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Chiesa

San Placido, una messa notturna all’ora del terremoto di un anno fa

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Ore 2.30, notte tra il 5 e 6 ottobre. Ad un anno dal terremoto che ha avuto epicentro a Biancavilla, facendo registrare danni a chiese, abitazioni e scuole, sarà celebrata una messa in onore di San Placido, patrono della città che la storia ce lo tramanda proprio come protettore dalle scosse sismiche. L’iniziativa è del circolo che raggruppa i devoti del martire benedettino.

Le festività patronali si avvicinano, prevista una serie di iniziative ed appuntamenti collaterali, oltre a quelli principali delle processioni del 4, 5 e 6 ottobre.

«Come ogni anno – rendono noto dal Circolo “San Placido” – il nostro gruppo è impegnato nel difficile compito di organizzare i festeggiamenti patronali e di promuovere la figura del santo, non solo nel suo aspetto religioso, ma anche come simbolo culturale, attorno a cui l’intera comunità biancavillese si identifica e si ritrova. Con la sobrietà che ha sempre contraddistinto il nostro circolo, cerchiamo di promuovere ogni anno i valori e l’esempio che il nostro patrono ci tramanda da oltre 1500 anni».

E poi la presenza, ormai consueta, nelle scuole e all’ospedale. «Siamo impegnati – viene sottolineato – all’interno di tutti gli istituti scolastici del nostro paese per raccontare, anche con l’ausilio di materiale audiovisivo, chi è San Placido, cosa ha fatto, perché è importante per il nostro territorio. Senza mai dimenticare chi soffre, il 2 ottobre ci recheremo con le reliquie di San Placido nei reparti del nostro ospedale, per cercare di “portare” la festa, a chi non può parteciparvi».

Continua, inoltre, l’azione di ripristino delle antiche edicole votive abbandonate, restaurando e valorizzando l’effige di San Placido. Durante le feste, in particolare, verrà svelata un’edicola privata in via Antonio Gramsci, già sistemata lo scorso anno, ma a causa del terremoto non inaugurata.

«Proprio in ricordo della notte tra il 5 e il 6 ottobre dello scorso anno – aggiunge il presidente del Circolo, Placido Lavenia – abbiamo pensato ad una celebrazione di una messa di ringraziamento, alle ore 2.30, la stessa ora della scossa, che miracolosamente non ha fatto nessuna vittima. Abbiamo pensato ad una lunga veglia di preghiera, nella quale verrà letta la bolla in cui il vescovo Riggio dichiarava San Placido patrono e protettore di Biancavilla e che in quel lontano gennaio 1693 veniva riconosciuta la sua protezione del nostro paese dall’apocalittico terremoto che, invece, devastò la Sicilia orientale. Nel proclamarlo protettore –ricorda Lavenia– veniva detto “…perché in futuro (la terra di Biancavilla) non sia distrutta dall’eccidio del terremoto e… perché questa devozione rimanga salva nel ricordo dell’evento”.  Parole che lette alla luce degli avvenimenti dello scorso anno sembrano profetiche».

Essendo ancora chiusa la basilica e proseguendo i lavori per riparare i danni causati dalla scossa sismica, il circolo porterà ogni domenica le reliquie del Martire Benedettino, in tutte le parrocchie di Biancavilla. Domenica 13 ottobre, infine, dalla chiesa del Rosario alla chiesa madre, corteo processionale. Sul sagrato saranno esposti i simulacri di San Placido e di San Zenone e l’icona della Madonna dell’Elemosina per una preghiera di ringraziamento. Un’immagine che riporterà allo scorso anno, quando, annullata la processione serale, al campo “Orazio Raiti”, in una città scombussolata e impaurita dal forte terremoto, si radunò in preghiera davanti alle tre figure sacre.

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Chiesa

Tre giorni di celebrazioni con la Madonna della Medaglia miracolosa

La statua sarà accolta nella parrocchia dell’Annunziata: tappa del pellegrinaggio nazionale

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Dopo la pausa estiva riprende nell’arcidiocesi di Catania il pellegrinaggio nazionale della statua della Madonna della Medaglia Miracolosa, promosso dai Missionari Vincenziani d’Italia. Dal 23 al 26 ottobre la sacra effigie sarà accolta nella parrocchia dell’Annunziata di Biancavilla per la tappa etnea della “Tre giorni con Maria”. Si tratta di un’iniziativa nata nel 2020 con la benedizione di papa Francesco e che accompagnerà le diocesi italiane fino al bicentenario delle apparizioni a Santa Caterina Labouré, nel 2030.

La statua arriverà al Belvedere giovedì 23 ottobre, alle ore 18. Venerdì 24 ottobre, in mattinata, visita delle scuole cittadine. Pomeriggio, catechesi, preghiera e animazione per i bambini e ragazzi dell’oratorio parrocchiale guidato dai padri missionari e dalle suore.

Sabato 25 ottobre, visita alla caserma dei carabinieri e alla scuola cattolica “Immacolata alla Badia”. A seguire, incontro con l’amministrazione comunale, il Consiglio Comunale e la Polizia locale. Nel pomeriggio, Rosario animato dal Cgs Life con la partecipazione delle realtà giovanili cittadine.

Domenica 26 ottobre, in mattinata benedizione dei bambini, delle donne in gravidanza e delle neo mamme e consegna della medaglia “miracolosa”. A mezzogiorno, la statua della Madonna sarà trasferita a Villa delle Favare per la “Festa del Ciao”. Pomeriggio processione della statua della Madonna per via Vittorio Emanuele fino in basilica.

«È un’occasione di grazia e di ascolto, soprattutto per chi vive momenti di difficoltà», afferma padre Mario Sirica CM, responsabile del pellegrinaggio. Il parroco don Giosuè Messina sottolinea il legame tra la visita mariana e il cammino dell’Anno Santo parrocchiale: «Chiediamo a Maria di guidarci a Cristo e alla sua misericordia».

