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Cronaca

Morì durante la fase di anestesia, i genitori di Riccardo: «Giustizia»

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Prima udienza davanti al Gup per la morte, all’ospedale Maggiore di Cremona, del 20enne di origini biancavillesi. L’anestesista avrebbe commesso un errore fatale nella fase di intubazione. I familiari si sono costituiti parte civile.

di Vittorio Fiorenza

«Lo strazio e la pena sono indicibili. Siamo ansiosi di finire questo processo e il nostro pensiero è sempre là, al 23 luglio del 2013. Noi, Riccardo, avremmo voluto vederlo uscire vivo da quella sala operatoria».

A margine dell’udienza preliminare per omicidio colposo, parlano i genitori di Riccardo Sapienza, il 20enne morto a Cremona (dove da anni risiede tutta la famiglia di origine biancavillese), durante le fasi di preparazione di un intervento di pneumotorace all’ospedale Maggiore. Un intervento di routine, che il giovane aveva deciso di effettuare per eliminare un fastidio che aveva da alcuni mesi. Invece, dalla sala operatoria è uscito morto. Qualcosa è andato storto ancor prima di cominciare l’intervento vero e proprio. Ad essere accusato di omicidio colposo è l’anestesista Valerio Schinetti.

Secondo il pubblico ministero Fabio Saponara, il medico avrebbe compiuto un errore fatale, provocando una grave lesione a Riccardo, nel momento in cui lo ha intubato. E il paziente sarebbe morto poi per arresto cardiaco. Accuse di negligenza ed imperizia che il legale del medico, però, ha sempre respinto.

Dopo due anni di indagini, si è arrivati alla prima udienza davanti al Gup, durante la quale mamma Annalisa e papà Salvatore, assieme agli altri due figli, Emanuela e Leonardo, si sono costituiti parte civile.

«Un ragazzo solare», viene descritto Riccardo. Amava il calcio, giocava nella squadra locale del Torrazzo. Aveva un fisico di ferro e non aveva sofferto di particolari problemi di salute, tranne delle fitte alla schiena, forse conseguenza di un tuffo nel fiume Trebbia.

Mamma Annalisa e papà Salvatore, autista all’Atm di Milano, non si danno pace e chiedono giustizia. «Lo abbiamo salutato mentre stava benissimo. Era tranquillo, lo eravamo anche noi. Con l’operazione –avevano detto al quotidiano “La Provincia di Cremona”– voleva togliersi il pensiero anche perché, a novembre, avrebbe sostenuto un provino per una squadra di calcio francese. Il pallone era tutto per lui. Chi ha responsabilità deve pagare».

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Cronaca

Arrestato un biancavillese in Sardegna: sul suo camion 70 kg di marijuana

Circa 100 buste sottovuoto: se immessa sul mecato, la sostanza avrebbe fruttato oltre 100mila euro

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Un insospettabile. Forse proprio per questo è stato individuato per effettuare un servizio di corriere della droga, con il proprio autoarticolato. Ma non è sfuggito ai “radar” della Guardia di finanza, insospettivi dal suo atteggiamento nervoso.

Un 38enne di Biancavilla è stato fermato al porto “Isola Bianca” di Olbia, in Sardegna. Era in procinto di imbarcarsi sulla motonave diretta a Civitavecchia e Livorno.

Sul suo camion, carico di mobilio usato, le Fiamme gialle, con l’ausilio dei cani antidroga, hanno scoperto un grosso quantitativo di sostanza stupefacente: quasi 70 kg di marijuana. Erano contenuti in oltre 100 buste sottovuoto termosaldate, nascoste in alcuni divani da bar. Se immessa sul mercato, la droga avrebbe fruttato oltre 100mila euro.

I militari hanno, quindi, sequestrato la droga ed arrestato l’autotrasportatore per traffico di stupefacenti, per poi condurlo nel carcere di Nuchis.

A Biancavilla, l’uomo si era fatto “conoscere” per una vicenda privata che ha portato i carabinieri a denunciarlo per incendio doloso. Ma mai era stato “catalogato” a fatti o dinamiche di criminalità organizzata. L’episodio avvenuto in Sardegna ora è al vaglio degli inquirenti per ulteriori approfondimenti, nel tentativo di risalire ai committenti e alla destinazione del quantitativo di droga.

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