Politica
Quel sognatore con la bandiera rossa: compie 91 anni il compagno Zappalà
Una vita comunista: dalle lotte per la terra al viaggio in Urss, dal golpe Borghese alla “Bolognina”

C’era anche lui, nel novembre del 2000, al Cinema Trinacria di Biancavilla, per la cerimonia di consegna delle medaglie della Cgil catanese nel “Cinquantenario delle lotte per la terra”. Giosuè Zappalà, “il compagno Zappalà”, riceveva così –assieme ad altri sette vecchi dirigenti sindacali– il meritato riconoscimento per quelle battaglie di giustizia e riscatto sociali.
Ricordiamo perfettamente, quella sera -in attesa che sul grande schermo venisse proiettato “Placido Rizzotto” di Pasquale Scimeca- il suo volto emozionato ed orgoglioso. E ricordiamo i suoi modi gentili e rassicuranti, gli stessi con cui accoglieva gli alunni (noi alunni) all’ingresso del plesso elementare “Guglielmo Marconi”.
Alla voce “professione”, nella sua carta di identità era indicato “bidello” (scatto successivo allo status di “contadino”). Ma più che il documento rilasciato dall’Ufficio Anagrafe, a parlare di lui sono le tessere di partito che ancora conserva. “Iscritto dal… 1948”, è riportato nella tessera n. 0427730. Al Pci, Giosuè Zappalà aveva aderito appena diciottenne, impegnandosi nella ricostituita Fgci (Federazione Giovani Comunisti Italiani).
Quel giovane animato dallo spirito del combattente, che sfidava con l’incoscienza dei suoi anni la polizia di Mario Scelba… Quel ragazzo mosso dai sogni di libertà e di eguaglianza sociale, compie, oggi, 91 anni.
È tra i pochissimi testimoni rimasti, custodi di un patrimonio storico, politico e culturale (senza eredi, a Roma come a Biancavilla) fatto di battaglie per i diritti dei lavoratori e lotte di emancipazione civile e umana. Biancavilla Oggi, che quegli stessi valori li ha scolpiti nel proprio statuto, si rivolge a Giosuè Zappalà con gli auguri più sinceri per questo traguardo di vita.
Lotte contadine e tesseramenti record al Pci
Una vita, la sua, con la bandiera rossa sempre sventolante. Raccontano i suoi familiari: «Il suo spirito guerriero e combattivo si rivelò ancora più pregnante tra gli anni ’50 e ’60, quando il boom economico italiano mise a nudo le sue profonde contraddizioni, lasciando le plebi contadine e il bracciantato siciliano nelle condizioni della servitù della gleba di medievale memoria. Occupazione delle terre incolte, difesa dei braccianti, battaglie per la riforma agraria rappresentarono gli eventi più significativi del suo impegno in quell’epoca».
Impegni politici e sindacali che diventarono più intensi negli anni successivi, quando fu a capo della Camera del lavoro di Biancavilla, entrò nel Comitato direttivo della locale sezione “Antonio Gramsci” del Partito Comunista (di cui in seguito fu pure segretario), ricoprì la carica di assessore nella prima amministrazione rossa della storia di Biancavilla, guidata dal sindaco Peppino Pace.
Erano gli anni in cui Biancavilla rappresentava una punta del comunismo etneo e siciliano. Anni in cui l’attivismo di dirigenti e militanti come Zappalà facevano balzare i risultati elettorali. La parte alta di “Sopra l’orto” divenne “La piccola Russia” e il nostro paese ebbe la nomea di “Bologna del Sud”.
Le campagne di iscrizione e di tesseramento al Pci, Zappalà le faceva girando casa per casa, anticipando di un ventennio il celebre invito di Enrico Berlinguer rivolto alla folla nel suo ultimo comizio di Padova: «Lavorate tutti, casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con i cittadini…».
