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Strade, chiese, teatro, biblioteca, bar Tour nella Biancavilla “inaccessibile”

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Blog Carmelo Mazzaglia
L’accessibilità è uno dei pilastri portanti per la crescita della società perché permette a ogni persona di avere pari opportunità. Una società accessibile è accogliente nei confronti di quelle persone che hanno delle difficoltà o disabilità.

Abbattere ogni tipo di barriera è fondamentale per realizzare le pari opportunità nella società. Senza barriere, l’handicap o qualunque tipo di ostacolo sarà sempre più ridotto, col risultato di non avere nessuna discriminazione. Discriminazione che sarà definitivamente abbattuta quando le persone non dovranno più pensare: “Perché io non posso?”.

Perché ciò accada, è indispensabile abbattere ogni sorta di barriera. Barriere abbattibili con tre modi efficaci: non ignorando, conoscendo e agendo.

Non ignorando: nel senso che bisogna osservare attentamente ogni singolo luogo pubblico se sia completamente accessibile non solo da questo punto di vista, ma da più punti di vista come ad esempio: le pendenze, il materiale con cui è costruito per poterci camminare di sopra, la larghezza.

Conoscendo: nel senso di approfondire il tema dell’accessibilità coinvolgendo la città con iniziative e magari perché no, realizzare un lavoro per chi ha delle disabilità.

Agendo: nel senso che bisogna non mettere nel “dimenticatoio” l’accessibilità e le persone che hanno disabilità, ma progettare una città per tutti agendo in collaborazione.

Dal punto di vista delle strade e dei marciapiedi, Biancavilla ha il problema di avere alcune strade inagibili e i molti marciapiedi con entrata ma senza uscita.

Invece, riguardo luoghi come bar e negozi, parco giochi, teatro, biblioteca e chiese, l’ideale sarebbero banconi e tavoli non troppo alti nei bar in modo da non ostacolare la visuale, qualche sedia attrezzata, altalene e altri giochi per chi è in sedia a rotelle o per i non vedenti nei parco giochi che mancano.

Nel teatro “La Fenice” vi è il problema dell’accesso sul palco e dietro le quinte. Anche la biblioteca bisogna agevolarla come quella della città di Imperia, per esempio, che ha le attrezzature giuste per favorire l’integrazione.

Riguardo alcune chiese, vi sono solo le barriere architettoniche da abbattere.

Un’altra cosa assente a Biancavilla, sono le iniziative per sensibilizzare l’accessibilità, e quelle per far inserire nella società chi convive ogni giorno con la propria disabilità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il vuoto ideologico e le radici recise: limiti della Sinistra biancavillese

Le parole chiave del Pd? Sono diventate quelle di una certa Destra: decoro, ordine e sicurezza

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Riparto dalle interessanti considerazioni di Rosario Di Grazia a proposito dell’anomalia elettorale biancavillese, raccogliendone il testimone virtuale. Rileggere oggi Calamandrei, come ci invita a fare, genera un immediato senso di sollievo, seguito però da una vertigine, a tal punto è lontana la realtà ideale dallo stato di cose attuale. L’impietosa fotografia di una competizione elettorale “squilibrata” – alla quale si aggiunge la clamorosa débâcle 5 stelle – mi sembra rispecchi in pieno un certo svuotamento ideologico delle (cosiddette) “opposizioni”, se non un vero e proprio “smottamento” verso destra. È un po’ triste vedere infatti come i temi caldi del confronto elettorale ricalchino gli stessi battuti dalla politica nazionale: ordine, sicurezza, decoro.

Tutti temi che, non me ne voglia il neo-candidato Ingiulla (a cui invio anzi i miei migliori auguri), restano punti di forza della Destra, perché esprimono le paure e le priorità di un elettorato conservatore. Ma chi tutela le fasce sociali deboli? Chi difende i Beni Comuni? E una forza politica che manca di queste parole d’ordine, a che titolo si definisce di “centrosinistra”? E in che misura funge da “opposizione”?

