Cultura
L’omaggio del pop artist biancavillese Salvo Ardizzone a Franco Battiato
«Una figura capace di dialogare con il divino, ho voluto catturare la stessa vibrazione sulla tela»

“L’essenza e il segno – Omaggio a Franco Battiato”. È il lavoro più recente del biancavillese Salvo Ardizzone, esponente della Pop Art italiana, dedicato a una delle figure musicali e culturali più significative.
Da sempre estimatore dell’opera e del pensiero di Battiato, Ardizzone ne segue il percorso artistico e spirituale sin dagli esordi. La scelta di dedicargli un dipinto rappresenta, per l’artista, un atto naturale e necessario all’interno della sua ricerca visiva, che da anni esplora il rapporto tra immagine, icona e trascendenza.
Nel nuovo lavoro, Ardizzone rilegge la celebre copertina dell’album “Fleurs”, riconoscibile per le rose su fondo dorato. L’oro, elemento ricorrente nella sua produzione, assume un valore simbolico legato alla sacralità e alla luce interiore, mentre la rosa diventa metafora dell’amore universale e del legame spirituale tra l’artista e il soggetto rappresentato.
«Questo dipinto è una dichiarazione d’amore verso Battiato – spiega Salvo Ardizzone – un artista che ha saputo unire musica, filosofia e trascendenza. In lui ho sempre visto una figura capace di dialogare con il divino, e il mio intento è stato quello di catturare quella stessa vibrazione sulla tela».
Con questo omaggio, Ardizzone rinnova il proprio linguaggio pop, fondendo l’immagine e la musica in una sintesi che attraversa emozione e pensiero, spiritualità e contemporaneità. L’opera diventa così un ponte tra due forme d’arte e due sensibilità affini, unite dalla ricerca di un significato profondo e universale.
Ardizzone, stile inconfondibile
Nato a Biancavilla, Salvo Ardizzone vive e lavora a Sant’Angelo Romano, alle porte di Roma. È considerato tra i protagonisti della Pop Art romana contemporanea, riconosciuto per uno stile inconfondibile, in cui convivono ironia, colore e riflessione simbolica. Nelle sue opere reinterpreta le icone della cultura pop – dalla musica al cinema, dallo sport alla letteratura – restituendole in una dimensione poetica e meditativa.
Le sue creazioni sono state esposte in numerose mostre personali e collettive, conquistando l’attenzione di critici e collezionisti per la capacità di coniugare la leggerezza visiva del pop con un’intensa profondità spirituale. Con “L’essenza e il segno – Omaggio a Franco Battiato”, Ardizzone prosegue un percorso artistico che unisce il colore all’anima, confermandosi una delle voci più sensibili e originali della Pop Art italiana contemporanea.
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Cultura
“San Zenone”, un libro sull’antico culto che lega Biancavilla, Giordania e Cipro
Presentato nell’aula consiliare il nuovo volume di Filadelfio Grasso per “Nero su Bianco Edizioni”

È un viaggio storico e spirituale nei “luoghi” di San Zenone, primo patrono e protettore di Biancavilla. Filadelfio Grasso ci accompagna in un itinerario che dalle falde dell’Etna ci porta verso il Mediterraneo orientale. Un culto – quello per il martire cristiano d’Arabia – che connette quindi la Sicilia alla Giordania e a Cipro, dove è ancora presente la devozione, come ha documentato l’autore.
“San Zenone” è il volume che Grasso ha pubblicato per Nero su Bianco Edizioni. Il libro – ulteriore tassello nella conoscenza della storia e delle tradizioni locali – è stato presentato nell’aula consiliare del Comune di Biancavilla. Un appuntamento, inserito nel programma delle festività patronali, che ha visto una straordinaria partecipazione di pubblico.
Assieme all’autore, presente all’incontro don Antonino De Maria, delegato dell’Arcidiocesi di Catania e della Conferenza Episcopale Siciliana per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso, che ha firmato la prefazione.
Tra gli interventi, moderati dal giornalista Nicola Savoca, quelli del sindaco Antonio Bonanno, del presidente del Consiglio Comunale, Fabrizio Portale, del prevosto-parroco della basilica di Biancavilla, don Pino Salerno, e del direttore editoriale di Nero su Bianco Edizioni, Vittorio Fiorenza.

