Cultura
Le notizie non sono tutte uguali: “Bbullittini e rrivillini” a Biancavilla
Due parole che, a volte, si sovrappongono e, in altri casi, si differenziano per significati


Le notizie non sono tutte uguali. A volte sono delle dicerie che ben presto si trasformano in pettegolezzi o addirittura in calunnie. Ci sono due parole che si usano a Biancavilla che hanno in comune alcuni significati, mentre differiscono per altri. Ciò che le accomuna in partenza e all’origine è il tema dell’informazione, della notizia, ma ben presto le informazioni, via via che passano di bocca in bocca, possono mutare la loro natura.
Prendiamo il caso di bbullittinu. All’inizio, come nell’italiano, è una “bolletta”, una “cedola”, una “polizza” e anche una “polizza falsa”; poi diventa il “bollettino d’informazione giornaliero che si diramava durante una guerra o un’epidemia”. E qui, come la storia e la cronaca, ahimè, ci insegnano, nelle guerre e nelle epidemie a rimetterci è sempre la verità: l’informazione facilmente diventa disinformazione.
E dunque u bbullittinu diventa la “diceria o novità che si porta in giro”, il “pettegolezzo”, una «notizia nuova e strana che induce al sospetto, da accettare con cautela», come si legge su Tremila parole nostrane di Ventura, Bisicchia e Distefano. Ma si dice anche vinisti ccu ssi bbullittini, ora? cioè “cosa sono queste novità?”, in risposta a chi accampa delle pretese assurde. E si possono anche circari bbullittini, cioè “cavilli, pretesti, scuse”, anche se è vivamente sconsigliato: nan circari bbullittini!, nam-mi cuntari bbullittini! Da qui al significato di “seccature” il passo è breve, come quando qualcuno è costretto a occupare il proprio tempo sempri fra ddumanni e bbullittini ca fanu nèsciri pazzi.
«Novità non gradita»
L’altra parola è rrivillinu che a Biancavilla significa «novità non gradita, capriccio ingiustificato», come nella frase mi vinni ccu sti rrivillini …; ma anche “cavillo, pretesto, scusa”, sempre in area etnea si usa la frase ṭṛuvari quaṭṭṛu rrivillini col significato di “prendere tempo prima di decidere su un fatto, inventare nuove, false scuse”. Altri significati sono quelli di “pettegolezzo”, nella frase purtari rrivillini “riferire pettegolezzi”, e di “notizie vuote, ciance”.
La voce, meno vitale della precedente, si riscontra, tuttavia, in qualche recente testo teatrale, come Ninna nanna di Antonio Spoto:
‘U sacciu ca è pessa ‘sta battaglia, ma ‘a spiranza… C’u sapi…si no’ m’arriordu ‘ôcche rivillinu?!…
Sempre in area etnea è presente il derivato rrivillinusu, usato in riferimento “a chi cerca pretesti, cavilli, scuse”, “a persona molesta” e “a persona inquietante, sconcertante”.
All’origine delle due voci
Quanto all’origine delle due voci, osserviamo, innanzitutto, che la presenza della doppia –ll– che non si è trasformata in ḍḍ, come, invece in bbeḍḍu “bello”, caḍḍu “callo”, iaḍḍu “gallo” ecc., indica che le due parole sono recenti, probabilmente dei prestiti.
La prima, infatti, bbullittinu, è molto probabilmente un prestito dall’italiano bollettino (< bolletta < bolla < lat. mediev. bulla “sigillo di piombo appeso alle pergamene”).
La seconda, rrivillinu è forse una variante fonomorfologica di rrivilina “notizia”, derivato di rrivela “denunzia”, da rrivilari “denunziare”. Chi si occupa di storia moderna della Sicilia ha a che fare con un’importante fonte documentaria, i riveli di beni e di anime, datati tra il XVI e il XIX secolo, cioè documenti d’archivio siciliani che riportano dichiarazioni dei capifamiglia sui beni e i componenti della famiglia.
PER SAPERNE DI PIU’
“La Sicilia dei cento dialetti” di Alfio Lanaia
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Cultura
L’omaggio del pop artist biancavillese Salvo Ardizzone a Franco Battiato
«Una figura capace di dialogare con il divino, ho voluto catturare la stessa vibrazione sulla tela»

