In città
Cenacolo e scuole oltre i pregiudizi: disagio mentale a 40 anni da Basaglia

La Comunità Terapeutica “Cenacolo Cristo Re”, in una azione di sviluppo delle linee guida tendenti al superamento del pregiudizio verso la salute mentale, ancora insito in diversi strati della società, ha promosso in sinergia col modulo Dipartimento di Salute mentale di Adrano, un progetto educativo di incontro con gli studenti presso le scuole del territorio.
Grazie alla disponibilità dei dirigenti scolastici, sono stati coinvolti l’Istituto comprensivo “Antonio Bruno”, la scuola media “Luigi Sturzo” ed il Liceo delle Scienze Umane di Biancavilla, il Liceo “Giovanni Verga” e l’Istituto “Pietro Branchina” di Adrano.
L’iniziativa, coordinata dal direttore medico psichiatra Gaetano Interlandi e dalla pedagogista responsabile delle attività riabilitative, Ilenia Nicotra, prevede la visione, con confronto-dibattito con gli studenti, del medio-metraggio “Inseguendo un sogno”. Il video è stato scritto e realizzato dagli ospiti della comunità partecipanti al laboratorio “Decima Musa”, guidato dagli educatori Filadelfio Grasso, Rosalba Nicotra, Antonella Salomone e Palmina Strano.
Tra gli aspetti che si vogliono evidenziare, come sottolinea il direttore generale dell’Opera “Cenacolo”, Giosuè Greco, a quarant’anni dall’entrata in vigore della Legge Basaglia (chiusura dei manicomi) vi è quello di aver introdotto e favorito la nascita e lo sviluppo delle attuali Cta (Comunità Terapeutiche Assistite), quale strumento di una nuova cultura di comprensione, prevenzione e cura della sofferenza mentale.
Il progetto si avvale anche della collaborazione volontaria esterna del pedagogista Salvuccio Furnari per il raccordo tra le istituzioni scolastiche e la Cta.
L’Equipe multidisciplinare e la Dirigenza amministrativa della struttura, infine, si augurano «che tale iniziativa possa finalmente raggiungere lo scopo di contrastare la stigmatizzazione della malattia mentale, partendo proprio da un processo educativo che si rivolge con particolare riferimento alle più giovani fasce di età».
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In città
La voce potente e mediterranea di Rita Botto all’Etna SoudSet di Biancavilla
Nuovo appuntamento con la rassegna alle Vigne: un’altra artista d’eccezione all’ombra del Vulcano

È la serata di Rita Botto all’Etna SoudSet, rassegna di musica di qualità nel contesto delle Vigne di Biancavilla, sulla Sp 158 di contrada Argentieri. L’appuntamento del 2 agosto, alle ore 22, è con la cantante siciliana. Assieme a lei, Carlo Cattano al sax, Maurizio Diara alla chitarra, Giovanni Arema al contrabbasso, Ruggero Rotolo alla batteria.
Rita Botto è una cantante che trova nella sua Sicilia l’energia di riprendere le radici sonore che oggi sono tornate di attualità. È la voce della donna mediterranea a raccontare storie e sentimenti di un’antica terra. Artista versatile, autodidatta, la cui principale dote è la comunicatività, vanta una voce mediterranea potente, duttile, ma anche ironica.
Nata nella barocca Catania, musicalmente esordisce a Bologna, un vero trampolino di lancio per il suo futuro artistico, dove abbraccia stili e repertori che vanno dalla musica leggera italiana a quella brasiliana, passando per i registri afroamericani del blues e del jazz.
Soltanto più tardi scopre il desiderio di dare voce ai suoni della propria lingua, il siciliano. Il calore del timbro della voce, la passionalità, quella sua maniera di mettere in scena una certa espressività teatralmente mediterranea, calzano a pennello per l’inizio di questa nuova esperienza che riguarda la canzone popolare siciliana.
Inizia così l’attività concertistica. Il 2004 è l’anno della prima tournée internazionale, ma soprattutto l’anno del vero esordio discografico con Stranizza d’amuri. Tra gli incontri artistici più significativi, quello con Carmen Consoli, i Lautari e Alfio Antico.
Il sito ufficiale di Etna SoundSet 2025

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In città
Turi Ventura, a vent’anni dalla morte un film ricorda l’attore dei “Quattro Soldi”
La commozione della figlia Veronica: «Ci ha lasciato una grande eredità umana, affettiva e artistica»

Vent’anni fa usciva di scena Turi Ventura, l’attore biancavillese della compagnia “Quattro soldi”, interprete di diverse commedie dialettali di successo. Era il 2005: non era la conclusione di una rappresentazione teatrale, ma la fine prematura e improvvisa della sua vita. Aveva 46 anni, lasciava la moglie Anna Maria Messina e i figli Veronica, Jessica e Puccio. Sono loro, oggi, a rendergli omaggio.
Lo fanno, promuovendo, con la compagnia “Quattro soldi”, il film amatoriale “Dan Savvaturi u braccianti, la vendetta”. Proiezione in programma il 2 agosto, alle ore 20.30, a Villa delle Favare, messa a disposizione del Comune, a ingresso libero. È una sorta di continuo del precedente film, realizzato sei anni fa, sempre dalla compagnia “Quattro soldi”. Per l’occasione sarà proiettato anche un contributo video che sintetizza la vita artistica di Turi Ventura.
Questo nuovo film è stato possibile grazie alla collaborazione tra la famiglia Ventura e la famiglia di Vincenzo Portale, cameraman e amico autentico di Turi, che lo ha seguito in tutto il suo percorso teatrale. È stata la figlia, Jessica Portale, ad avere avuto l’idea di sistemare un copione e realizzare il film, poi scritto e riadattato assieme ai figli di Turi. Un’opera realizzata da autodidatti, ma con cuore sincero e intrisa di profondo affetto.
«Quella di Villa delle Favare vuole essere una proiezione in memoria di mio padre, che giorno 4 agosto compie vent’anni dalla sua scomparsa. La sua morte – dice a Biancavilla Oggi Veronica Ventura – ha segnato tanto dolore nella cittadinanza. Papà è ricordato da tutti: da noi figli, da mia madre e da qualsiasi persona in paese. Questa occasione vuole essere un ricordo non solo della mia famiglia, ma di tutta Biancavilla».
«Abbiamo ricevuto da Turi Ventura – sottolinea con commozione Veronica – una grande eredità umana e affettiva e una straordinaria dote artistica, soprattutto Puccio, veramente un degno erede di mio padre. Il suo ricordo è sempre vivo nei nostri cuori e in quello dei biancavillesi, i quali ce lo testimoniano continuamente».
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