Agiografia, tradizioni popolari, equivoci storici e mirate strategie ecclesiastiche: il volume fa luce sulle origini arbëreshë di Biancavilla e il valore identitario di un culto che – pur con tante contraddizioni e dopo avere conosciuto una fase di oblio – continua a parlare al presente.
Un saggio che intreccia fede, memoria e identità collettiva, restituendo nuova attualità a una pagina di storia locale. La venerazione per san Zenone, che varca i confini e resiste, diventa così un “ponte” tra Europa e Medio oriente ed espressione di una “dimensione mediterranea”, che in questa nostra epoca di tensioni e conflitti ci richiama al dialogo, alle relazioni, all’inclusione.
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Cultura
In Svizzera le carte personali di Antonio Bruno: incontro all’Università di Berna
Studiosi internazionali alla conferenza di Placido Sangiorgio sul poeta futurista di Biancavilla

L’Istituto di Lingua e Letteratura italiana – Philosophisch-historische Fakultät dell’Università di Berna ha appena chiuso la Summer School: “Altre fonti. La società letteraria del Novecento attraverso gli archivi”.
Nella giornata conclusiva, presso la Biblioteca Nazionale Svizzera, le carte personali di Antonio Bruno, custodite presso la Biblioteca Comunale “Gerardo Sangiorgio” di Biancavilla, sono state oggetto di attenzione da parte di studiosi internazionali.
La relazione dal titolo: “I protagonisti del Novecento letterario nell’archivio del poeta futurista Antonio Bruno (1891 – 1932)”, tenuta da Placido A. Sangiorgio, ha inteso fare dialogare i documenti del fondo archivistico biancavillese tra di loro con altri archivi che custodiscono testimonianze del poeta.
Ad esempio, si trova a Biancavilla una lettera di Giovanni Papini che ispirò ad “Antonuzzu” l’abbozzo di una sintesi futurista. Alla Beinecke Library dell’Università di Yale ci sono le missive di Antonio Bruno a Marinetti, alcune sue tavole parolibere, un testo in francese del padre del futurismo proprio su Antonio Bruno.
Di particolare rilevanza le testimonianze relative alla rivista dadaista “Circo” del 1916, pensata dal poeta, allora a Firenze, per raccogliere in numero ristretto una serie di scelti collaboratori. Tra questi Giuseppe Ungaretti che dalla “Zona di Guerra” gli inviò il testo “I ritrovi”. E ancora Dino Campana, che trovava nel poeta biancavillese «quella saldezza della tempra aristocratica», carattere necessario per «salvare la letteratura».
Da Verga a Deledda
Curiosa una lettera del Giovanni Verga, osannato dai futuristi, che rimbrotta a Bruno il suo paroliberismo, come del resto il sodale Giovanni Centorbi dell’avventura di “Pickwick” che, sotto i portici veronesi, aveva visto in un giornale con il lancio di “Fuochi di Bengala”. Pieno di rancore, invece, un biglietto di Federico de Roberto, che fa pagare a Bruno l’ardire di aver chiesto la mano della nipote Nennella.
Altra pagina i diari pieni di considerazioni letterarie e umane (tra queste il confronto tra Palazzeschi e Papini e le belle serate trascorse con Emilio Settimelli), oltre a vari “temi di donne”. Documentata anche la fase romana in cui il poeta frequentava la terza saletta del Caffè Aragno. A questo periodo appartiene l’incontro con Arturo Onofri e con la futura premio Nobel Grazia Deledda. Nelle ultime testimonianze c’è già la mutata temperie politico-sociale: tra i corrispondenti, infatti, Giuseppe Antonio Borgese e Margherita Sarfatti.
Carte, certo, da scoprire, valorizzare, restituire alla conoscenza collettiva, anche in virtù del fatto che il fondo archivistico biancavillese, donato nel 2011 da Alfio Fiorentino, è la più unitaria e alta testimonianza del futurismo (e della letteratura d’avanguardia) nell’Isola. Un tesoro del quale essere orgogliosi.
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