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Cronaca

Sequestrati 20 kg di pesce ad un ristorante di sushi di Biancavilla

Otto giovani in possesso di droga, sanzioni di 20mila euro per violazioni del Codice della strada

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Controllo del territorio di Biancavilla da parte dei carabinieri della compagnia di Paternò, con il supporto dei colleghi della C.I.O. del 12° Reggimento “Sicilia” e del N.A.S. di Catania con operatori dell’Asp

Le verifiche si sono concetrata su 5 pub e ristoranti. In un ristorante di sushi, in particolare, è stata riscontrata la mancata tracciabilità dei prodotti ittici. Circostanza che ha determinato il sequestro di 20 kg di varie tipologie di pesce. Il titolare ha avuto sanzioni per 3500 euro.

Le operazioni dei militari si sono allargate nei luoghi di maggiore aggregazione serale dei ragazzi, da piazza Annunziata e Via Vittorio Emanuele al viale dei Fiori.

Per quanto riguarda le attività su strada, i militari hanno denunciato in stato di libertà un 27enne di Adrano, trovato in possesso di un bastone telescopico tipo “manganello” all’interno della propria utilitaria, fermata in un posto di controllo in viale dei Fiori. Segnalati alla Prefettura 8 giovani, tutti residenti tra Adrano e Biancavilla di età tra i 17 e 30 anni. Avevano complessivamente 5 dosi di marijuana, 2 di cocaina e 3 di hashish.

Consistenti infine anche i servizi finalizzati ad assicurare il rispetto delle norme del Codice della Strada. In tal senso, i militari hanno accertato che su 56 veicoli controllati, oltre un terzo era sprovvisto della copertura assicurativa. In due casi, i conducenti di 2 mezzi, sequestrati, si trovavano alla guida senza aver mai conseguito la patente. Sono stati, quindi, contestate 19 sanzioni amministrative, per un valore di circa 20mila euro. Ritirati due documenti di guida e circolazione e decurtati complessivamente 17 punti alle patenti di guida.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Cronaca

Carrozzeria “fantasma” in garage: scatta il sequestro, denunciato 39enne

Il titolare sorpreso dai carabinieri mentre lavorava con una smerigliatrice sul paraurti di un’auto

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I carabinieri della stazione di Biancavilla hanno individuato e sequestrato una carrozzeria abusiva ricavata all’interno di un garage privato, nei pressi di via Mongibello.

Entrati nel locale, grande circa 70 metri quadrati, i militari hanno sorpreso un 39enne intento a lavorare con una smerigliatrice sul paraurti di un’autovettura. L’ispezione del garage ha consentito di scovare altri tre mezzi in fase di riparazione, oltre a numerosi strumenti tipici di un’officina di carrozzeria, compresi solventi, vernici e resine utilizzate per le lavorazioni e le riparazioni.

Il locale, però, era privo di sistemi di aspirazione e filtraggio dei fumi, quindi l’aria era irrespirabile, mentre i materiali e i rifiuti speciali prodotti – come ad esempio i residui di stucco, vernici e solventi – venivano gestiti senza alcuna documentazione o autorizzazione.

L’intera attività, dunque, è risultata priva di registri e di titoli abilitativi. Per questo, i carabinieri l’hanno sequestrata, assieme ai veicoli trovati all’interno. L’uomo è stato denunciato per esercizio abusivo della professione, gestione e smaltimento illecito di rifiuti e immissione non autorizzata di fumi in atmosfera.

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Cronaca

Violenza sessuale, indagato ex primario degli ospedali di Paternò e Biancavilla

Una collega accusa il dott. Giuseppe Reina, il suo legale: «È vittima di una stalker, su di lui solo fango»

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Sospeso dall’incarico perché indagato per violenza sessualeun medico di 63 anni. Si tratta del dott. Giuseppe Reina, attualmente in servizio nel sistema pubblico sanitario di Catania. Secondo l’accusa, quando era primario negli ospedali di Biancavilla e Paternò, avrebbe tenuto «comportamenti espliciti finalizzati a ottenere prestazioni sessuali da personale femminile della struttura» forte del suo ruolo gerarchico, anche «durante i turni di lavoro». Il gip ha ravvisato gravi indizi per uno solo dei diversi casi contestati dalla Procura, quello ai danni di una collega medico chirurgo che «avrebbe costretto a subire atti sessuali».

Il provvedimento restrittivo è stato eseguito da personale della squadra mobile della Questura e della sezione di Pg della polizia della Procura, che hanno indagato sul caso. Secondo l’ufficio della Procura specializzato in reati contro le fasce deboli, l’indagato avrebbe agito sulla base «dell’abuso dell’autorità e anche nel timore», da parte delle vittime, di «subire pregiudizi nella sfera professionale». I fatti sarebbero avvenuti nell’ospedale di Paternò e ripresi da un impianto di videosorveglianza.

Due episodi contestati dalla Procura

Di più episodi contestati dalla Procura, il gip ha ravvisato però i gravi indizi di colpevolezza per una sola violenza sessuale, «commessa ai danni di una collega medico chirurgo». «Approfittando dello stato di soggezione della vittima, come conseguenza della sua condizione di subordinata – contesta la Procura – l’avrebbe indotta a subire atti sessuali». Episodi avvenuti anche «in presenza di pazienti», con Reina che avrebbe fatto «avance sessuali alla dottoressa», con «gesti rapidi tali da impedire alla vittima di sottrarsi alla sua azione, di difendersi e, comunque, di manifestare il suo dissenso».

I fatti contestati risalirebbero al periodo tra dicembre del 2018 e settembre del 2024. Alla luce delle indagini della polizia e, secondo l’impostazione accusatorie, della gravità dei fatti contestati e della molteplicità delle vittime, la Procura aveva chiesto nei confronti dell’indagato l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Richiesta che il gip ha rigettato ritenendo invece, per un solo episodio contestato, di emettere la misura interdittiva della sospensione delle funzioni pubbliche di Reina per dodici mesi in aziende ospedaliere, aziende sanitarie e, più in generale, in strutture sanitarie pubbliche o a partecipazione pubblica. La Procura si è «riservata di impugnare il rigetto» dell’arresto dell’indagato da parte del gip.

La difesa: «Lei è una stalker, fango su di lui»

«Le accuse non hanno retto davanti al gip e non reggeranno, in caso di ricorso della Procura, davanti il Tribunale del riesame. A fare avviare l’inchiesta è stata una dottoressa che era una stalker del mio assistito, come abbiamo dimostrato ampiamente facendo vedere lettere e messaggi che inviava al suo ex primario. L’unico episodio contestato è avvenuto in sala operatoria e non era un gesto violento. E lui è vittima del fango che adesso è stato sollevato».

È quanto afferma, parlando con l’Ansa, l’avvocato Rosario Pennisi che assiste Giuseppe Angelo Reina, il medico sospeso dal gip di Catania per un anno, nell’ambito di un’inchiesta per una presunta violenza sessuale nei confronti di una dottoressa, sua collega.

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