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Cultura

Davide nella Biancavilla del ’68, nuova fatica letteraria di Anna Stissi

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Una descrizione minuziosa del paese di Biancavilla, dalla chiesa madre al quadro della Madonna dell’Elemosina, dalle feste patronali alle vie del paese. Questa la cornice dell’ultimo libro, dal titolo “Fior di Zagara”, della scrittrice biancavillese Anna Stissi.

Un libro edito da “Youcanprint”, l’ultimo dopo il “Meraviglioso regno di Orion” del 2004, “Angeli spezzati” del 2011, “Figli dell’Eden” del 2012, che l’autrice ha voluto dedicare al padre, ai tempi passati, al paese di Biancavilla e alla sua gente.

Un racconto ambientato nel ‘68, periodo della ribellione e delle proteste, quando il sesso e l’amore venivano cantati come leva da utilizzare per cambiare il mondo e gli uomini.

Il protagonista, il giovane Davide, si ritrova a vivere anch’egli inquieto e in cerca di risposte esistenziali. Viene mandato dal padre in Sicilia da uno zio prete.

L’incontro con Benedetta, figlia di un suo cugino, innesca una strana situazione: minacce, aggressioni e misteri. Ma il loro amore verrà messo a dura prova da molte persone che vorranno dividerli.

Una storia inizialmente lenta che nella seconda parte lascia il posto a un ritmo incalzante dal finale a sorpresa con una carica emotiva non indifferente.

“Fiori di Zagara” già nel 2007 ha partecipato al premio “Laboratorio delle Arti” di Milano per la poesia, narrativa e la saggistica, ottenendo un riscontro positivo da parte dell’organizzatore dell’evento, Domenico Cara, saggista, studioso d’arte e di letteratura, poeta, editore, giornalista pubblicista.

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Cultura

Il maestro di fotografia Giuseppe Leone e il prezioso “lascito” per Biancavilla

La scomparsa all’età di 88 anni, il ricordo dell’ex assessore alla Cultura nella Giunta Manna

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È scomparso a Ragusa, all’età di 88 anni Giuseppe Leone, uno degli ultimi grandi interpreti della fotografia in Sicilia. Una figura originale di fotoreporter che ha raccontato l’Isola, il suo paesaggio, il mondo contadino, la condizione della donna ma anche la cultura: era amico di Leonardo Sciascia, Vincenzo Consolo, Gesualdo Bufalino. Nel 1997 dedicò diversi scatti anche a Biancavilla, su invito dell’allora assessore alla Cultura per la realizzazione del calendario del Comune. Oggi quella pubblicazione cartacea ha valore di opera d’arte. Di seguito, per Biancavilla Oggi, il ricordo di Nino Longo.

Al tempo in cui ero assessore alla Cultura della prima sindacatura di Pietro Manna, seguivo con una certa passione delle riviste di fotografia come “Reflex Progresso fotografico” e “Zoom “. In esse avevo letto un servizio su Giuseppe Leone e di una sua pubblicazione sull’architettura barocca nella Sicilia sudorientale. Avendo progettato di realizzare un Calendario sui Beni Culturali nel nostro Comune, mi venne l’idea di contattare il nostro famoso fotografo per proporgli il lavoro.

L’Ufficio riuscì a contattarlo e gli demmo un appuntamento. Lui venne e si mise a disposizione, mettendo alcune condizioni. Non ricordo la sua richiesta   in ordine al suo onorario, ma esso non fu particolarmente oneroso. Le condizioni da lui poste furono che le foto fossero in bianco e nero e che la scelta dei soggetti fotografici fosse solo sua e non sulla base delle richieste dell’Amministrazione. Lui poi venne a Biancavilla e andò in giro da solo, anche di notte.

La sua attenzione fu posta su diversi angoli del paese e soprattutto sulla “materia” della pietra lavica, su scorci architettonici e su semplici personaggi che si trovavano a passare casualmente o sostavano in certi angoli. Oltre alla “materia” il suo “occhio fotografico” si soffermava sugli effetti del chiaro/scuro e sulla “semplicità” dei soggetti umani.

Così noi scoprimmo il particolare effetto di certe immagini che avevamo sotto gli occhi ma che non avevamo “veramente visto”. Ed ecco il signor Torrisi sotto l’arco di San Giusippuzzu, le devote davanti “u Tareddu” di via Mongibello, il monello davanti all’arco di via Brescia, i confrati all’accompagnamento funebre, il suonatore di ciaramella. Ma anche in lontananza la chiesetta dell’eremo di Badalato, con l’enorme mole dell’Etna, i vecchi mulini ad acqua di Rollo, il basolato di via Innessa, di via Tutte Grazie, via preside Caruso, il portale della chiesa di Sant’Orsola.

Ne è venuta fuori una città antica ma vissuta, i cui personaggi si inserivano nell’insieme dei paesaggi, con i manufatti in evidenza. La vita vera, non retorica, non celebrativa. I nostri “monumenti” importanti messi da parte.

Il calendario è piaciuto a tutti; è andato anche all’estero. Qualche foto è stata esposta anche a New York, mi dicono. Molti cittadini, nel tempo, hanno riproposto alcune immagini, senza neanche sapere che erano parte di un calendario del comune di Biancavilla del 1997.

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