Oggi, di fronte alle bandiere della Destra, sotto alle quali si assiepano quelli che Ingiulla stesso definì “gruppi organizzati del consenso elettorale”, non sventola più nessuna bandiera rossa. La sinistra biancavillese – di cui proprio Ingiulla intonava il de profundis nel 2018 – sembra aver perso ogni contatto con le sue radici.

Che la politica locale non risponda alle ideologie è un tema noto. Tuttavia, credo che a furia di dirlo e ridirlo, stia diventando un comodo alibi per tutti. Invece io penso, o perlomeno mi piace pensare, che è proprio nei problemi concreti dell’elettorato che si devono mettere in campo gli ideali.

Ma la politica locale sembra invece vivere d’inerzia, come rassegnata a sé stessa, ormai perfettamente a suo agio in un clima “post-ideologico”. E senza più quel pudore minimo con cui mascherava le sue logiche clientelari.

Voler ricostruire l’opposizione in questo scenario è un compito arduo, e certamente lodevole, ma non può non passare attraverso il recupero fondamentale delle idee. Non basta limitarsi a ricompattare nuovi “gruppi organizzati di consenso” attorno a un nome. Il rischio è quello di far convergere il confronto elettorale non tanto sulle diverse “visioni di mondo”, quanto su una mera contrapposizione personale.

Mi torna alla mente, con una certa nostalgia, la campagna elettorale di 10 anni fa. In molti potranno convenire essere stata fra le più vivaci degli ultimi decenni. All’epoca, il nascente gruppo dei 5 stelle non aveva – questo era chiaro a tutti – nessuna clientela forte alle spalle, nessun “pacchetto” di voti da giocare. In una parola, non aveva alcuna speranza di inserirsi nella sfida fra Glorioso e Bonanno. Ma aveva qualcosa che a questi due mancava: idee nuove, entusiasmo e il coraggio (persino sfacciato) di mettersi in gioco democraticamente. E con la sola forza di queste idee contribuì a rivitalizzare una competizione elettorale altrimenti ingessata.

Resta emblematica la foto che ritrae le due sedie vuote di piazza Roma – quella dell’allora sindaco Glorioso e quella dell’attuale sindaco Bonanno – i quali si rifiutarono all’ultimo di incontrare la cittadinanza e gli altri candidati sindaci per un dibattito pubblico aperto. Qualcuno, evidentemente, aveva paura del confronto democratico. 

E sebbene all’epoca non si volesse/potesse dire, quella squadra ha avuto anche un altro merito che va riconosciuto. Quello di aver riacceso l’attenzione su tematiche profondamente di sinistra, dimenticate o tradite per lungo tempo proprio da chi avrebbe dovuto rappresentarle. Mi riferisco a temi come la difesa dei Beni Comuni, la salute, la sostenibilità ambientale, l’equità sociale.

Ecco alcuni dei grandi temi assenti nell’attuale campagna elettorale. Temi dai quali, chissà, forse Ingiulla potrebbe ripartire, rivolgendosi a quanti hanno a cuore un cambiamento degli equilibri sociali ed economici in paese, piuttosto di guardare a chi ha interesse a mantenere lo status quo.

Potrebbe parlare a quei ragazzi che sono andati via e dar loro un motivo valido per rientrare. Potrebbe parlare alle donne, ancora troppo spesso relegate in casa. O ancora, potrebbe parlare ai migranti, proponendo loro un’inclusione più attiva nella cittadinanza (magari ribadendo, a gran voce, che Biancavilla non si adegua alle vergognose politiche di questo governo!).

Ancora, piuttosto che parlare di sicurezza, potrebbe ricercare le radici del malessere sociale, guardando ai ragazzi come a forze future, e non solo come a pericolosi teppisti. La sicurezza, infatti, è solo fumo negli occhi. È il modo migliore per concentrarsi sugli effetti e mai sulle cause. Ma in questo c’è già la Destra ad essere maestra, come sperare di far meglio di lei?

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