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Il piacere della lettura con flash mob e libri nei bar e nei pub del paese

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Tutti i partecipanti all’appuntamento di Villa delle Favare

Per la “Giornata mondiale del libro”, serie di appuntamenti a Biancavilla, su iniziativa del Centro studi “Luigi Sturzo”. Clou a Villa delle Favare con il flash mob book.

 

di Vittorio Fiorenza

Una manifestazione culturale che ha coinvolto gli alunni delle scuole media “Luigi Sturzo” e “Antonio Bruno” ed una trentina di locali di Biancavilla, tra pub, bar, pizzerie e ristoranti. Per la “Giornata mondiale del libro”, il Centro studi “luigi Sturzo” ha promosso caffè letterari, flash mob e appuntamenti, trasformando il paese in una sorta di grande biblioteca.

L’evento clou, a Villa delle Favare. Alunni, insegnati e genitori si sono dati appuntamento, portando ciascuno un libro per leggerne uno stralcio e concludere con lo slogan urlato: “I libri sono come la mente: funzionano solo se li apri”. A quest’iniziativa ha collaborato pure l’associazione “Ricominciare” di Catania.

Di mattina, poi, i bar hanno fatto trovare dei volumi, da leggere magari sorseggiando un caffè per colazione. Sarà così fino a giovedì della prossima settimana. Di sera, a spasso con un libro nei locali della movida biancavillese con “Girolibrando”.

Un programma stilato praticamente a costo zero che ha cercato di coinvolgere soprattutto i giovani nella promozione della passione per i libri e la lettura.

Ad aderire alle iniziative pure il deputato regionale biancavillese, Nino D’Asero: «È stata una iniziativa di rilevo – ha commentato – che contribuisce alla crescita culturale del territorio».

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Cultura

Un inno alla Sicilia: i versi di Tomasello “cantati” dall’Intelligenza Artificiale

“Figghiu di la terra mia”: il poeta contadino di Biancavilla, a 90 anni, sperimenta e regala nuove emozioni

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L’esperimento è semplice, il risultato sbalorditivo. Si prendano i versi di Giuseppe Tomasello, che esaltano la Sicilia e l’orgoglio di essere siciliani. Parole in dialetto, come buona parte della produzione del poeta contadino, biancavillese di 90 anni.

Sono quelle del componimento “Figghiu di la me terra”, vincitore, nel 1990, del primo premio nazionale di poesia per tutte le regioni d’Italia. Adesso si diano in prestito all’Intelligenza Artificiale, con una delle mille app a disposizione, ordinando di trasformarle in una canzone dal ritmo contemporaneo e dalle sonorità pop che esaltino il testo di Tomasello: “Sugnu sicilianu e mi ni vantu…”.

Pochi minuti di elaborazione ed ecco che l’IA, a parte qualche difetto di pronuncia, ha dato ulteriore valore e nuova vita a quello che può essere considerato un appassionato inno della Sicilia e dei siciliani. Nessuna voce umana, nessuno strumento musicale, nessuna sala di incisione: tutto creato dall’Intelligenza Artificiale.

Giuseppe Tomasello, don Puddu, alla sua età (il prossimo dicembre saranno 91) continua così a sperimentare e, grazie alla più avanzata tecnologia, a regalarci nuove emozioni.

Pochi giorni fa ha ricevuto il Premio Scanderbeg, voluto dalla presidenza del Consiglio Comunale di Biancavilla, per i meriti culturali derivanti da una vita dedicata alla poesia. Numerosi i componimenti, ma anche le commedie teatrali a sua firma. Di notevole interesse quelle in dialetto siciliano, in particolare incentrate sulla Sicilia e sul mondo contadino.

Figghiu di la me terra

Sugnu sicilianu e mi nni vantu,
‘e mali lingui non ci dugnu cuntu:
li sò biddizzi rari iù li cantu
e li sò belli stori li raccuntu:
Urlandu furiusu palatinu,
la storia di lu pupu sicilianu,
di lu carrettu sò, oru zicchinu,
fattu di ‘ntiliggenti artiggianu.
Dicu di Mungibeddu lu sbrannuri:
chiù lu talìu e chiù beddu mi pari,
di ddu pinnacchiu russu lu culuri
la vista ti rricna e fa ncantari.
St’ìsula, la criau lu Signuri,
vasata di lu suli e di lu mari:
cci desi di la vita li culuri,
tutta la luci ca la fa brillari.
Tutti l’aceddi vèninu a cantari!
Li farfalleddi a truvari li sciuri:
tròvinu l’armunia tutti pari,
lu veru postu ppi fari l’amuri.
Vèninu tutti ccà, li furasteri,
cci pàssinu, e ccà vonu ristari;
si scordinu li uài e li pinzeri
e tutti cci ulissiru tumari.
Mi sentu figghiu di ‘sta terra e cantu
e li mè noti li spagghiu a lu ventu,
ppi d’idda, amuri, mi nni sentu tantu:
vivu ppi chista ggioia e m’accuntentu.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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