Storie
Quel “giorno da cani” a Biancavilla: 50 anni fa l’assalto alla Banca di Credito
Sparatorie, inseguimenti, tiratori scelti e trattative per gli ostaggi: per 9 ore un paese col fiato sospeso
Era il 13 novembre 1975. Nelle sale cinematografiche impazzava Quel pomeriggio di un giorno da cani, con Al Pacino, ispirato a una rapina vera. Ma quella mattina, a Biancavilla, la realtà superò la finzione: una banda di malviventi tentò un colpo clamoroso alla Banca di Credito (nei locali dell’attuale “Monte dei Paschi di Siena”, a due passi da piazza Roma), trasformando un tranquillo giovedì in una giornata di terrore e incredulità.
Alle otto e mezza, tre uomini, armati con due revolver e travisati con calze di nailon in faccia, fecero irruzione nella filiale, mentre un complice li attendeva in auto. Doveva essere un assalto rapido, ma la sorte – o forse l’improvvisazione – cambiò tutto. L’appuntato dei carabinieri Salvatore Strano e il collega Salvatore Carbone notarono movimenti sospetti e intervennero.
In pochi istanti, il centro di Biancavilla si trovò catapultato in uno scenario da film. Quando il “palo” cercò di fuggire, tentò di investire i militari, che furono costretti ad aprire il fuoco alle ruote dell’auto, riuscendo a fermarla. Dopo un breve inseguimento e una colluttazione, il complice venne ammanettato in un negozio poco distante.
Intanto, dentro la banca, i rapinatori capirono che il piano era fallito. La tensione salì alle stelle. Decisero di barricarsi, prendendo in ostaggio impiegati e clienti. I colpi esplosi in strada, le urla, il panico: Biancavilla cominciò a radunarsi attorno alla filiale, come se la vita del paese fosse rimasta sospesa dietro le mura di quegli uffici.
Le vie furono transennate, tiratori scelti presero posizione sui balconi degli edifici vicini, gli autobus deviati. Gli studenti di ritorno da scuola si trovarono davanti a un labirinto di sirene e cordoni di sicurezza.
Erano gli anni Settanta: anni di piombo, ma anche di ingenuità e solidarietà paesana. Si usciva di casa per “vedere cosa succede”. Curiosità e paura si mescolavano in una folla sempre più densa. Poco dopo, anche un elicottero dei carabinieri sorvolava la città. Biancavilla tratteneva il respiro.
Scene viste solo nei film
All’interno, l’avvocato Giuseppe Salomone, impiegato della banca, cercava di mantenere la calma. La figlia Antonella racconta a Biancavilla Oggi: «I rapinatori, saputo che mio padre era un uomo di legge, gli chiesero quali sarebbero state le probabili conseguenze del loro gesto. Lui, più da psicologo che da giurista, li invitò a ragionare, spiegando che rischiavano accuse gravissime: rapina a mano armata, sequestro di persona, minacce… Cercò di convincerli a consegnarsi».
Fu un dialogo surreale, in bilico tra paura e umanità. Anche per questo qualche mese dopo, dal carcere, i rapinatori inviarono una cartolina indirizzata “A tutti i ‘piegati’ della Banca di Credito…” per ringraziarli della calma e dignità dimostrate in quelle ore. Un gesto paradossale, ma che rivelava un residuo di coscienza dietro le maschere di quei giovani disperati.
Intanto fuori, le famiglie vivevano ore d’angoscia. Grazia Nuciforo, moglie dell’appuntato Strano, ricorda quei momenti a Biancavilla Oggi: «Appresi la notizia mentre davo da mangiare a mio figlio. Mi fu detto che mio marito era sul posto. Mi tremavano le mani. Ma lui, pur nel pericolo, mantenne il sangue freddo. Quando tutto finì, tirai un sospiro che non dimenticherò mai».
Dopo quasi otto ore di drammatiche trattative, quando cominciava a fare buio, la vicenda si avviò alla conclusione. Il generale dell’Arma giunto da Palermo convinse i malviventi ad arrendersi. Intorno alle 17 gli ostaggi furono liberati, nessuno perse la vita e Biancavilla poté finalmente respirare.