“L’essenza e il segno – Omaggio a Franco Battiato”. È il lavoro più recente del biancavillese Salvo Ardizzone, esponente della Pop Art italiana, dedicato a una delle figure musicali e culturali più significative.
Da sempre estimatore dell’opera e del pensiero di Battiato, Ardizzone ne segue il percorso artistico e spirituale sin dagli esordi. La scelta di dedicargli un dipinto rappresenta, per l’artista, un atto naturale e necessario all’interno della sua ricerca visiva, che da anni esplora il rapporto tra immagine, icona e trascendenza.
Nel nuovo lavoro, Ardizzone rilegge la celebre copertina dell’album “Fleurs”, riconoscibile per le rose su fondo dorato. L’oro, elemento ricorrente nella sua produzione, assume un valore simbolico legato alla sacralità e alla luce interiore, mentre la rosa diventa metafora dell’amore universale e del legame spirituale tra l’artista e il soggetto rappresentato.
«Questo dipinto è una dichiarazione d’amore verso Battiato – spiega Salvo Ardizzone – un artista che ha saputo unire musica, filosofia e trascendenza. In lui ho sempre visto una figura capace di dialogare con il divino, e il mio intento è stato quello di catturare quella stessa vibrazione sulla tela».
Con questo omaggio, Ardizzone rinnova il proprio linguaggio pop, fondendo l’immagine e la musica in una sintesi che attraversa emozione e pensiero, spiritualità e contemporaneità. L’opera diventa così un ponte tra due forme d’arte e due sensibilità affini, unite dalla ricerca di un significato profondo e universale.
Ardizzone, stile inconfondibile
Nato a Biancavilla, Salvo Ardizzone vive e lavora a Sant’Angelo Romano, alle porte di Roma. È considerato tra i protagonisti della Pop Art romana contemporanea, riconosciuto per uno stile inconfondibile, in cui convivono ironia, colore e riflessione simbolica. Nelle sue opere reinterpreta le icone della cultura pop – dalla musica al cinema, dallo sport alla letteratura – restituendole in una dimensione poetica e meditativa.
Le sue creazioni sono state esposte in numerose mostre personali e collettive, conquistando l’attenzione di critici e collezionisti per la capacità di coniugare la leggerezza visiva del pop con un’intensa profondità spirituale. Con “L’essenza e il segno – Omaggio a Franco Battiato”, Ardizzone prosegue un percorso artistico che unisce il colore all’anima, confermandosi una delle voci più sensibili e originali della Pop Art italiana contemporanea.
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Cultura
“San Zenone”, un libro sull’antico culto che lega Biancavilla, Giordania e Cipro
Presentato nell’aula consiliare il nuovo volume di Filadelfio Grasso per “Nero su Bianco Edizioni”

È un viaggio storico e spirituale nei “luoghi” di San Zenone, primo patrono e protettore di Biancavilla. Filadelfio Grasso ci accompagna in un itinerario che dalle falde dell’Etna ci porta verso il Mediterraneo orientale. Un culto – quello per il martire cristiano d’Arabia – che connette quindi la Sicilia alla Giordania e a Cipro, dove è ancora presente la devozione, come ha documentato l’autore.
“San Zenone” è il volume che Grasso ha pubblicato per Nero su Bianco Edizioni. Il libro – ulteriore tassello nella conoscenza della storia e delle tradizioni locali – è stato presentato nell’aula consiliare del Comune di Biancavilla. Un appuntamento, inserito nel programma delle festività patronali, che ha visto una straordinaria partecipazione di pubblico.
Assieme all’autore, presente all’incontro don Antonino De Maria, delegato dell’Arcidiocesi di Catania e della Conferenza Episcopale Siciliana per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso, che ha firmato la prefazione.
Tra gli interventi, moderati dal giornalista Nicola Savoca, quelli del sindaco Antonio Bonanno, del presidente del Consiglio Comunale, Fabrizio Portale, del prevosto-parroco della basilica di Biancavilla, don Pino Salerno, e del direttore editoriale di Nero su Bianco Edizioni, Vittorio Fiorenza.

Agiografia, tradizioni popolari, equivoci storici e mirate strategie ecclesiastiche: il volume fa luce sulle origini arbëreshë di Biancavilla e il valore identitario di un culto che – pur con tante contraddizioni e dopo avere conosciuto una fase di oblio – continua a parlare al presente.
Un saggio che intreccia fede, memoria e identità collettiva, restituendo nuova attualità a una pagina di storia locale. La venerazione per san Zenone, che varca i confini e resiste, diventa così un “ponte” tra Europa e Medio oriente ed espressione di una “dimensione mediterranea”, che in questa nostra epoca di tensioni e conflitti ci richiama al dialogo, alle relazioni, all’inclusione.
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