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Petrolio e rifiuti tra gli agrumeti, così scatta la ribellione “no-triv”

 

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Agricoltori e ambientalisti: «Ci siamo rotti i c… è in atto un assalto al territorio». Manovre tra Biancavilla e Centuripe. Sindaci distratti, silenziosi o compiacenti.

 

di Vittorio Fiorenza

Ancora si è nella fase dei “sondaggi” del sottosuolo: scavi di terreno per capire se vi siano “bolle” di gas o giacimenti di petrolio da potere estrarre. In contrada Mandarano, in territorio di Centuripe, le strutture sono montate ormai da alcuni mesi e sono visibili pure da Adrano e Biancavilla. Sì, proprio qui, in questa porzione della Valle del Simeto, cuore dell’agricoltura d’eccellenza conosciuta in tutta Europa, c’è chi cerca il “Texas”.

Il via libera a sondare la presenza di idrocarburi è di diversi anni fa, ma adesso che le società autorizzate cominciano a perforare il suolo tra rigogliosi agrumeti, le preoccupazioni si fanno vive. Per quest’area il permesso accordato a Enimed ed Edison è denominato “Biancavilla 1” e riguarda 7400 ettari ricadenti tra Adrano, Santa Maria di Licodia, Ragalna, Regalbuto e, appunto, Biancavilla e Centuripe. Uno “spicchio” di Sicilia, di qua e al di là del fiume, a cavallo tra le province di Catania ed Enna. Distese verdi da bucherellare per cercare l’oro nero, come Biancavilla Oggi aveva segnalato per prima già sei mesi fa.

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Ma Piano Rinazze non è il Texas: «No a trivelle per gas e petrolio»

Già, proprio qui che dieci comuni si sono riuniti per un patto di visione strategica di sviluppo con il coinvolgimento di Università, enti, imprenditori e una sessantina di associazioni. Silvana Ranza è il presidente del presidio partecipativo del “Patto di fiume Simeto”: «Sono sconcertata e amareggiata per una politica ottusa, assurda e contraddittoria. Sembra che Regione e sindaci dimentichino che nel 2015 sia stato stipulato quel patto su rispetto ambientale, inclusione sociale e legalità. Un piano di sviluppo sostenibile da radicare in questo territorio, mettendo al primo posto l’agricoltura d’eccellenza, nella quale tanti imprenditori con sacrificio stanno credendo. Se in questo contesto, però, mettiamo una piattaforma con trivelle, mandiamo tutto all’aria».

Quelle del “presidio” non sono intenzioni astratte. Affatto. Da quel “patto”, il ministero dello Sviluppo economico e la Regione hanno individuato Adrano, Biancavilla e Centuripe per la sperimentazione della “Strategia Nazionale Aree Interne”. Fuori dal burocratese, una vagonata di risorse (si parla di 36 milioni di euro) per sviluppo locale, infrastrutture, sanità e scuole. Già definito il Piano strategico, così come i progetti esecutivi.

«E dopo tutto questo lavoro dobbiamo vedere le trivelle, ecco perché siamo arrabbiatissimi –si agita Turi Maurici del Bio Distretto Valle del Simeto– una volta per tutte bisogna capire che l’agricoltura di qualità e gli insediamenti industriali di questo tipo sono incompatibili. Ci siamo rotti i c… Vale per la Regione e per i nostri sindaci. In questa area, che ha vincoli di tutela ambientale, vengono riconosciuti i marchi di qualità Dop e Igp e poi la stessa Regione autorizza trivelle ed inceneritori. Ma dai, così ci imbrogliano».

Ecco, pure gli inceneritori. In zona Rinazze di Biancavilla, a meno di 10 minuti dalla contrada di Centuripe in cui si cerca il petrolio, sono previsti due mega impianti di trattamento di rifiuti (da conferire da buona parte della Sicilia orientale) su progetti delle società Greenex e Ch4 Energy allo scopo di produrre biometano. Uno di questi prevede un sistema a multicombustione: quanto basta per fare scattare l’allarme.

«Inceneritori e trivelle nel giro di pochissimi chilometri in un territorio a forte vocazione agricola significa –sottolinea Piero Ranno, presidente del comitato di agricoltori e commercianti– decretare la fine dell’economia verde di successo di questa porzione di Sicilia nel silenzio complice della politica. È un’aggressione, uno stravolgimento. Petrolio e rifiuti non possono convivere con arance, fichidindia, olive che da qui esportiamo nel resto d’Italia e in Europa».

Eppure i sindaci si mostrano distratti, timidi o compiacenti, pensando forse alle promesse di royalties o presunti benefici per le casse comunali.

«Finito il sogno di una Green Valley per la zona Simeto-Etna? Vedremo… Per ora –viene sottolineato dall’Irssat, organizzazione no-profit di ricerca ambientale– stiamo facendo una raccolta di esperienze da diversi luoghi d’Italia dove da decenni si effettuano prelievi dal sottosuolo, per discutere insieme delle loro condizioni e del “benessere” generato dalle royalties rapportati ai disagi che ne sono derivati per la popolazione».

