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Nuovo comandante dei carabinieri «Mi metto al servizio dei cittadini»
Roberto Rapisarda, 48 anni, nominato alla guida della caserma di Biancavilla. Originario di Giarre, autore di libri e sensibile al volontariato e ai temi dell’immigrazione, il maresciallo ha incontrato i giornalisti del comprensorio.
di Vittorio Fiorenza
La stazione dei carabinieri di Biancavilla ha un nuovo comandante. Si tratta del maresciallo Roberto Rapisarda, 48 anni. Insediatosi formalmente lo scorso 30 marzo, Rapisarda ha già avuto modo di fare le sue uscite istituzionali in paese, in occasione delle processioni del Venerdì santo e della domenica di Pasqua.
«È un incarico di responsabilità –ha dichiarato Rapisarda in un incontro con i giornalisti del comprensorio– mi metto al servizio dei cittadini e della comunità per il rispetto della legge con massima disponibilità e buon senso».
Il nuovo comandante proviene dalla stazione dei carabinieri di Palagonia e a Biancavilla colma una sede vacante che, in via provvisoria, era stata guidata dal maresciallo Dario Troisi.
Originario di Giarre, laureato in Scienze dell’amministrazione con un master in filosofia e storia del diritto, Rapisarda è stato comandante di stazione a Casargo e Olginate (in provincia di Lecco), a Lampedusa, a Fiumefreddo e quindi a Palagonia.
Nel suo curriculum, anche l’esperienza in Sardegna come specialista di unità navale dell’Arma in navigazioni d’altura.
Nel 2006 ha partecipato alle operazioni “Antica Babilonia” 9 e 10 in Iraq.
Dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, è stato anche insignito del titolo di Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica Italiana.
Rapisarda vanta anche esperienze nel mondo del volontariato a favore dei bambini in Africa. Per tale motivo è stato in Guinea-Bissau, Kenya e Tanzania, anche attraverso l’associazione “Amici delle missioni – Sicilia”.
Tra le passioni, c’è quella della scrittura. Il maresciallo Rapisarda, infatti, è anche autore di due libri. Il primo, «Mbweni, il villaggio della gioia dove vivono gli agioletti neri”», è un diario del viaggio fatto in Tanzania. L’altro, “Vite anNegate”, è un romanzo sul fenomeno migratorio, ha vinto il premio letterario “Circe” di Messina, è stato presentato in tutta Italia ed adottato come libro di testo in diverse scuole.
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Ecco la “sala mortuaria” dell’ospedale di Biancavilla: una grave offesa alla dignità
Le condizioni ignobili di un luogo che dovrebbe accogliere con rispetto la persona deceduta e i loro familiari
Muri scrostati e mancanza di pulizia. Uno spazio ristrettissimo. Un ripiano rivestito di marmo (non in acciaio, come dovrebbe essere). Ripiano su cui sono evidenti, come nell’annesso lavandino, residui (organici?) che mostrano una mancanza di sanificazione minima. È qui che vengono appoggiate le salme. Un condizionatore d’aria, in alto sul muro, posto al di sopra di una piccola grata di ferro arrugginito.
È questa la camera mortuaria dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla. Ma sembra un ripostiglio, ricavato in una stanzetta di fronte al vecchio pronto soccorso del plesso di via Cristoforo Colombo. Una porta in legno, un catenaccio e una targa: “Sala mortuaria”. Biancavilla Oggi vi mostra come si presenta, nel video che qui pubblichiamo.
Il luogo – a due passi dalla direzione sanitaria – è un’offesa al decoro e alla dignità che bisognerebbe riservare ai pazienti deceduti in reparto. Salme collocate qui, in attesa della vestizione funebre, della sistemazione nella bara e della consegna ai familiari. Un’attesa durante la quale gli operatori delle pompe funebri sono costretti a muoversi in pochissimo spazio. I parenti del paziente deceduto possono soltanto stazionare fuori, all’aperto, dove si trovano alcuni vecchi sedili in plastica.
Un’indecenza, tra muffa e ruggine. Una realtà poco conosciuta della struttura ospedaliera di Biancavilla, ma che rappresenta una triste esperienza per i familiari che hanno dovuto affrontare il decesso di un proprio caro in ospedale. Riesce difficile comprendere come nella nuova struttura ospedaliera non sia stata prevista o non ancora realizzata una sala mortuaria degna ad ospitare la persona deceduta e ad accogliere i familiari. Una questione di civiltà e di umanità. È una pretesa eccessiva?
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