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Riflessioni e visione del film “Coco”, bambini coinvolti grazie alla Pro Loco

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Un grande entusiasmo ha concluso l’evento targato “Pro loco Biancavilla”, che ha visto protagonisti i bambini ed i ragazzi della varie realtà parrocchiali e scolaresche del comprensorio. L’evento, che ha registrato il tutto esaurito, testimonia la grande risposta della comunità biancavillese.

Attraverso la proiezione del film cult Disney “Coco”, la Pro Loco ha voluto rimarcare la tradizione della “commemorazione dei morti” del 2 novembre, nel segno di un messaggio di speranza e riscoperta dei valori cristiani. «Quelli che, a tutti gli effetti, diventano un inno alla vita», sottolineano i promotori.

Ad arricchire il senso di questa proiezione sono state le parole di don Ambrogio Monforte che, come un vulcano carico di buoni propositi e voglia di fare, prima del film, sulla scia degli insegnamenti di Don Bosco, ha voluto tracciare le linee guida ai ragazzi per il percorso alla santità ed al vivere bene. Tre le parole d’ordine: allegria, compimento dei propri doveri ed aiuto del prossimo.

Il film ha commosso i ragazzi, che hanno recepito al massimo l’importanza del ricordo.

Messaggio condiviso dal sindaco Antonio Bonanno, che ha voluto dare il suo saluto: «È da loro che si riparte. Dalla loro voglia di scommettersi e di essere il seme che fortificherà la nostra comunità biancavillese. Complimenti a loro, complimenti all’iniziativa della Pro Loco».

Toccanti le citazioni del professor Mirko Ttrovato: «Chi nasce non morirà mai, perché vivrà nel ricordo e nel cuore di Cristo».

Una soddisfazione generale che trova conferma nelle parole del presidente della Pro Loco biancavilese, Francesco Di Mauro: «Il primo evento, organizzato quest’anno dalla nostra Associazione, abbiamo voluto che fosse un’occasione di unione per la comunità. Le recenti vicende che hanno interessato la nostra città hanno reso questa idea ancora più forte». E ancora: «Abbiamo riflettuto, con l’aiuto di Padre Ambrogio Monforte e del prof. Mirko Trovato sui valori principali della nostra cultura cristiana riferita alla imminente commemorazione dei defunti il senso della famiglia, l’importanza di conservare il ricordo dei nostri cari».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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In città

La voce potente e mediterranea di Rita Botto all’Etna SoudSet di Biancavilla

Nuovo appuntamento con la rassegna alle Vigne: un’altra artista d’eccezione all’ombra del Vulcano

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© Foto di FrameOFF / Noto

È la serata di Rita Botto all’Etna SoudSet, rassegna di musica di qualità nel contesto delle Vigne di Biancavilla, sulla Sp 158 di contrada Argentieri. L’appuntamento del 2 agosto, alle ore 22, è con la cantante siciliana. Assieme a lei, Carlo Cattano al sax, Maurizio Diara alla chitarra, Giovanni Arema al contrabbasso, Ruggero Rotolo alla batteria.

Rita Botto è una cantante che trova nella sua Sicilia l’energia di riprendere le radici sonore che oggi sono tornate di attualità. È la voce della donna mediterranea a raccontare storie e sentimenti di un’antica terra. Artista versatile, autodidatta, la cui principale dote è la comunicatività, vanta una voce mediterranea potente, duttile, ma anche ironica.

Nata nella barocca Catania, musicalmente esordisce a Bologna, un vero trampolino di lancio per il suo futuro artistico, dove abbraccia stili e repertori che vanno dalla musica leggera italiana a quella brasiliana, passando per i registri afroamericani del blues e del jazz.

Soltanto più tardi scopre il desiderio di dare voce ai suoni della propria lingua, il siciliano. Il calore del timbro della voce, la passionalità, quella sua maniera di mettere in scena una certa espressività teatralmente mediterranea, calzano a pennello per l’inizio di questa nuova esperienza che riguarda la canzone popolare siciliana.

Inizia così l’attività concertistica. Il 2004 è l’anno della prima tournée internazionale, ma soprattutto l’anno del vero esordio discografico con Stranizza d’amuri. Tra gli incontri artistici più significativi, quello con Carmen Consoli, i Lautari e Alfio Antico.

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Turi Ventura, a vent’anni dalla morte un film ricorda l’attore dei “Quattro Soldi”

La commozione della figlia Veronica: «Ci ha lasciato una grande eredità umana, affettiva e artistica»

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Vent’anni fa usciva di scena Turi Ventura, l’attore biancavillese della compagnia “Quattro soldi”, interprete di diverse commedie dialettali di successo. Era il 2005: non era la conclusione di una rappresentazione teatrale, ma la fine prematura e improvvisa della sua vita. Aveva 46 anni, lasciava la moglie Anna Maria Messina e i figli Veronica, Jessica e Puccio. Sono loro, oggi, a rendergli omaggio.

Lo fanno, promuovendo, con la compagnia “Quattro soldi”, il film amatoriale “Dan Savvaturi u braccianti, la vendetta”. Proiezione in programma il 2 agosto, alle ore 20.30, a Villa delle Favare, messa a disposizione del Comune, a ingresso libero. È una sorta di continuo del precedente film, realizzato sei anni fa, sempre dalla compagnia “Quattro soldi”. Per l’occasione sarà proiettato anche un contributo video che sintetizza la vita artistica di Turi Ventura.

Questo nuovo film è stato possibile grazie alla collaborazione tra la famiglia Ventura e la famiglia di Vincenzo Portale, cameraman e amico autentico di Turi, che lo ha seguito in tutto il suo percorso teatrale. È stata la figlia, Jessica Portale, ad avere avuto l’idea di sistemare un copione e realizzare il film, poi scritto e riadattato assieme ai figli di Turi. Un’opera realizzata da autodidatti, ma con cuore sincero e intrisa di profondo affetto.

«Quella di Villa delle Favare vuole essere una proiezione in memoria di mio padre, che giorno 4 agosto compie vent’anni dalla sua scomparsa. La sua morte – dice a Biancavilla Oggi Veronica Ventura – ha segnato tanto dolore nella cittadinanza. Papà è ricordato da tutti: da noi figli, da mia madre e da qualsiasi persona in paese. Questa occasione vuole essere un ricordo non solo della mia famiglia, ma di tutta Biancavilla».

«Abbiamo ricevuto da Turi Ventura – sottolinea con commozione Veronica – una grande eredità umana e affettiva e una straordinaria dote artistica, soprattutto Puccio, veramente un degno erede di mio padre. Il suo ricordo è sempre vivo nei nostri cuori e in quello dei biancavillesi, i quali ce lo testimoniano continuamente».

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