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Cronaca

I giudici “dimenticano” una rapina: la Procura Generale ricorre in Cassazione

I fatti della fiera del bestiame: clamorosa omissione per un imputato, fa Appello pure la parte civile

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C’è un nuovo capitolo e un nuovo colpo di scena sul processo scaturito dalle violente aggressioni subite dall’avv. Pilar Castiglia e dall’attivista Lav, Angelica Petrina, nella fiera abusiva del bestiame, nell’ottobre 2016, a Biancavilla.

Il processo – caratterizzato da pasticci procedurali, rinvii e lungaggini – si è chiuso in primo grado con la condanna di tre imputati per rapina: Salvatore Ventura, Nicola Lo Cicero e Nicola Minissale. Prescritti, invece, i reati di lesioni personali, resistenza a pubblico ufficiale e maltrattamenti di animali. Stessa sorte per i reati di minaccia (contestati al comandante della polizia locale, Vincenzo Lanaia, e ad un suo ispettore) e di rifiuto in atti d’ufficio, contestati ad altri sei vigili urbani.

Dalla lettura delle motivazioni della sentenza, pronunciata lo scorso febbraio dalla quarta sezione penale collegiale del Tribunale di Catania (presidente Salvatore Palmeri), emerge però una vistosa e grave “dimenticanza” per uno degli imputati.

Né assolto né condannato

Si tratta di Pietro Tomasello, assistito dagli avv. Giuseppe Milazzo e Vincenzo Nicolosi. Il giovane è stato assolto (con la formula della cosiddetta “insufficienza di prova”) per la rapina del cellulare all’avv. Castiglia. Per le contestazioni relative alle lesioni personali, è scattata la prescrizione. Per un altro capo di imputazione, ovvero la rapina della borsa dell’avvocata, non c’è alcuna traccia nella sentenza. Né una condanna né un’assoluzione: manca il pronunciamento dei giudici. Una svista grossolana che non è passata inosservata all’avv. Castiglia. Così, anche su sua sollecitazione, la Procura generale ha proposto ricorso per Cassazione.

Un atto di impugnazione firmato dal sostituto Maria Giovannella Scaminaci per una pronuncia omessa, che farebbe venire meno il giudicato sullo specifico capo di imputazione, rendendo nulla la sentenza in quella parte. Si è di fronte, in termini tecnici, ad una violazione del principio di completezza della decisione, secondo il Codice di Procedura Penale. Se la Suprema Corte accoglierà il ricorso, il processo a Tomasello andrà rifatto per quella contestazione.

Una rapina “funzionale”

Una rapina compiuta in concorso. Non una banale rapina, tesa semplicemente alla sottrazione di un oggetto di valore. Va contestualizzata in quella bolgia di violenza, in cui venivano aggredite l’avv. Castiglia e la rappresentante della Lega Antivivisezione Petrina, mentre uno dei carabinieri intervenuti veniva ostacolato dalla folla in piazza Don Bosco e ferito alla testa, nel tentativo di ammanettare un anziano che si rifiutava di farsi identificare.

«È evidente che, indipendentemente dalla finalità di carattere patrimoniale, la sottrazione del cellulare e delle borse – si legge nelle motivazioni della sentenza – perseguisse quantomeno un fine di ordine morale, vale a dire quello di impedire alle vittime di chiamare i soccorsi e chiedere aiuto, come testimoniato dal fatto che il brutale pestaggio aveva inizio proprio nel momento in cui la Castiglia, vedendo il maresciallo Costigliola sanguinante, prendeva il telefono in mano nel tentativo di chiamare i rinforzi».

«Lacuna di giustizia»: parte civile fa Appello

Sull’omesso pronunciamento del Tribunale, oltre all’atto della Procura generale, c’è anche un ricorso presso la Corte d’appello di Catania presentato dal legale dell’avv. Castiglia. La “dimenticanza” del capo di imputazione di Tomasello è il primo punto del ricorso, ma non il solo.

Sono state impugnate anche le assoluzioni con formula dubitativa di Natale Ponticello (rapina della borsa) e di Salvatore Ventura e Pietro Tomasello (rapina del cellulare) in quanto le motivazioni si ritengono lacunose, ignorando prove documentali e testimonianze. Per inciso, Ventura è stato invece condannato per la rapina della borsa.

