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Cultura

La scrittura come valvola di sfogo: sentimenti e fantasia di Anna Stissi

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di Maria Francesca Greco

Una «valvola di sfogo per evadere dai problemi di ogni giorno». Così la scrittrice Anna Stissi definisce la sua passione per la scrittura. Biancavillese, classe ’57, moglie e madre di cinque figlie, amante della narrativa sin dall’età di 15 anni, ma anche del fantasy, della poesia, delle commedie e delle sceneggiature.

Una passione, quella di Anna Stissi, per la scrittura scaturita dalla lettura di “Piccole donne”, il romanzo di Louisa May Alcott: ad attirare la sua attenzione proprio il personaggio ribelle di Jo.

Il suo esordio risale al 2000 con “Il meraviglioso regno di Orion”, giunto finalista al concorso “Laboratorio delle arti” di Milano. Un racconto fantasy di un mondo meraviglioso fatto di magia, avventura, amore, dove l’obiettivo principale è quello di sconfiggere il male e liberare il regno dagli incantesimi di Hascir.

Il 2011 è la volta di “Angeli spezzati” pubblicato dal Comune di Biancavilla. Un racconto narrativo, tratto da una storia vera, ambientato in Sicilia, ma senza una collocazione precisa. La famiglia e l’amore per essa sono i temi principali, insieme al dolore che è il filo conduttore di tutto il racconto gestito in maniera diverso dai personaggi femminili.

Il 2012 è l’anno del libro “Figli dell’Eden”, un romanzo che racchiude tutte le problematiche dei giorni nostri: dalla prostituzione alla delinquenza, dalle sostanze stupefacenti alle organizzazioni criminali, viste sotto gli occhi di due personaggi, Alex e Angelica. Due vite, due storie parallele che si incontrano in un’unica storia. Alex, un barbone alcolizzato che vive per le strade della capitale, l’incontro con una prostituta ed uno strano personaggio daranno una svolta alla sua vita. Angelica, un chirurgo in carriera, vive del ricordo dell’uomo che amava, tra l’ospedale e la figlia, l’incontro con un vecchio amico poliziotto l’aiuterà a ritrovare il gusto della vita. Sullo sfondo un’organizzazione criminale internazionale denominata “la vela nera”. Un mix di amore, passioni, corruzione, un intreccio intrigante e mozzafiato. Il romanzo “Figli dell’Eden” è stato selezionato al concorso letterario “Casa Sanremo Writers”, edizione 2014, la competizione nazionale nel salotto di Casa Sanremo.

Una scrittura evasiva, quella della scrittrice biancavillese, dai toni spesso misteriosi, dai colori più disparati, una passione per la scrittura colma di sentimenti e stati d’animo dallo sfondo, a volte reale altre fantastico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Cultura

Il maestro di fotografia Giuseppe Leone e il prezioso “lascito” per Biancavilla

La scomparsa all’età di 88 anni, il ricordo dell’ex assessore alla Cultura nella Giunta Manna

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È scomparso a Ragusa, all’età di 88 anni Giuseppe Leone, uno degli ultimi grandi interpreti della fotografia in Sicilia. Una figura originale di fotoreporter che ha raccontato l’Isola, il suo paesaggio, il mondo contadino, la condizione della donna ma anche la cultura: era amico di Leonardo Sciascia, Vincenzo Consolo, Gesualdo Bufalino. Nel 1997 dedicò diversi scatti anche a Biancavilla, su invito dell’allora assessore alla Cultura per la realizzazione del calendario del Comune. Oggi quella pubblicazione cartacea ha valore di opera d’arte. Di seguito, per Biancavilla Oggi, il ricordo di Nino Longo.

Al tempo in cui ero assessore alla Cultura della prima sindacatura di Pietro Manna, seguivo con una certa passione delle riviste di fotografia come “Reflex Progresso fotografico” e “Zoom “. In esse avevo letto un servizio su Giuseppe Leone e di una sua pubblicazione sull’architettura barocca nella Sicilia sudorientale. Avendo progettato di realizzare un Calendario sui Beni Culturali nel nostro Comune, mi venne l’idea di contattare il nostro famoso fotografo per proporgli il lavoro.

L’Ufficio riuscì a contattarlo e gli demmo un appuntamento. Lui venne e si mise a disposizione, mettendo alcune condizioni. Non ricordo la sua richiesta   in ordine al suo onorario, ma esso non fu particolarmente oneroso. Le condizioni da lui poste furono che le foto fossero in bianco e nero e che la scelta dei soggetti fotografici fosse solo sua e non sulla base delle richieste dell’Amministrazione. Lui poi venne a Biancavilla e andò in giro da solo, anche di notte.

La sua attenzione fu posta su diversi angoli del paese e soprattutto sulla “materia” della pietra lavica, su scorci architettonici e su semplici personaggi che si trovavano a passare casualmente o sostavano in certi angoli. Oltre alla “materia” il suo “occhio fotografico” si soffermava sugli effetti del chiaro/scuro e sulla “semplicità” dei soggetti umani.

Così noi scoprimmo il particolare effetto di certe immagini che avevamo sotto gli occhi ma che non avevamo “veramente visto”. Ed ecco il signor Torrisi sotto l’arco di San Giusippuzzu, le devote davanti “u Tareddu” di via Mongibello, il monello davanti all’arco di via Brescia, i confrati all’accompagnamento funebre, il suonatore di ciaramella. Ma anche in lontananza la chiesetta dell’eremo di Badalato, con l’enorme mole dell’Etna, i vecchi mulini ad acqua di Rollo, il basolato di via Innessa, di via Tutte Grazie, via preside Caruso, il portale della chiesa di Sant’Orsola.

Ne è venuta fuori una città antica ma vissuta, i cui personaggi si inserivano nell’insieme dei paesaggi, con i manufatti in evidenza. La vita vera, non retorica, non celebrativa. I nostri “monumenti” importanti messi da parte.

Il calendario è piaciuto a tutti; è andato anche all’estero. Qualche foto è stata esposta anche a New York, mi dicono. Molti cittadini, nel tempo, hanno riproposto alcune immagini, senza neanche sapere che erano parte di un calendario del comune di Biancavilla del 1997.

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