L’anno successivo, il coraggio dei carabinieri Strano e Carbone venne premiato con un encomio solenne del Comando Generale dell’Arma, a firma del generale di corpo d’armata, Enrico Mino.
Cinquant’anni dopo, quella giornata resta nella memoria collettiva non solo come pagina di cronaca nera, ma come frammento di un’Italia che cambiava. Un paese sospeso tra paura e speranza, improvvisamente protagonista di un film vero, senza alcun copione e senza alcuna finzione.
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Storie
Carabinieri di Biancavilla salvano una ragazza “abbracciandola” al volo
Episodio a Castiglione di Sicilia, i militari Rosario Crispi e Alberto Fichera elogiati dal sindaco Bonanno
Una ragazza di 21 anni si era arrampicata sul lato esterno di un guard-rail che delimita un ponte, in evidente stato di agitazione psicologica, minacciando di lasciarsi cadere nel vuoto. È successo in una zona periferica di Castiglione di Sicilia e ad intervenire sono stati i carabinieri della compagnia di Randazzo. I militari sono riusciti ad instaurare un dialogo con la giovane, fino ad abbracciarla e a salvarla.
Tra i militari intervenuti ci sono il brigadiere biancavillese Rosario Crispi e l’appuntato scelto Alberto Fichera, licodiese residente a Biancavilla.
Nei loro confronti il sindaco Antonio Bonanno ha manifestato un elogio pubblico. «Grazie alla tempestività e all’umanità dimostrate, i militari, unitamente ai loro commilitoni, sono riusciti a evitare una tragedia che avrebbe potuto coinvolgere una giovane donna di 21 anni».
«In un momento di così alto rischio, i nostri concittadini in divisa – ha sottolineato Bonanno – hanno saputo unire coraggio e sensibilità, ascoltando e confortando la giovane, per poi intervenire con prontezza afferrandola al volo, in un gesto che ha scongiurato il peggio. Il lavoro di servitori dello Stato, come i nostri carabinieri, rappresenta un faro di speranza e un esempio per tutti: un impegno silenzioso ma costante, che onora la divisa che indossano e rende onore a Biancavilla».
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L’editore biancavillese Alfredo Catalfo: «Peppe Vessicchio, maestro di umanità»
Un incontro ad un evento sullo sport, un’intervista improvvisata e una sintonia immediata: «Un grande»
Tra le tante testimonianze d’affetto e i tributi nei confronti del maestro Peppe Vessicchio – scomparso improvvisamente a 69 anni a causa di una polmonite interstiziale – ci sono anche le parole commosse di Alfredo Catalfo, biancavillese trapiantato a Roma, a capo delle Edizioni Efesto.
«Nel maggio 2024 ero ospite ad un evento sullo sport, organizzato dall’Università Campus biomedico, perché editore di un bel libro dell’amico Massimiliano Martino. La mattina del giorno dell’evento – ricorda Catalfo – ricevetti una telefonata più o meno di questo tono: “Buongiorno, pomeriggio avremo ospite il Maestro Vessicchio per parlare di musica e sport, oltre che del libro pubblicato da lei, ma il giornalista che lo avrebbe dovuto intervistare sta male. Abbiamo pensato che lo farà lei, un editore queste cose le sa fare”. Ero senza parole e penso di aver passato una delle mezze giornate più agitate degli ultimi anni».
Eppure, Catalfo accettò volentieri di intervistare il Mastro di musica, noto soprattutto nel ruolo di direttore dell’orchestra del Festival di Sanremo, con cui si creò una immediata sintonia. L’uno a fianco all’altro, seduti su un divanetto. Momenti impressi nella mente e rievocati in queste ore.
«Non dimenticherò mai – ricorda l’editore biancavillese – oltre alla chiacchierata con lui in pubblico, la mezz’ora prima chiusi da soli in una stanza a decidere di cosa parlare. Io non capisco nulla di musica, figuriamoci di musica e sport insieme, ma quella mezz’ora resterà indimenticabile. L’ho fatto ridere e mi ha fatto ridere. Un grande Maestro, di musica e umanità. Grazie Maestro Vessicchio».
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