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Salvo Pogliese: «Trivelle e impianti dei rifiuti? Una follia»

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

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1 Commento

1 Commento

  1. Alba

    23 Novembre 2017 at 6:47

    I sindaci ??? Compiacenti….la regione compiacente naturalmente…in zona mandarano dove io ho un pezzo di terreno con degli ulivi assisto al rumore della trivella….ma non ho mai visto un vigile, qualcuno del comune…carabinieri….tutto questo è in regola??

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Bonifica anti-amianto, nuovo inghippo: interdittiva antimafia ad un’impresa

Il parco verde di monte Calvario rischia di imbrigliarsi in un reticolato di ricorsi e sospensive

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© Foto Biancavilla Oggi

Ancora un diversivo nell’iter della bonifica dell’area di monte Calvario a Biancavilla. Il taglio del nastro risale al febbraio 2023, eppure gli interventi di risanamento e creazione di un parco urbano – al di là del monitoraggio ambientale preliminare già ultimato – attendono di essere avviati.

Adesso – come è in grado di raccontare Biancavilla Oggi – l’ultimo intoppo riguarda un provvedimento di interdittiva antimafia nei confronti di una delle società interessata all’appalto. La “Gentile Ambiente spa” con sede a Casoria, infatti, è stata raggiunta da un’informativa antimafia ostativa da parte della Prefettura di Napoli. Un provvedimento già caricato e visibile nella Banca dati nazionale Antimafia.

L’importo complessivo degli interventi è di circa 17 milioni di euro, frutto di un accordo quadro – siglato nell’ottobre del 2020 – tra Regione Sicilia e ministero dell’Ambiente sulle bonifiche dei grandi siti inquinati, su progetto redatto dall’Ufficio tecnico comunale. Oltre alla “Gentile Ambiente”, nell’associazione temporanea di imprese c’è la Rem (si era sfilata una terza impresa, la Lab. Studio Chimico Ambientale).

La novità dell’interdittiva antimafia per una delle imprese è subito balzata agli occhi dei funzionari del Comune di Biancavilla. Interpellato da Biancavilla Oggi, il sindaco Antonio Bonanno fa sapere che «l’amministrazione comunale si è già attivata per avviare le procedura di esclusione della ditta dai lavori».

Semplice a dirlo, più tortuoso il percorso che potrebbe essere tracciato dagli eventi. Il rischio concreto è che l’appalto venga messo in secondo piano rispetto a carte bollate, ricorsi e sospensive, pregiudicando l’effettivo avvio e svolgimento della bonifica. Che il progetto del polmone verde di monte Calvario resti sulla carta, imbrigliato nei reticolati della giustizia amministrativa, è uno scenario possibile.

Le contromosse dell’impresa

D’altra parte, la “Gentile Ambiente” ha immediatamente attivato tutte le azioni giurisdizionali necessarie a fronteggiare gli effetti di una misura che considera illegittima.

A farlo sapere sono il presidente del Consiglio di Amministrazione della società, Giovanni Gentile, e l’avv. Lorenzo Lentini. L’impresa napoletana ha presentato già ricorso con istanza di sospensione cautelare presso il Tar della Campania «contestando il difetto assoluto del presupposto e la non idoneità dei fatti segnalati». Il Tar discuterà nella Camera di Consiglio prevista per il 17 aprile.

Altra istanza è stata presentata al Tribunale di Napoli – Servizio Misure di Prevenzione per la nomina di un controllore giudiziario «che a fronte della terzietà della società rispetto a contesti di tipo mafioso, consenta la prosecuzione vigilata dell’attività di impresa».

«L’altra ditta proceda nei lavori»

Se l’intento dell’impresa è quello di invitare la stazione appaltante a «soprassedere da qualsiasi provvedimento pregiudizievole di carattere definitivo», a Biancavilla si guarda avanti, puntando ad escludere la ditta napoletana.

«È stata effettuata – ci dice il sindaco Bonanno – una sorta di verifica preliminare nei confronti della mandataria (la Rem, ndr) per capire se questa ha tutti i requisiti per procedere nei lavori senza l’altra. Riteniamo che questo sia possibile. Certo, un’interdittiva antimafia che arriva dopo due anni è un’anomalia per i lavori pubblici e non è normale che arrivi ad appalto già assegnato».

L’appalto per la bonifica di monte Calvario riguarda la messa in sicurezza dell’intera area (dagli agli ’50 e fino al 1998 luogo di estrazione e produzione di materiale destinato all’edilizia). L’opera finale è la realizzazione di un parco verde. Alla base dei lavori, l’incapsulamento delle fibre di fluoroedenite (minerale naturale assimilabile all’amianto) che qui si trovano sotto forma di venature nelle rocce laviche. Fibre diffuse in tutto il paese e nelle sue costruzioni edili, tali da avere provocato decine di morti per mesotelioma pleurico.

La lievitazione dei costi

Un precedente intoppo, dopo l’assegnazione dell’appalto, si era verificato quando l’impresa Rem aveva avanzato la richiesta di una serie di aggiornamenti, a partire dai costi dei materiali che nel frattempo sono aumentati.

Tutte questioni che hanno portato l’impresa e il Comune davanti al Collegio Consultivo Tecnico (presieduto dal prof. Antonio Saitta).

L’organismo si è espresso a febbraio in modo favorevole alla linea del Comune, che aveva sollecitato l’impresa a procedere nei lavori. Adesso, però, la vicenda che riguarda la “Gentile Ambiente” appare parecchio più complessa e delicata.

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