A Biancavilla Oggi, i familiari di Zappalà raccontano ancora che lui «faceva opera di proselitismo e, spesso, si prendeva l’onere di pagare le tessere di quelli che non versavano la quota. Lo faceva usando i proventi del suo lavoro, attirandosi, così, i rimproveri della famiglia che non navigava, certo, nel lusso».
Ma l’imperativo, all’epoca, era “Prima di tutto il partito”. E chi deteneva una carica istituzionale, finanziava la sezione. Quando fu consigliere provinciale, Zappalà rinunciò all’indennità personale, devolvendola al partito, che, però, lo mandò in Unione Sovietica in viaggio premio gratuito.
Il contatto traumatico con il “socialismo reale”
La vigilia di quel viaggio, Zappalà la ricorda per due ragioni. La prima fu un attacco di coliche renali: «Niente di che», ripeteva lui, fiducioso che la sanità della Grande Madre Russia lo avrebbe curato in caso di necessità. La seconda ragione fu il diniego della Questura di Catania per il suo espatrio.
«Gravava su di lui –chiariscono i familiari– una condanna con condizionale per aver dato vita nei primi anni ‘60 ad una manifestazione popolare non autorizzata. Una protesta affinché, finalmente, venissero costruiti gli argini in alcune zone del fiume Simeto per evitare le frequenti esondazioni che danneggiavano gli aranceti dei contadini. Fu necessario l’intervento di un giudice del Tribunale di Nicosia (che a suo dire si fece una grande risata nel leggere le motivazioni della condanna) per ottenere l’autorizzazione all’espatrio».
Il contatto ravvicinato con il “socialismo reale”, però, fu assai traumatico. La vista di alcuni indigenti, a Mosca, che chiedevano l’elemosina lo segnò profondamente. Inimmaginabile, per lui e per tanti altri compagni italiani in visita in Urss, che quelle scene potessero rientrare nella vita quotidiana della patria del comunismo.
Dal golpe Borghese alla svolta della Bolognina
Eppure, un clima di più alta tensione, lo visse assieme ad altri esponenti rossi, in Italia, nella sua Biancavilla, quando nel dicembre 1970 si sparse la voce del tentato golpe del generale Junio Valerio Borghese. Colpo di Stato che avrebbe dovuto mettere il Pci fuori legge. I timori di arresti, spinsero Zappalà ed altri dirigenti alla fuga, in piena notte, nelle grotte dell’Etna.
Altro momento cruciale, Zappalà lo ricorda, dopo la caduta del Muro di Berlino, in occasione della svolta della Bolognina, con lo scioglimento del Pci e la formazione del Pds. Furono tormenti e delusioni, discussioni e lacerazioni.
«Lo spirito guerriero che aveva sempre ruggito dentro di lui, iniziò a indebolirsi. La sua fede politica –raccontato i suoi cari a Biancavilla Oggi– cominciò a vacillare. Tuttavia non si perse d’animo, provò a convincersi che la lotta per un mondo migliore doveva continuare. Militò con Rifondazione Comunista, poi nel Pds, infine nel Pd. Ma l’avanzare dell’età e lo sfaldamento di quelle grandi idee che aveva inseguito e cercato di realizzare tutta la vita, attenuarono la sua speranza e la voglia di combattere».
Ora, ormai ultra novantenne, Zappalà chiede in continuazione ai suoi figli che quella bandiera rossa, listata a lutto, con incisi “falce e martello”, possa avvolgere il suo corpo nell’ultimo suo Grande Viaggio, accompagnato dall’inno “Bandiera Rossa”. Ancora auguri, compagno Zappalà.

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Politica
«Potenziare l’ospedale di Biancavilla, mantenere il polo chirurgico»
Il Mpa sostiene la proposta del Comune, a tutela del presidio “Maria Santissima Addolorata”

Il Movimento per l’Autonomia di Biancavilla, nell’ambito dell’interlocuzione aperta sulla rimodulazione della Rete Ospedaliera Siciliana tra enti locali, Asp e assessorato regionale alla Salute, esprime «piena approvazione e sostegno alla proposta formulata dal Comune di Biancavilla per la tutela e valorizzazione del presidio ospedaliero cittadino».