L’avv. Castiglia – assistita in aula anche da una consulente tecnica, la pedagogista clinica Teresa D’Agate – ha descritto in udienza un’aggressione «di stampo medievale», parlando di «un prima e un dopo» nella sua vita. Le ripercussioni sono state tali da costringerla a lasciare Biancavilla per motivi di sicurezza, cambiando città e vita insieme alla figlia. Una «lacuna di giustizia», secondo la difesa dell’avv. Castiglia: da colmare in secondo grado e anche in sede civile.

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Escursionisti improvvisati sull’Etna: in tre soccorsi nei boschi di Biancavilla

Il gruppo è stato colto da un violento temporale nei pressi della casermetta comunale di Piano Mirio

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Un violento temporale ha investito un gruppo di escursionisti nell’area della casermetta comunale di Piano Mirio, nel territorio boschivo di Biancavilla. Erano in tre, con abbigliamento non adeguato alle condizioni meteo. Sono stati presi dal panico dopo essersi totalmente bagnati e presi di freddo. Dopo avere diramato la richiesta di soccorso, una squadra di Tecnici della Stazione Etna sud del Soccorso Alpino li ha raggiunti mettendoli in sicurezza. Hanno prestato collaborazione le guide alpine e vulcanologiche Sicilia e il gruppo guide Etna Sud, che hanno messo a disposizione un automezzo.

Nello stesso momento, un turista svedese in escursione sul versante sud dell’Etna è scivolato a quota 2500 metri, percorrendo un sentiero, procurandosi la frattura di una caviglia. Anche per lui sono scattati i soccorsi.

Il Soccorso Alpino continua a raccomandare di accertarsi delle condizioni meteo previste nelle aree in cui ci si intende recare, prima di intraprendere una escursione. In caso di infortunio in ambiente montano, impervio o ostile, oppure in caso ci si fosse perduti nei medesimi ambienti, il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico è allertabile chiamando il Numero Unico di Emergenza 112.

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Cronaca

Rubano una motozappa a Biancavilla, inseguiti dai carabinieri e arrestati

Si tratta di un 30enne e un 22enne: devono rispondere anche di resistenza a pubblico ufficiale

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A Biancavilla, i carabinieri della locale Stazione hanno arrestato un uomo di 30 anni e un giovane di 22 anni, entrambi di Santa Maria di Licodia, già noti alle forze dell’ordine. I due sono ritenuti responsabili di resistenza a pubblico ufficiale, soppressione di atti veri e furto in abitazione in concorso.

Una pattuglia ha notato un’auto sospetta con il cofano posteriore aperto e, all’interno, una motozappa parzialmente coperta. All’ordine di fermarsi, il conducente, identificato nel 30enne, ha accelerato tentando la fuga. Ne è scaturito, quindi, un inseguimento. La Centrale Operativa di Paternò ha disposto l’intervento di ulteriori rinforzi di militari della stazione biancavillese. Grazie al coordinamento e al tempestivo supporto, il mezzo è stato bloccato e i due occupanti fermati.

Sottoposti a perquisizione, nel bagagliaio trovata una motozappa da 7 cavalli. Il conducente ha dichiarato che fosse di sua proprietà, sostenendo di averla ricevuta in regalo da un parente. Accertato che la targa anteriore dell’auto era stata occultata. L’uomo ha spiegato di averlo fatto per evitare che, a Biancavilla, qualcuno potesse riconoscerlo o individuare il veicolo, pensando che fosse in zona per recarsi dall’ex compagna, con la quale in passato aveva avuto gravi contrasti ed era stato denunciato per maltrattamenti in famiglia e danneggiamento aggravato.

Gli accertamenti hanno permesso ai militari di risalire rapidamente al possibile proprietario della motozappa. Giunti nella vicina proprietà da cui si riteneva fosse stata rubata, infatti, è stato trovato il lucchetto d’ingresso forzato. Il proprietario, riconosciuto il mezzo, ha quindi formalizzato denuncia di furto e ha riavuto la motozappa. Per i due soggetti, invece, oltre alle manette, sono scattate le sanzioni per violazioni al Codice della Strada.

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