Chiesa
Concluso in bellezza il grest 2025 per 200 parrocchiani dell’ Annunziata
Visitato pure il Parco Avventura di Nicolosi con riflessione su San Francesco e il valore dell’ambiente

In coincidenza con la ripresa dell’anno scolastico, si è concluso il Grest 2025 dell’oratorio “Don Bosco” della parrocchia Maria Santissima Annunziata di Biancavilla, guidata da padre Giosuè Messina. L’iniziativa ha coinvolto 200 ragazzi, accompagnati da 50 animatori e da un gruppo di 40 educatori e volontari, sviluppandosi attorno al tema “Toc Toc – Io sono con voi tutti i giorni”.
Anche quest’anno, le parrocchie della diocesi hanno animato l’estate con proposte rivolte a bambini e adolescenti, garantendo attività educative, esperienze di fede e momenti di fraternità. Il grest biancavillese ha rappresentato uno degli ultimi tasselli di questo percorso comunitario, segnando la chiusura della stagione estiva.
Il programma ha alternato momenti di catechesi quotidiana a laboratori e attività creative, che hanno spaziato dalla moda alla ginnastica artistica, dallo sport al ballo, passando per il giornalino ed esperienze di ingegneria. L’obiettivo non è stato soltanto offrire occasioni di svago, ma anche favorire la crescita spirituale, la collaborazione e la capacità di esprimere la propria creatività.
Tra le esperienze più apprezzate vi è stata la giornata trascorsa al Parco Avventura di Nicolosi, che ha permesso ai partecipanti di vivere prove di coraggio e divertimento a contatto con la natura. L’attività è stata anche occasione di riflessione sulla figura di San Francesco e sul valore del rispetto dell’ambiente, concretizzato con una raccolta di rifiuti promossa dagli educatori. Il Grest ha previsto inoltre momenti di spiritualità legati ai luoghi mariani del territorio, come il pellegrinaggio al Santuario della Madonna della Sciara di Mompileri.
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Chiesa
Padre Franko e la “sua” missione in Congo: «È qui che ha senso la mia vita»
La parrocchia, i pigmei, la scuola e l’appello alla generosità di Biancavilla per la popolazione africana

Gli occhi di Nsimba si illuminano durante la messa, quando vede il suo bambino che oggi ha sette anni e che rischiava di morire appena nato, se lei non fosse stata portata in ospedale in tempo dalla suora missionaria chiamata in suo soccorso. Kofi, è visibilmente orgoglioso del lavoro fatto per completare le strutture che ospiteranno degli uffici. Lui è un giovane carpentiere che ha potuto apprendere il suo mestiere proprio grazie alle scuole della missione. Mbemba, con il suo quaderno e la sua penna è al primo giorno di scuola. Lascia i suoi fratelli e la mamma a malincuore ma appena si ritrova nella grande aula un sorriso sboccia sul suo volto.
Sono nomi casuali appartenenti alla grande missione dove opera padre Franko Laudani. A 83 anni, mentre molti pensano al riposo, padre Franko continua imperterrito la sua missione in Congo, nel cuore pulsante dell’Africa, dove opera da oltre 53 anni. Una scelta di vita che parla di fede, coraggio e amore per il prossimo, maturata quando ancora era un giovane sacerdote biancavillese e che oggi lo vede ancora in prima linea, tra bambini, famiglie, scuole e villaggi sperduti.
Il volto dell’Africa che padre Laudani racconta è quello della speranza. Nsimba, Kofi e Mbemba sono solo alcuni dei volti che danno senso alla vita di questo sacerdote instancabile, giunto in Congo molto giovane e sopravvissuto – undici mesi dopo l’arrivo – a un grave incidente in moto. Fu salvato per miracolo da una suora infermiera che passava proprio in quel momento.
Parrocchia viva, comunità in cammino
Oggi padre Laudani svolge la sua attività nella parrocchia dedicata alla Beata Maria Clementina Anuarite Nengapeta, martire congolese uccisa nel 1964 per avere resistito al tentativo di stupro da parte dei ribelli Simba.
«Ogni domenica – racconta a Biancavilla Oggi – nei primi banchi ci sono almeno 80 bambini. Centinaia di fedeli percorrono anche decine di chilometri per partecipare alla Messa. È tutto diverso dall’Italia: c’è povertà e semplicità, ma le celebrazioni sono piene di vita, con canti e danze che fanno pregare tutto il corpo».
La missione si estende su un raggio di oltre 100 km. Spostarsi tra i villaggi non è semplice: strade impervie, condizioni difficili, ma nessuna lamentela. «Spesso percorro anche 50 chilometri per raggiungere una chiesa o una casa. Le strade non sono certo quelle dell’Italia…», sorride il sacerdote biancavillese.
I pigmei, la dignità restituita
Tra le esperienze più forti, i 28 anni trascorsi tra i pigmei, un popolo a lungo emarginato.
«Quando arrivai – racconta ancora padre Franko – non erano nemmeno considerati uomini. Venivano sfruttati e privati di ogni diritto. Abbiamo lottato molto – con autorità, istituzioni e gente comune – per garantire loro un pezzo di terra, dei diritti, un’identità. Ricordo ancora una marcia che fece tanto parlare…».
La scuola, arma contro l’ignoranza
Uno dei pilastri della missione è l’educazione. Oggi sono diverse migliaia gli alunni che frequentano le scuole elementari della missione, nate per combattere «la schiavitù dell’ignoranza».
«Tra i nostri ex studenti ci sono operai, falegnami, muratori, ma anche maestri, infermieri… E quest’anno, Oscar, un ragazzo della missione, ha espresso il desiderio di diventare sacerdote missionario, come me».
Ai biancavillesi appello alla generosità
Dopo un breve periodo estivo a Biancavilla, trascorso anche per motivi di salute, padre Laudani si prepara a tornare “a casa”, in Congo. Ma prima lancia un appello ai suoi concittadini: «Vengo spesso a chiedere aiuto a voi biancavillesi. In Congo c’è tanto bisogno: servono medicinali, materiale scolastico, formazione per insegnanti, medici, infermieri, catechisti. Vogliamo creare strutture funzionali, costruire speranza dove oggi ci sono solo polvere e fatica».
Alla domanda se non sia il momento di fermarsi, risponde con un sorriso che racconta tutta la sua storia: «Ritirarmi io? Mai. Finché avrò forza e salute, resterò lì. È lì che davvero puoi fare del bene. È lì che la mia vita ha senso».
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Chiesa
M. Ss. dell’Elemosina, i richiami (e i “rimproveri”) del vescovo Luigi Renna
Misericordia e Speranza al centro del suo intervento, esortazioni per immigrati, poveri, Gaza e Kiev

