questo sacerdote instancabile, giunto in Congo molto giovane e sopravvissuto – undici mesi dopo l’arrivo – a un grave incidente in moto. Fu salvato per miracolo da una suora infermiera che passava proprio in quel momento.
Parrocchia viva, comunità in cammino
Oggi padre Laudani svolge la sua attività nella parrocchia dedicata alla Beata Maria Clementina Anuarite Nengapeta, martire congolese uccisa nel 1964 per avere resistito al tentativo di stupro da parte dei ribelli Simba.
«Ogni domenica – racconta a Biancavilla Oggi – nei primi banchi ci sono almeno 80 bambini. Centinaia di fedeli percorrono anche decine di chilometri per partecipare alla Messa. È tutto diverso dall’Italia: c’è povertà e semplicità, ma le celebrazioni sono piene di vita, con canti e danze che fanno pregare tutto il corpo».
La missione si estende su un raggio di oltre 100 km. Spostarsi tra i villaggi non è semplice: strade impervie, condizioni difficili, ma nessuna lamentela. «Spesso percorro anche 50 chilometri per raggiungere una chiesa o una casa. Le strade non sono certo quelle dell’Italia…», sorride il sacerdote biancavillese.
I pigmei, la dignità restituita
Tra le esperienze più forti, i 28 anni trascorsi tra i pigmei, un popolo a lungo emarginato.
«Quando arrivai – racconta ancora padre Franko – non erano nemmeno considerati uomini. Venivano sfruttati e privati di ogni diritto. Abbiamo lottato molto – con autorità, istituzioni e gente comune – per garantire loro un pezzo di terra, dei diritti, un’identità. Ricordo ancora una marcia che fece tanto parlare…».
La scuola, arma contro l’ignoranza
Uno dei pilastri della missione è l’educazione. Oggi sono diverse migliaia gli alunni che frequentano le scuole elementari della missione, nate per combattere «la schiavitù dell’ignoranza».
«Tra i nostri ex studenti ci sono operai, falegnami, muratori, ma anche maestri, infermieri… E quest’anno, Oscar, un ragazzo della missione, ha espresso il desiderio di diventare sacerdote missionario, come me».
Ai biancavillesi appello alla generosità
Dopo un breve periodo estivo a Biancavilla, trascorso anche per motivi di salute, padre Laudani si prepara a tornare “a casa”, in Congo. Ma prima lancia un appello ai suoi concittadini: «Vengo spesso a chiedere aiuto a voi biancavillesi. In Congo c’è tanto bisogno: servono medicinali, materiale scolastico, formazione per insegnanti, medici, infermieri, catechisti. Vogliamo creare strutture funzionali, costruire speranza dove oggi ci sono solo polvere e fatica».
Alla domanda se non sia il momento di fermarsi, risponde con un sorriso che racconta tutta la sua storia: «Ritirarmi io? Mai. Finché avrò forza e salute, resterò lì. È lì che davvero puoi fare del bene. È lì che la mia vita ha senso».
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