In particolare, il Mpa ribadisce in una nota alla stampa «l’importanza strategica del mantenimento del polo chirurgico nell’ospedale di Biancavilla, sostenuto da motivazioni oggettive e strutturali già più volte evidenziate».
Tra le principali: la presenza di quattro sale operatorie di nuova generazione, realizzate secondo le normative più recenti; un reparto di Terapia Intensiva attivo, fondamentale per la gestione degli interventi chirurgici complessi; una posizione logistica favorevole, adiacente allo scorrimento veloce e facilmente accessibile dai comuni limitrofi; la disponibilità di un’ampia area edificabile, idonea ad accogliere futuri ampliamenti e nuovi servizi.
Alla luce di questi elementi, il Mpa di Biancavilla conferma «il proprio impegno per il mantenimento e il potenziamento dei servizi sanitari del presidio, e si attiverà coinvolgendo la propria dirigenza e i rappresentanti istituzionali regionali».
In particolare, sarà richiesto un intervento diretto all’on. Giuseppe Lombardo, componente della Commissione Salute dell’Ars, affinché si faccia promotore di un impegno concreto a favore dell’ospedale di Biancavilla. Un’azione che, si legge nella nota, tenga conto «delle esigenze sanitarie del comprensorio e dell’equilibrata distribuzione delle risorse, promuovendo sinergia e collaborazione, e non scontro tra comuni, con l’obiettivo di garantire e tutelare il diritto alla salute dei cittadini dell’area simetina-etnea e della limitrofa zona ennese».
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FOCUS
Istituzioni
Luigi D’Asero lascia la presidenza e il Consiglio: è il turno di Portale e Stissi
L’esponente del Movimento per l’Autonomia conclude un ciclo politico: «Accordi di maggioranza»

Luigi D’Asero si dimetterà a giorni da presidente del Consiglio Comunale di Biancavilla e anche dalla carica di consigliere.
Lo ha annunciato lui stesso nel corso di una conferenza stampa, motivando la scelta come un passaggio politico concordato con la coalizione di maggioranza e con il proprio gruppo politico, il Movimento per l’Autonomia.
Nello scranno più alto dell’assemblea cittadina andrà ora, secondo gli accordi, Fabrizio Portale. Per la carica di consigliere, D’Asero sarà sostituito dal primo dei non eletti del Mpa, Giuseppe Stissi.
Per l’occasione, davanti anche ad esponenti politici e assessori, D’Asero ha tracciato un bilancio dell’attività svolta: 60 delibere all’anno, quelle del Consiglio Comunale. Sicurezza urbana, salute pubblica, stesura dei regolamenti, adesione all’Unione dei Comuni: alcuni dei punti citati dal presidente uscente.
Quasi vent’anni di esperienza politico-istituzionale hanno consentito a D’Asero di ricoprire i ruoli di consigliere ma anche di assessore. «Con la mia presidenza si chiude un ciclo, le mie dimissioni nascono da accordi politici di maggioranza e impegni nei confronti delle forze che la compongono. Scelte concordate all’inizio della consiliatura», ha detto D’Asero, a tratti visibilmente commosso.
«Spesso la figura del presidente viene percepita in secondo piano, rispetto a quella di assessore, ma – ha specificato – non è affatto così e io ho avuto l’onore di ricoprirla in chiave “istituzionale”». In questo senso, D’Asero ha sottolineato il supporto dato all’unica componente di minoranza. Un supporto con una “firma di garanzia” che ha consentito all’esponente del Pd di presentare atti che, altrimenti, con una sola firma, per regolamento, non avrebbero potuto raggiungere l’ordine del giorno.
Un’ultima riflessione D’Asero l’ha voluta fare sulla distanza dei cittadini dal Palazzo. «Il contatto politico si è perso, c’è sfiducia da parte dei cittadini», ha detto, auspicando «una loro partecipazione attiva con un confronto diretto».
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