“Madre della Misericordia e Madre della speranza”. Due appellativi mariani tanto cari a Papa Francesco, che in piazza San Pietro volle l’icona biancavillese della Madonna dell’Elemosina (in occasione della proclamazione di suor Teresa di Calcutta a santa). Appellativi ripresi ora da mons. Luigi Renna, durante l’omelia, per la celebrazione d’agosto in onore della protettrice di Biancavilla.
L’arcivescovo di Catania ha sottolineato come la basilica santuario a lei intitolata sia luogo di pellegrinaggio: «Biancavilla ha questo privilegio». Ad ascoltare, i fedeli raccolti in piazza Collegiata. E a proposito di misericordia e speranza, Renna ha citato Gaza e Kiev, auspicando la fine dei conflitti e dei massacri.
«Due compiti – ha detto – la Madonna affida a noi tutti, uno di tipo ecclesiale e l’altro rivolto alla società civile». Per il primo, il vescovo ha esortato i “fratelli presbiteri” ad assumere «uno spirito di comunione, soprattutto nei confronti dei giovani» perché «la Chiesa deve essere una comunità credibile. Comunità parrocchiali sappiate sperare, organizzate la speranza con spirito di comunione».
Il secondo “compito” riguarda «la società civile, fatta di noi cristiani e di coloro che hanno ruoli di responsabilità». Renna ha stigmatizzato «gli atti contro gli immigrati», aggiungendo che «le mancanza di giustizia sono mancanza di Misericordia». E quindi: «Cambiamo rotta, fratelli biancavillesi, con una giustizia più responsabile nei confronti degli immigrati e dei cittadini più poveri».
Ad inizio del suo intervento, Renna non ha mancato di rivolgere un rimprovero per il chiacchiericcio di fondo e certi comportamenti. «Ci sono alcuni qui, ora luogo di silenzio e di preghiera, che – ha sottolineato – stanno parlando dall’inizio della celebrazione e masticando gomme. I genitori diano l’esempio ai loro figli. Qualcuno che si fosse distratto, recuperi il senso di preghiera che ci deve animare». Osservazioni non nuove: il nostro giornale, di distrazioni e frastuoni, aveva parlato già nel 2024. Quest’anno anche il vescovo ha fatto le sue annotazioni al riguardo.
A seguire, l’atto di affidamento letto dal sindaco Antonio Bonanno. Poi, la consueta processione dell’icona e il seguito di devoti e fedeli.
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