Storie
“Ballando con le stelle”, la bella storia di Giusy Versace e Antonio Magra

C’è un pezzo di Biancavilla nei giornali di gossip che in questi giorni stanno raccontando la bella storia di Giusy Versace, una delle protagoniste di “Ballando con le stelle”, trasmissione di Rai Uno condotta da Milly Carlucci. Il fidanzato di Giusy, Antonio Magra, infatti, è di Biancavilla ed è stato già fotografato dalle riviste che si occupano di gossip e di tv.
Durante una delle ultime puntate del programma campione di ascolti, Giusy, 37 anni, campionessa paralimpica, ha perso una delle due protesi che ha alle gambe. Un momento che non è passato inosservato e che ha messo in evidenza la sua umanità e la dolcezza del suo partner di ballo, Raimondo Todaro, protettivo e affettuoso nei suoi confronti.
Ma nella vita di tutti i giorni, c’è un altro uomo a sostenerla, il suo fidanzato, sempre al suo fianco, presente anche dietro le quinte del programma, come mostrano le foto pubblicate dal settimanale DiPiù. Giusy e Antonio stanno insieme dal 2007.
Antonio, a Biancavilla, è noto per essere «un bravo ragazzo» ed avere avuto ruoli pubblici, in qualità di presidente dell’associazione di disabili “Insieme”, nonché assessore alla Solidarietà sociale, ai tempi dell’amministrazione Manna. I due si sono conosciuti in un centro di riabilitazione per disabili. Anche Antonio, infatti, ha una gamba amputata a causa di un brutto incidente verificatosi in campagna quand’era piccolo.
La stessa Giusy, nel suo libro biografico, ha raccontato cosa è successo al compagno: «Era nei campi con il padre, quando la sua gamba fu tranciata dalla motozappa sulla quale si trovava». L’uomo è poi diventato pure lui un campione sportivo: «Lancia il peso, il disco, e corre i cento metri», ha rivelato sempre la Versace. E insieme, tra impegni sportivi e “Ballando con le stelle”, stanno vivendo una bellissima storia d’amore.
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Storie
Vent’anni senza Placido Stissi, il figlio Giuseppe: «Onorati di un papà così»
A “Biancavilla Oggi” il ricordo commosso: «Non ci ha visto crescere, ma siamo certi che veglia su di noi»

Vent’anni fa la morte di Placido Stissi. Il suo ricordo è intatto. Il suo gesto resta una testimonianza del suo altruismo. Dipendente della Provincia di Catania e stretto collaboratore del presidente Nello Musumeci e poi di Raffaele Lombardo, Stissi stava andando al lavoro. In un punto della tangenziale di Catania, sotto la pioggia battente, accostò e fermò la sua macchina. Lo fece per prestare aiuto ad un giovane automobilista rimasto in panne nella corsia opposta. Mentre attraversa la carreggiata, però, un veicolo lo travolse. Morì a 41 anni, lasciando la moglie Anna Maria e i tre figli, ancora minorenni: Giuseppe, Gessica e Denis.
Il ricordo del suo primogenito è intriso di affetto e orgoglio. «Sono passati 20 lunghi anni, mi fa onore, ci rende onorati che – dice Giuseppe a Biancavilla Oggi – dopo tutto questo tempo ancora la gente ricordi il gesto eroico che mio padre ha fatto. Non ha riflettuto più di una volta a scendere dalla propria auto e a soccorrere quel ragazzo rimasto in panne e con l’auto capovolta. Non ha pensato alle conseguenze che potevano succedere in quella fatidica giornata piovosa. Come poi effettivamente accaduto, lasciando noi figli piccoli e mia mamma».
Chi ha conosciuto Placido, a Biancavilla, può confermare che le parole del figlio descrivano esattamente quei modi di sincera disponibilità nei confronti di chiunque.
«Mio papà era fatto così. Sempre premuroso. Sempre cordiale e generoso con tutti. L’amico degli amici. Sempre pronto ad aiutare tutti. Un angelo volato in cielo troppo giovane e troppo presto. Oggi è raro fare e ricevere gesti del genere. Soprattutto noi giovani – sottolinea Giuseppe – dovremmo prendere esempio da questi ormai rari gesti di altruismo verso il prossimo. Non si pensa altro che all’invidia e alla cattiveria, invece dovremmo trovare il modo per riportare i bei gesti di solidarietà. Non dovremmo dimenticare che potremmo avere bisogno, anche noi, di un semplice aiuto, una carezza, una mano che ci venga posta sulla spalla o essere ascoltati».
«Noi figli – conclude Giuseppe – siamo veramente onorati di avere avuto un padre così. Mia mamma lo è del marito che ha avuto. Certo, il dolore resta, come il rammarico che ci abbia lasciati così presto senza vederci crescere ed essere al nostro fianco. Ma siamo sicuri che ci veglia da lassù e guida i suoi nipoti nella migliore strada».
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