Cronaca
A fuoco magazzino “Sicil Sapori”: azienda e lavoratori in ginocchio




L’intervento dei vigili del fuoco nel magazzino dell’azienda di Piano Rinazze
Sei ore per domare le fiamme a Piano Rinazze. Nessuna certezza sull’origine dolosa dell’incendio, ma è una drammatica ed inquietante ipotesi non sottovalutata dai carabinieri. Tutto andato distrutto: danni milionari.
di Vittorio Fiorenza
Fiamme alte e un rogo che ha distrutto tutto. Il magazzino della “Sicil Sapori”, importante società biancavillese di lavorazione e commercializzazione di agrumi di Piano Rinazze, è stato completamente devastato da un incendio, divampato nella notte.
Non si ha al momento la certezza sull’origine dolosa del fuoco: le fiamme si sarebbero propagate da un punto escluso dalla visuale delle telecamere di videosorveglianza. Ma quella della mano criminale è senz’altro un’inquietante e drammatica ipotesi ben tenuta in considerazione dai carabinieri. Anzi, è la pista numero 1 battuta dai militari della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla, chiamati ad accurate indagini.
Certo è che i danni sono ingentissimi: una prima stima è di diverse centinaia di migliaia di euro, probabilmente ben superiore al milione di euro. Sono andati distrutti le strutture, i macchinari e la catena di lavorazione. In fumo le cassette di plastica e le pedane in legno per la sistemazione e spedizione degli agrumi.
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I vigili del fuoco che sono intervenuti hanno impiegato circa sei ore per domare le fiamme. Oltre alla squadra del distaccamento di Adrano, è stato necessario l’impiego dei colleghi di Paternò, la collaborazione della squadra di Maletto e l’arrivo di un’autobotte da Catania.
Un’azienda che da qualche anno accusava difficoltà e che adesso si ritrova a tutti gli effetti in ginocchio. Una delle più rappresentative di Biancavilla (costituita da cinque soci nel 1991) con rapporti commerciali in tutta Italia ma anche in Europa. Non solo arance, tra i prodotti trattati. Anche mandarini, fichidindia, pesche, pere, uva ed altri prodotti.
Oltre ai lavoratori direttamente impiegati, c’è da considerare il vasto indotto: alcune centinaia di padri di famiglia. Ecco perché, appresa stamattina la notizia, in tanti si sono visti sfumare la certezza occupazionale, visto che per rimettere in piedi il magazzino (esteso per 1500 metri quadrati su un’area complessiva di 15mila mq) ci vorranno investimenti milionari. Dettaglio che, con una crisi asfissiante ancora in corso, significa probabilmente scrivere in maniera definitiva la parola “fine” ad una storia aziendale di successo cominciata quasi 25 anni fa.
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Euroagrumi: «Intervenga il prefetto di Catania»
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Cronaca
Amianto, casalinga morta a 55 anni: chiesto risarcimento di 500mila euro
Causa contro il Comune ma è difficile provare responsabilità, il sindaco: «Ci sono gli indennizzi»


Non era mai accaduto da quando Biancavilla sa di convivere con la minaccia del minerale-killer: la fluoroedenite di monte Calvario, simile all’amianto, fonte di un inquinamento naturale che ha determinato decine di morti per tumore alla pleura. Ma adesso, al palazzo comunale, una famiglia che ha perso una persona cara a causa del mesotelioma chiede ora un risarcimento di 500mila euro.
Sono passati 26 anni dall’evidenza dei dati epidemiologici e 21 dalla scoperta e identificazione della fibra, riconosciuta a livello internazionale come “nuovo minerale” con proprietà altamente cancerogene. In tutti questi anni, nessuno aveva tentato una causa al Comune. Eppure, di morti per questa neoplasia che non lascia scampo, Biancavilla ne conta dal 1988 ad oggi circa 70, anche se la stima è che quelli reali siano almeno il doppio.
La causa civile al Tribunale di Catania
Tra questi, una donna di 55 anni, casalinga, deceduta nel 2012. Sono stati il marito e due figli ad avviare il procedimento alla sezione civile del Tribunale di Catania, adducendo una responsabilità con culpa in omittendo. Si punta il dito sul Comune per presunte omissioni nell’obbligo di tutelare la salute pubblica, soprattutto dopo che cause ed effetti dell’incidenza eccessiva di mesotelioma a Biancavilla sono stati ampiamente documentati dalla letteratura scientifica.
Una causa legittima, ma dal verdetto non così scontato per la famiglia biancavillese. La mobilitazione istituzionale, a partire dal 1997, per affrontare la problematica, non è mai mancata. Tenendo conto, poi, del lunghissimo periodo di incubazione tipico di questa patologia tumorale, i decessi finora avvenuti sono da considerare conseguenze di un’esposizione al rischio cominciata ben prima della fine degli anni ’90, quando il paese ha preso coscienza dell’esistenza del minerale-killer. Ad ogni modo, l’esito della causa civile dovrebbe arrivare il prossimo ottobre.
Aperta la strada dell’indennizzo una tantum
Se la strada dei risarcimenti si presume dallo sbocco incerto, quella da percorrere per vittime e famigliari delle vittime riguarda gli indennizzi. Fino a pochi anni fa anche questa possibilità – riservata solo a lavoratori esposti al rischio amianto – era impensabile da applicare alla realtà di Biancavilla. Ma interventi parlamentari e ministeriali hanno riconosciuto l’unicità del caso Biancavilla. Un cambio di rotta possibile anche dopo che la fluoroedenite è stata riconosciuta cancerogena dall’International Agency for Research on Cancer, riunita a Lione con 21 esperti di 10 paesi europei.
«Si sta lavorando – conferma a Biancavilla Oggi il sindaco Antonio Bonanno – agli indennizzi ai familiari delle vittime dell’esposizione ambientale. Vittime che per la prima volta vengono equiparate a coloro che si sono ammalati per esposizione lavorativa». Per queste ragioni, «ci stiamo interfacciando con l’Animil», l’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro.
«È stato possibile – sottolinea il primo cittadino – aumentare i fondi nell’ultima finanziaria. Nel decreto Milleproroghe sono state facilitate, inoltre, le procedure per ottenere un indennizzo una tantum, quantificato in 15mila euro, la cui erogazione compete all’Inail».
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