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Chiesa

Quella volta che Padre Pio urlò alla suora: «Vigliacca! Torna a Biancavilla!»

Il monastero di Santa Chiara compie 90 anni: un episodio lega la sua fondazione al frate di Pietrelcina

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Biancavilla e padre Pio: sì, proprio il frate di Pietrelcina. C’è un episodio che lega lui e la nostra città, più precisamente il monastero di Santa Chiara. E lo raccontiamo su Biancavilla Oggi, adesso che l’importante struttura religiosa compie 90 anni dalla sua fondazione.

È dal 1935, infatti, che Biancavilla custodisce un’anima viva, silenziosa e operosa: quella delle Clarisse. Nascoste dietro le grate della clausura, le “Sorelle Povere” di Santa Chiara continuano ad essere un faro spirituale e umano per l’intera comunità. Abbiamo incontrato la madre badessa, suor Aurora, e suor Cristiana, badessa emerita. Le loro parole raccontano non solo una storia di fede, ma una presenza sociale profondamente radicata nel territorio.

Una chiamata e una sfida

Era il 1935 quando quattro Clarisse del Monastero di San Quirico ad Assisi risposero all’appello di Mons. Gaetano Messina, biancavillese e futuro prevosto della Chiesa Madre, che le invitò a fondare una comunità nel piccolo paese etneo. Nessuna di loro conosceva il luogo, ma tutte partirono con coraggio.

I primi tempi furono tutt’altro che semplici. L’accoglienza iniziale, calorosa ma effimera, si spense presto: i pochi beni donati — quattro tavole con un saccone di crine usato come letto, due cuscini, quattro sedie e un vecchio tavolo con un lume a petrolio — furono ritirati il giorno seguente. Le sorelle rimasero con poco o nulla.

In preda allo sconforto, la fondatrice Chiara Fortunata si mise in viaggio verso Assisi, decisa ad abbandonare tutto. Ma un incontro inatteso cambiò il corso degli eventi. Durante una sosta, volle confessarsi con Padre Pio da Pietrelcina. Il frate, appena la intravide, uscì dal confessionale e le gridò: “Vigliacca! Torna a Biancavilla!”

Quelle parole furono una scossa spirituale potente. Da quel momento, un nuovo inizio. «Dio richiede solo la fede: al resto pensa Lui», ricordano oggi le sorelle, citando la frase che, da allora, guida la loro comunità.

Una presenza che attraversa il tempo

Negli anni Quaranta, i venti di guerra portarono con sé povertà e difficoltà. Eppure, la comunità visse una stagione di floridezza, grazie al numero crescente di vocazioni, che in pochi anni arrivarono a quaranta. In quel periodo, molti bussavano alla porta del monastero in cerca di aiuto: e nessuno restava fuori. La Provvidenza — raccontano — non ha mai fatto mancare il necessario, né alle monache, né a chi cercava conforto.

Terminata la guerra, cominciò la ricostruzione. Non solo di muri, ma soprattutto di anime ferite. Le sorelle si fecero vicine alle famiglie, alle madri, ai figli, offrendo sostegno morale e aiuto concreto.

Il lavoro non mancava: le Clarisse si specializzarono nel cucito e nel ricamo — racconta suor Cristiana — confezionando paramenti sacri e indumenti liturgici, che permisero loro di mantenersi.

Nel 1970, padre Gabriele Maria Allegra — oggi Beato — visitò il monastero, e nel 1973 vi tornò per una toccante conferenza sulla Sacra Scrittura. In segno di gratitudine, lasciò il suo cingolo, oggi custodito come una preziosa reliquia.

Oggi: clausura aperta alla comunità

Il Monastero di via San Placido, oggi, è molto più di un luogo di preghiera. È un centro spirituale aperto alla comunità, soprattutto in occasioni significative: ritiri, celebrazioni, esercizi spirituali per giovani, incontri tematici. Pur vivendo in clausura, le sorelle non sono isolate: la loro presenza si percepisce, si sente, si respira.

«La Chiesa è come un grande albero. Ogni ramo rappresenta una forma di vita suscitata dallo Spirito Santo. Il nostro è quello della povertà, dell’unità, della preghiera e della contemplazione», spiega suor Aurora.

Il carisma clariano — eredità di Santa Chiara d’Assisi — è una via di radicalità evangelica fatta di essenzialità, silenzio e ascolto. In un mondo frenetico, può sembrare lontano. Eppure, proprio per questo, è forse la risposta più autentica al nostro tempo. Quando si chiede come trasmettere oggi il messaggio francescano ai giovani, le sorelle non parlano di eventi o strategie, ma di ascolto autentico. «Dio ha un progetto d’amore su ogni giovane. Sta a noi fermarci e chiederci: Signore, cosa vuoi che io faccia?».

È una spiritualità dell’interiorità, che non chiede performance, ma presenza. Una chiamata alla libertà profonda. In un’epoca dove tutto grida, le Clarisse propongono un’alternativa silenziosa ma potente: il coraggio di fermarsi, ascoltare, cercare senso. In un mondo segnato da individualismo e frammentazione, la loro vita comunitaria, stabile, dedicata alla preghiera e al bene degli altri, rappresenta un modello controcorrente, ma profondamente umano.

A 90 anni dalla loro fondazione a Biancavilla, le Clarisse non celebrano se stesse. Celebrano una fedeltà: quella di Dio, che guida e sostiene. E lo fanno come sempre, senza clamore, dietro grate che non sono una barriera, ma una soglia. Una soglia da cui, da novant’anni, si irradia una luce nascosta, ma visibile. A chi sa vedere.

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