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In città

«La palestra comunale da intitolare al “giudice ragazzino” Rosario Livatino»

Nel giorno della beatificazione del magistrato antimafia arriva la proposta di un comitato cittadino

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La palestra del plesso elementare “Don Bosco”, in via di costruzione, sia intitolata a Rosario Livatino, ucciso dalla “Stidda” nel 1990. La proposta, inviata al sindaco Antonio Bonanno, è sottoscritta da un comitato cittadino. E ricade nel giorno della proclamazione a beato del “giudice ragazzino” da parte della Chiesa cattolica.

«Livatino – si legge nelle motivazioni, a cui seguono 30 firme – è stato tra i primi ad avere individuato lo stretto legame tra mafia ed affari, concentrando particolarmente la sua attenzione sulle connessioni tra criminalità e imprese».

«Una visione nobile della giustizia, ispirata –riporta la missiva inviata al sindaco Bonanno – anche da un’intima esperienza di fede cristiana. Non a caso, anche per quella coerenza tra la sua fede e il suo impegno professionale, le organizzazioni mafiose lo hanno preso di mira, definendolo in chiave spregiativa, “santocchio”, ucciso proprio in odium fidei, come riconosciuto da Papa Francesco, che a conclusione del procedimento per la beatificazione, l’ha definito un “santo dalla porta accanto”».

«Il difficile momento in cui viviamo, segnato dalla pandemia in corso e da una dura crisi occupazionale e valoriale, potrebbe generare – scrive ancora il comitato – rassegnazione tra i più giovani, esponendoli ad elevati rischi che la comunità è chiamata a scongiurare con tutte le forze. Per questo, il connubio sport e legalità può contribuire ad affrontare meglio le fatiche quotidiane, le relazioni con gli altri, l’impegno a scuola, in un’ottica di rispetto delle regole, del fare gioco di squadra a vantaggio di tutti».

Da qui, l’idea di legare il nome di Livatino a quella della struttura sportiva polivalente, che a breve sarà completata.

Ma c’è pure un’altra proposta di intitolazione

Va detto che esiste già una proposta, a firma del consigliere Antonio Bonanno, di intitolazione della palestra. Proposta volta a dedicare la struttura ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Da più parti viene fatto notare che i due magistrati uccisi a Capaci e in via D’Amelio sono stati omaggiati da Biancavilla. A loro sono dedicate la piazza di fronte alla chiesa di San Salvatore l’aula magna della scuola media “Luigi Sturzo”.

Le proposte di intitolazione della palestra devono passare da un voto di Giunta. Ma il parere del Primo Circolo didattico, cui appartiene la palestra, potrebbe fare la differenza, nel tentativo di arrivare ad una soluzione condivisa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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In città

La voce potente e mediterranea di Rita Botto all’Etna SoudSet di Biancavilla

Nuovo appuntamento con la rassegna alle Vigne: un’altra artista d’eccezione all’ombra del Vulcano

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© Foto di FrameOFF / Noto

È la serata di Rita Botto all’Etna SoudSet, rassegna di musica di qualità nel contesto delle Vigne di Biancavilla, sulla Sp 158 di contrada Argentieri. L’appuntamento del 2 agosto, alle ore 22, è con la cantante siciliana. Assieme a lei, Carlo Cattano al sax, Maurizio Diara alla chitarra, Giovanni Arema al contrabbasso, Ruggero Rotolo alla batteria.

Rita Botto è una cantante che trova nella sua Sicilia l’energia di riprendere le radici sonore che oggi sono tornate di attualità. È la voce della donna mediterranea a raccontare storie e sentimenti di un’antica terra. Artista versatile, autodidatta, la cui principale dote è la comunicatività, vanta una voce mediterranea potente, duttile, ma anche ironica.

Nata nella barocca Catania, musicalmente esordisce a Bologna, un vero trampolino di lancio per il suo futuro artistico, dove abbraccia stili e repertori che vanno dalla musica leggera italiana a quella brasiliana, passando per i registri afroamericani del blues e del jazz.

Soltanto più tardi scopre il desiderio di dare voce ai suoni della propria lingua, il siciliano. Il calore del timbro della voce, la passionalità, quella sua maniera di mettere in scena una certa espressività teatralmente mediterranea, calzano a pennello per l’inizio di questa nuova esperienza che riguarda la canzone popolare siciliana.

Inizia così l’attività concertistica. Il 2004 è l’anno della prima tournée internazionale, ma soprattutto l’anno del vero esordio discografico con Stranizza d’amuri. Tra gli incontri artistici più significativi, quello con Carmen Consoli, i Lautari e Alfio Antico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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In città

Turi Ventura, a vent’anni dalla morte un film ricorda l’attore dei “Quattro Soldi”

La commozione della figlia Veronica: «Ci ha lasciato una grande eredità umana, affettiva e artistica»

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Vent’anni fa usciva di scena Turi Ventura, l’attore biancavillese della compagnia “Quattro soldi”, interprete di diverse commedie dialettali di successo. Era il 2005: non era la conclusione di una rappresentazione teatrale, ma la fine prematura e improvvisa della sua vita. Aveva 46 anni, lasciava la moglie Anna Maria Messina e i figli Veronica, Jessica e Puccio. Sono loro, oggi, a rendergli omaggio.

Lo fanno, promuovendo, con la compagnia “Quattro soldi”, il film amatoriale “Dan Savvaturi u braccianti, la vendetta”. Proiezione in programma il 2 agosto, alle ore 20.30, a Villa delle Favare, messa a disposizione del Comune, a ingresso libero. È una sorta di continuo del precedente film, realizzato sei anni fa, sempre dalla compagnia “Quattro soldi”. Per l’occasione sarà proiettato anche un contributo video che sintetizza la vita artistica di Turi Ventura.

Questo nuovo film è stato possibile grazie alla collaborazione tra la famiglia Ventura e la famiglia di Vincenzo Portale, cameraman e amico autentico di Turi, che lo ha seguito in tutto il suo percorso teatrale. È stata la figlia, Jessica Portale, ad avere avuto l’idea di sistemare un copione e realizzare il film, poi scritto e riadattato assieme ai figli di Turi. Un’opera realizzata da autodidatti, ma con cuore sincero e intrisa di profondo affetto.

«Quella di Villa delle Favare vuole essere una proiezione in memoria di mio padre, che giorno 4 agosto compie vent’anni dalla sua scomparsa. La sua morte – dice a Biancavilla Oggi Veronica Ventura – ha segnato tanto dolore nella cittadinanza. Papà è ricordato da tutti: da noi figli, da mia madre e da qualsiasi persona in paese. Questa occasione vuole essere un ricordo non solo della mia famiglia, ma di tutta Biancavilla».

«Abbiamo ricevuto da Turi Ventura – sottolinea con commozione Veronica – una grande eredità umana e affettiva e una straordinaria dote artistica, soprattutto Puccio, veramente un degno erede di mio padre. Il suo ricordo è sempre vivo nei nostri cuori e in quello dei biancavillesi, i quali ce lo testimoniano continuamente».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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